venerdì 28 giugno 2019

Il cuore che vola





A volte il mondo, l’inciampare delle cose e dei miei piedi, paiono schiacciare anche me.
Allora lascio uscire il bimbo che ho dentro e, accanto a lui, quel “passeggero oscuro” che non mi abbandona mai.
Insieme, un poco fratelli e un poco coltelli, sanno mostrarmi la via nuova da intraprendere. Senza bisogno di ripari, di erigere fortezze e nemmeno senza bisogno di lanciarmi, scoperto, contro avversari corazzati e invincibili.
Con quest’animo quieto, alle prese con una svolta radicale, sono seduto al tavolo per la nostra
“Cena sociale 2019”

Che ogni buon gruppo che sia davvero tale e non solo un “Corso”, ha i suoi riti, le sue occasioni di incontro cercate, proposte, costruite.

Questa volta siamo in un ampio locale, il Gecko 23, situato tra lo sfarzo modaiolo ed artistico della Fondazione Prada e l’anonimo consolato cinese a gustarci l’Happy Hour, l’appuntamento milanese che ormai è diventato abitudine tra le nuove e meno nuove (!!) generazioni.

Le chiacchiere convergono rapidamente sulla svolta, di sostanza e formale, che ci attende nella prossima stagione.
Peccato che la prima riga, la prima frase, con cui ho aperto la mail indirizzata agli allievi: “La Scuola, intesa come luogo di “Formazione” condivisa e compartecipata dentro e fuori dai corsi è, lentamente, venuta a mancare” non abbia colpito, non abbia aperto il giusto indirizzo delle riflessioni.
Che l’avrò mai messa a fare al posto d’onore?
Allora spiego che alla cooperativa sociale mangi tanto e bene spendendo poco, meno di quel che il mercato chiede, e, per contro, dai una mano a sparecchiare, a pulire i tavoli, quando serve aiuti in cucina o fai tu la spesa, magari fai il cameriere o il “Maitre” nelle occasioni speciali, poi ne parli bene con gli amici, li spingi a provare con te quel gran buon cibo e quell’ambiente “mutualistico” che a te fa tanto bene, che è una risorsa contro le brutture e le storture di quel che ora è in voga in cucina. E ti si dà la possibilità di essere presente, di contribuire con il tuo cuore e le tue mani, quando la cooperativa sociale scende in piazza o nelle feste, tra le persone disagiate o semplicemente tra le persone semplici, che le cose popolari, quelle di “sinistra”, è buona cosa non solo parlarne ma anche farle,
Poi, piano piano, con gli anni, gli avventori, i soci, si diradano, nessuno o quasi dà più “una mano”: Gli impegni di famiglia, la gita al mare, le ore di straordinario al lavoro, il viaggio, gli amici… vieni ancora a mangiare: ti siedi, gusti cibo e bere, e te ne vai pagando il modesto conto, quando ti ricordi, altrimenti pure tocca ricordartelo, rincorrerti.
Allora la cooperativa,Ente o società per l'esercizio di un'attività economica in vari settori non avente scopo di lucro bensì a carattere mutualistico” chiude e al suo posto apre un ristorante: stesso gran cibo, forse il migliore di Milano, nessuno ti chiede più di “dare una mano” e il conto è in linea con il “mercato”.

Nessuna recriminazione, nessun rimpianto.
Ognuno libero di spendere i suoi soldi come vuole, di dare le priorità a quel che più gli pare.
Io so, a malincuore certo, che  ho da accettare che le cooperative, quelle autentiche, di una volta, non ci siano più e lascino il passo a trattorie e ristoranti e cooperative che di mutualistico: “l’obiettivo di crescere insieme, aiutandosi a vicenda per ottenere qualcosa che altrimenti non potrebbero raggiungere da soli; condizioni di lavoro migliori, prezzi migliori per i servizi, costo minore per l’acquisto di attrezzature e materiale. Nella cooperativa la persona è sempre al centro e nella cooperativa sociale i soci sono anche strumento di sviluppo della comunità” non hanno alcunché.

La serata, per molti di noi, prosegue a casa mia e di Monica. Ad attenderci, dolci rigorosamente fatti in casa, birra e superalcoolici. Ed ancora chiacchiere, tra la vivacità di Ermes e le dolcezze di Francesca, la voce di Gianluca ed i sorrisi di Anastasia, il brindisi per il bellissimo successo scolastico di Giuseppe, i regali che mi fanno i cari amici Valerio e Giovanni, lo sguardo sereno di Guido, l’affaccendarsi di “mamma” Elise, gli occhi calmi di Donatella.

La “Scuola”, di fatto, ha perso la sua piccola guerra contro le leggi del capitalismo e del “consumo senza uso”, dell’alienazione e della meccanizzazione che distorce sensazioni e sentimenti. Però ha resistito in prima linea per diversi decenni, ha contribuito a forgiare cuori e corpi che qualcosa, di sicuro, hanno trattenuto e condiviso nel loro vivere quotidiano anche quando ormai lontani dalla pratica.

La “Scuola” non c’è più, restano uomini e donne che, se lo vorranno, ancora troveranno me e un luogo sicuro e protetto per crescere e lottare.













sabato 22 giugno 2019

Un Idraulico o un Esperto di uomini e vivere?




Scarto subito, come amo fare, la parola Maestro o professore, per abbracciare, come già sa chi mi legge da un po’,
Esperto: colui che ha esperito;
Sensei: colui che è nato prima.
Uno, a mo’ di sciamano (1), che “si è fatto il culo”, che “ha tenuto botta” nelle difficoltà e, bene o male, ne è uscito in piedi ed ha imparato di sé abbastanza per fare una robusta autocritica e ricostruirsi una autentica vita privata e sociale.
Uno così, esperto, sensei, è quello che realmente ti può accompagnare, sostenere.
Perché uno così, esperto, sensei, non ti dà un sapere precostituito, asettico, neutro, studiato nelle regole della palestra o al “corso istruttori”, ma ti dà un sapere di vita che origina da una sua esperienza e ricerca personale, vissuta.
Nessuno ti può accompagnare nella tua ricerca marziale se non è sintonizzato con la propria di storia personale. Altrimenti è come un idraulico che ti aggiusta la lavatrice!!
E, infatti, l’idraulico / Maestro o professore, mette e ti dà tecniche e spiegazioni di un manuale / di uno stile, esercizi per pomparti il fisico (2)

L’autentica pratica marziale, nel suo completo e complessivo significato, è salute fisicoemotiva, (3)

si prende cura di te per evitare che tu debba curarti.

Praticare autenticamente ti farà conoscere equilibrio e salute, sapendo rintuzzare attacchi ed aggressioni che vogliano minare la tua integrità in ogni ambito della tua vita personale e sociale.

Provare a difenderti da questa 9x21?
Dunque, se ti affidi al Maestro / professore Tizio per difenderti da una coltellata, assicurati che Tizio,  nella vita reale, abbia messo in gioco la sua vita tirando di coltello.
In caso contrario, non vale nulla che giri con un coltello in tasca, che urli malamente come il sergente Hartman di “Full metal jacket”, che ostenti diplomi federali, che citi ripetutamente quella volta che stava per estrarre il coltello ma poi…

Provare a difenderti da questo Recon Tanto?
Lo stesso dicasi per il Maestro / professore Tizio che ti promette equilibrio e saggezza e salute ma ancora vive sotto la comoda protezione dei genitori o che dalle rovine di relazioni familiari fallimentari o da disgrazie di salute mentale / psicofisica è uscito solo grazie ad un intervento esterno e nulla ha saputo, o ancor peggio voluto, cambiare di sé e del suo proporsi agli altri, al mondo; nulla, con le sue mani, ha saputo ricostruire.  
Scegli invece chi, tenendosi ben lontano dall’insegnare tecniche e “manuali”, incoraggia la tua curiosità, la tua passione, perché tu ti impegni a conoscere e a riorganizzare te stesso, ad apprendere di te e di come stai al mondo.

Sempre che a te non interessi semplicemente sfogarti con due cazzotti al sacco, prendere a pugni un tuo pari in un contesto protetto come una gara sportiva ambendo alla medaglietta al collo, scolpirti gli addominali da esibire in spiaggia, imparare a difenderti da un coltello di plastica o da una pistola di plastica (!?!?), imitare gesti e movenze senza mettere in discussione, senza ristrutturare, la tua postura, il tuo portamento, il tuo registro emozionale, riversare / proiettare sul tuo Maestro / professore quell’immagine di forza e superiorità che tu non hai e a cui tanto ambisci: se è forte lui, lo sono anch’io!!
Allora sì che il Maestrone o il professore (l’idraulico!!) fanno per te.


1. Sciamano, non certo una brava persona, forse anche un figlio di puttana, ma uno che sotto la tempesta non è fuggito, è rimasto bagnandosi fino alle ossa ed è sopravvissuto. Uno che nel bosco è entrato, cadendo, ferendosi, rialzandosi a fatica, tremando dalla paura, ma lo ha attraversato. Uno che, per questo, può accompagnarti nel tuo di bosco.

Da "La Gazzetta dello Sport"
2. “La muscolatura rappresenta soprattutto la forza che fa da tramite tra il cervello che programma globalmente i gesti o le azioni (dunque l’intelligenza), e lo scheletro che ci veicola e ci sostiene. Non è necessario rinforzarla a priori, con esercizi localizzati o con stimolazioni meccaniche, perché ciò servirebbe principalmente a cambiare la forma esteriore, ma non la qualità dei movimenti, né le abitudini disfunzionali acquisite. (omissis) E’ invece importante ‘parlare’ all’intelligenza del sistema nervoso e offrirgli molte nuove informazioni per eliminare o tramutare ciò che non è più funzionale” (M. Della Pergola, docente e formatrice metodo Feldenkrais).

3.Il corpo non può essere inteso come una macchina da riparare: esso esprime una complessità più grande che racchiude tutte le sfere che sono importanti per la vita di una persona” (A. Saponaro, psicologa e psicoterapeuta)










domenica 9 giugno 2019

Emozionati!! Il Seminario




Fushime Taiso
Noi non siamo, nessuno di noi lo è, soltanto bagagli, più o meno accatastati alla rinfusa, a viaggiare in ordini sparsi.
Né ho il viso duro di chi pensa d'avere sempre ragione, di camminare sicuro verso una certa direzione, che per me vivere nasce per strada e diventa poi altro solo se accetto di sbagliare, cadere e risollevarmi.
E’ così da alcuni decenni e lo è ancora di più ogni giorno che passo dentro l’emozionante mondo delle Arti Marziali, calcando passi sempre più leggeri, sempre più profondi, che mi cambiano e, ai miei occhi, cambiano chi mi sta accanto.

Allora questo 
Sabato 8 Giugno, 
racchiusi in un piccolo giardino della grande Milano, al “Marcello Candia” che ormai è un poco anche la mia casa di pratica all’aperto, siamo un manipolo di ricercatori, di eretici guerrieri, ad esplorare tesori e misteri, ad affrontare il filo che unisce le più antiche pratiche taoiste alle arti combattenti del Giappone, a tenere dritto il timone di una navigazione corpomente, fisicopsichica che non teme alcuna sorpresa, alcun sconcerto.
Anzi, sorpresa e sconcerto li cerca, noi così lontani dalla certezza del noto e del rassicurante e del ripetitivo che tiene le mani legate a tanti servi di questo o quello stile, ma sta ben distante dalle mani nostre, che sono coraggiose e curiose di imparare, di sapere.
Undo Kankaku

Siamo in sei: “zoccolo duro” dello Spirito Ribelle ZNKR a cui si aggiunge Roberto, praticante di Jeet Kune Do.
E ci vengono a trovare amici vecchi e nuovi, per un saluto; e mi scrivono amici vecchi per testimoniare che non hanno dimenticato il passato condiviso e che, prima o poi, vogliono rinverdire.

Undo Kankaku
Noi, immersi nel “qui ed ora”, nessun respiro da dimenticare ed i fili d’erba su cui rotolare: “Fushime taiso” a dividere prime parti del corpo e poi ricomporle  in armonie di movimenti, disegni semplici che tra l’annusare un passato arcaico e l’esplorare la fluidità dell’agire nello spazio ci guidano verso possibili direzioni, ognuna una diversa narrazione.

Abbiamo tre ore davanti, tra il respirare dai piedi e la spiralizzazione dei tendini e “Happo undo”  che è necessariamente  differenziare, muscolo da muscolo, articolazione da articolazione, per integrare, per coordinare in sé relazioni funzionali tra le diverse parti. Che, nella vita di tutti i giorni, è essere l’adulto autodiretto che sa analizzare, paragonare, operare delle scelte.

Danshari Waza
Affrontiamo “Kankaku” che è il sentire di pelle ogni squilibrio, ogni movimento, che è sviluppare “Ting”, l’abilità di  percepire le tensioni nel corpo proprio e dell’avversario. Come a dire, nei propri confini di pelle, separare e proteggere, appellarsi ad un uso moderato, ecologico, della forza. Che, nella vita di tutti i giorni, è comprendere la qualità del contatto con l’altro, costruire una coraggiosa empatia di confronto che sa scegliere se aprirsi e collaborare o resistere e rifiutare.

Pratichiamo sempre, e anche oggi a questo Seminario non potrebbe essere altrimenti, perché ogni esercizio, ogni gioco, ogni momento di lotta e di scontro, sia una finestra sulla vita quotidiana, sia integrare quanto sopra nelle scelte e nelle azioni di ogni giorno, sia al servizio del nostro diventare adulti migliori.
Danshari Waza
E’ così anche con “Danshari waza”, il regno del vuoto, della forza senza sforzo, del fluire a spirale, tra colpi minacciosi ed evasioni leggere, attacchi e contrattacchi a contatto leggero. Un fluire tra spirali ed onde che dettano la legge del più capace, quello che nelle onde sa navigare e delle onde sa farne forza dirompente, letale.

Arriverà presto, anche se non oggi, il tempo del contatto pieno, autentico, a tutta forza, a saggiare ogni efficacia, a fugare ogni dubbio.
Oggi affiniamo “I”, che è intuito e istinto, e come tale nutre ogni momento di noi e del nostro agire, senza il quale ogni pratica marziale e di benessere è semplice ginnastica.

Oggi, ancora una volta, tra pugni e calci, tra esercizi taoisti della salute e della percezione del proprio centro di forza, che è nucleo intimo, pulsionale,
ci prendiamo cura di noi per evitare di doverci curare.




Undo Kankaku


Danshari Waza