sabato 31 luglio 2021

Il labirinto delle illusioni

 Da poco a Milano, ultimo di una “catena” con esposizioni in diverse città europee, ecco il

Museo delle Illusioni

https://milan.museodelleillusioni.it/

Dal sito del Museo
spazio adatto per esperienze stralunate e divertenti nel mondo delle illusioni, a scoprire che le nostre convinzioni sul mondo che percepiamo spesso non sono altro che un inganno.

Rotazioni impossibili, giocare a carte con altri cinque me, alterazioni del senso dello spazio, la testa che rimane mentre il corpo scompare, prospettive e profondità che si alterano e si confondono.

Scenari impossibili che stravolgono i vincoli della mente: magie che scaturiscono da manipolazioni dei nostri schemi mentali e percettivi.

Un’ora circa a perdermi, ritrovarmi e di nuovo perdermi tra visualizzazioni del tutto impossibili di situazioni e figure che appaiono ovvie, scontate. Fino a farmi riflettere sulla possibilità di interpretazioni molteplici di quel che normalmente viene considerato dotato di un significato univoco.

Ecco, forse quel che manca dentro una simile divertente esperienza è la possibilità di una riflessione.

Un breve documentario in una apposita saletta o anche solo qualche pannello esplicativo potrebbero consentire, accanto al divertimento, una riflessione sui diversi significati sottesi a questo caleidoscopio di illusioni, trucchi, stratagemmi.

Dai, andiamo oltre il divertimento e pensiamo a come siamo convinti di usare logica e cervello in modo razionale, rendendo così arduo costruire nuove ipotesi.  Come a dire che se restiamo all’interno del nostro abituale quadro di riferimento non saremo mai capaci di trovare una soluzione innovativa, perché gli elementi del problema, del quesito, li definiamo in base al quadro generale e assumono solo i significati da esso determinati.

Le illusioni estranianti che il museo offre, sorprendente sequela di stratagemmi, trucchi, specchi, uso della prospettiva, depistaggi, inganni, astuzie mi inducono a cercare, in ogni ambito del mio vivere quotidiano, la capacità di affrontare accadimenti e problemi in modo diverso da come sono, il che richiede il pensare, il riflettere e l’agire, in modo completamente diverso dall’abituale.

Dal sito del Museo
Come a dire che chi ha costruito questa apparenza dell’impossibile ha necessariamente dovuto guardare ed affrontare le diverse situazioni con gli occhi dello spettatore e scoprire, inventare, come questi potrebbe essere ingannato in modo efficace.

Siamo consapevoli di quante volte, al lavoro, nei messaggi pubblicitari, in politica, nelle relazioni sentimentali ecc. subiamo questi inganni?

Siamo consapevoli di come queste arti dell’inganno possano però essere anche nostre alleate nell’affrontare il nostro quotidiano facendo (onestamente? sinceramente?) i conti con la nostra personale etica e morale?

Siamo consapevoli che non solo la verità della nostra mente è l’ingannabilità , ma anche che abbiamo sempre altri modi per pensare ed affrontare un problema?

Ah, mi permetto un consiglio: non andateci da soli, come purtroppo ho fatto io non avendo trovato chi aveva piacere a condividere quest’esperienza. Per godersela appieno, meglio andarci con qualcuno.

Toh, anche questo, a partire da una semplice visita a un museo, è motivo di riflessione non da poco!!

“Tutti sanno che una cosa è impossibile da realizzare,

finché arriva uno sprovveduto che non lo sa e la inventa” (A. Einstein)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

domenica 25 luglio 2021

L’assassino di notti

La solitudine, ha una sua solitudine lo spazio e in esso la danza di ogni corpo che fluttua, ogni respiro che evapora. Ma tutte queste sono folla confusa se guardo dentro di me, nel buco più profondo ed oscuro che divora emozioni e sentimenti.

In una società di superlativi estremi, di spasmo verso il grande, il visibile, di ostentazione e sfacciataggine, di adamantine certezze sparate ad minchiam su tutto, sfugge il piccolo, infastidisce il piccolo, fa persino paura il piccolo.

Quel piccolo pensiero che si nutre di dubbi, che cerca ed ascolta tentando di farsi un’opinione propria, forse fragile ma costruita sull’apertura; sulla lettura, con i pieni, dei vuoti; sul terreno di caccia del predatore attento a rispettare l’equilibrio ambientale, lupo affamato ma mai stupidamente assassino e sterminatore.

Quel piccolo pensiero che si forma attraverso una serie di prove fisiche, fisicoemotive, capaci di apporre qualità archetipe (1) smascherando la pretestuosa indifferenza verso il piccolo, il dubbioso, verso chi coltivi l’arte della domanda.

Sciocchi talebani del pensiero unico. Incapaci di comprendere ed apprezzare l’intelligenza della tenerezza e della flessibilità. O addirittura spaventati, nella loro crassa protervia, dal pensiero piccolo che si fa forte del suo stesso essere minuscolo, forte del suo essere duttile, persino imprevedibile.

Gli specchi non sono in grado di offrire tutta la verità, dunque mentono, poco o tanto, mentono. Nascondono, occultano.

Come piace, come rassicura questo. Come si sentono forti, sicuri, che loro sono fatti così e non cambiano.

Ma, ad aspettarli al varco, poi cambiano invece, (o si rivelano!?)! E il loro cambiamento cala certezze ancor più grossolane, ottuse, costruite sul sentito dire, forti di convinzioni costruite sulle sabbie mobili di un’informazione superficiale e sempre uguale (quella che ripete e con ciò rafforza le loro convinzioni), e… da quando non leggono un libro (2), un libro per intero? No, piuttosto spippolano e si informano compulsivamente su fb o su instagram!!

Se il secolo scorso era il secolo del complesso di Edipo, ormai siamo entrati nel territorio di Narciso, del narcisismo (3): Colui (o colei) che nega il coinvolgimento nei sentimenti condannandosi a rapporti manipolatori e inautentici, bisognoso di essere riconosciuto e apprezzato.  

Il pensiero piccolo, quello acuto e fragile, quello flessibile che non si lascia incastrare nel comodo sistema binario “o questo o quello”, ma danza lieve tra “e ed e”, quello che, con un sorriso ed una domanda, sguscia dentro i sordidi muri del politicamente corretto, delle convinzioni da bar o salotto del parrucchiere: Non è che sono gli omosessuali a non saper riconoscere il diverso, per questo si buttano su partner dello stesso sesso? Non è che la maldestra scusa imperante è l’abbattimento dei confini, dei muri, così tutto, ma proprio tutto, diventa permesso? Non è che quel che conta sono i diritti individuali, tutti nessuno escluso, e a culo i doveri personali e i diritti sociali? Non è che siamo dentro uno stato totalitario (4) che emana leggi presupponendo già la colpevolezza e agendo dunque attraverso la minaccia di sanzioni penali e allora sì che si spiegano le aberrazioni della riforma della giustizia o della legge Zan? Non è che questa disordinata rincorsa alla Smart City copia pedissequamente lo stile di vita del nord Europa ma non considera affatto la peculiarità della cultura, che è costumi e pure architettura e ingegneria civile stradale, che è nostra, propria della civiltà mediterranea, sorta di diabolico progetto biopolitico, sostenuto da privati, che viene presentato come un destino ineluttabile, persino come meraviglioso destino, per quelle città che non vogliano sparire dal mercato e dunque DEVONO attirare investitori?  Non è che il vecchio Adorno (5) aveva ragione quando sosteneva che “I movimenti fascisti sono le piaghe di una democrazia non ancora pienamente all’altezza del proprio concetto” e dunque chi voglia realmente battere il fascismo deve sporcarsi le mani con questa disastrata presunta democrazia e con lo stato capitalista in cui essa espande i suoi effluvi corrotti? Non è che sul lavoro, che renda liberi o meno, c’è chi ci prende per i fondelli scordandosi l’art. 4 della Costituzione: "Il lavoro è un diritto del cittadino. Lo stato deve offrire la possibilità a ogni persona di trovare un’occupazione che contribuisca al progresso sociale; è quindi anche un dovere in quanto ognuno deve esercitarlo secondo la sua competenza."?

Sì, c’è un buco, una voragine dentro, che mi divora ma, al contempo, mi spinge, io Spirito Ribelle, verso domande, dubbi, pratiche corporee e di combattimento, paradossali, diverse, curiose ed avventurose. Per un pensiero piccolo dentro Poteri Potenti.

Meglio questa incertezza, questo essere minoranza, che la massa prepotente delle amebe, del pensiero unico, dei tuttologi, dei servi presuntuosi che si pretendono re e regine.

A volte, questo mi pesa, quando tutto intorno a me va forte in un senso opposto, quando sono davvero solo. Eppure io so che la dismissione di abiti mentali logori, il rifiuto della livrea del servo, richiede passione, entusiasmo e tanta, tanta grinta.

Sì, noi siamo ciò che mangiamo, di cibo che è anche cultura, informazione, pratiche corporee, relazioni affettive ecc. Ma siamo anche ciò che ci divora …

 

1. “Jung intende per archetipo una struttura, una configurazione della psiche, che può in modo del tutto autonomo e orientativo dare forma a contenuti del pensiero, emozioni e comportamenti finalizzati negli esseri umani” (http://www.psychiatryonline.it/node/8336)

“Per Carl Jung gli archetipi rappresentavano forme arcaiche di conoscenza umana tramandata dai nostri antenati. Queste immagini e proiezioni universali fanno parte dell’inconscio collettivo: è proprio sulla base di questi archetipi che, per Jung, ereditiamo determinati modelli istintivi di comportamento” (https://coachlucabertuccini.it/teoria-archetipi-jung/)

 

2. “Nel 2019 rimane stabile rispetto all’anno precedente il numero di lettori di libri: sono il 40,0% delle persone di 6 anni e più (il 77,2% dei lettori legge solo libri cartacei, il 7,9% solo ebook o libri online). A partire dall’anno 2000, quando la quota di lettori era al 38,6%, l’andamento è stato crescente fino a toccare il massimo nel 2010 con il 46,8% per poi diminuire di nuovo fino a tornare, nel 2016, al livello del 2001 (40,6%), stabile fino al 2019. La quota più alta di lettori continua a essere quella dei giovani: 54,1% nel 2019 tra i 15 e i 17 anni, e 56,6% tra gli 11 e i 14 anni”. (https://www.illibraio.it/news/editoria/lettori-libri-italia-rapporto-istat-1395728/)

 

3. “Per chi soffre di disturbi narcisistici il naturale desiderio di autonomia e la tensione ad andare diventano compulsivi e assumono la forma di una vera e propria “angoscia di perdita dell’autonomia” (Dreitzel,1989). Ciò avviene quando l’esperienza con l’altro è stata poco vitalizzante e ha favorito la repressione della creativa tensione a fare. Dipende molto dal padre fornire un adeguato modello sul come fare. Non è sufficiente il solo messaggio sociale “fai” se non è congruente con il messaggio psicologico e se è privo di un contenuto protettivo sul “come fare”, basato su dati realistici piuttosto che su insegnamenti formali. Il messaggio resta una controingiunzione, inefficace o addirittura deleterio, se non contiene un permesso a livello più profondo”. (https://www.igatweb.it/wp-content/uploads/2019/12/26-Appunti-sul-narcisismo.-una-visione-integrata-tra-Gestalt-e-Analisi-Trnsazionale.-1993.pdf)

 

4https://www.lintellettualedissidente.it/controcultura/societa/legge-cartabia-zan/

 

5. Theodor Wiesengrund Adorno, filosofo, sociologo e musicologo, (1903 – 1969), di ispirazione marxista, sviluppò una critica radicale alla società e al capitalismo avanzato.

 

 

Antonio Machado





mercoledì 21 luglio 2021

giardini Candia ultimo atto della stagione

 L'esperto è colui che 

pur avendo fatto tutti i possibili errori 

 non si perita di farne altri.

(T. Santambrogio)








venerdì 16 luglio 2021

Contro ogni pandemia

Immagina, che immaginare, come modella il mondo attorno a te con le immagini, così penetra e riempie la tua psiche, il tuo carosello di emozioni, i cui dati fondanti sono i prodotti dell’immaginare: le immagini, appunto.

Come l'essenza della terapia della Gestalt è mantenere la nostra consapevolezza mentre lavoriamo con il cliente, allo stesso modo, l'essenza della pratica marziale, energetica e di combattimento, per immagini è proporre all’allievo come prendere coscienza e affrontare le continue interazioni reciproche, dentro e fuori di sé creando un clima accogliente.

Pigro, quasi indolente, volto al Wu Wei (1) che è non eccedere, “non tirare troppo la corda”, che è il potente felino addentrarsi calmo nella giungla, il sinuoso serpente scivolare lento tra le rocce, l’agile falco imboccare ogni corrente d’aria per solcare il cielo, ognuno a proprio agio nel suo ambiente.

Pigro, quasi indolente, come uno spicchio di luna inspiegabilmente sospeso nella notte stellata, tra piccoli piaceri della tavola e parole in disuso, a danzare di corpo e respiro tra cose e volti che gli occhi guardano con distacco o appassionatamente.


Come uno specchio l’allievo, il praticante, viene sollecitato ad essere curioso e a riflettere con cura la percezione delle emozioni e degli eventi, dei “giochi” che gli propongo. Tocca a lui validare, almeno temporaneamente, i suggerimenti e le informazioni ricevute, accettare che possano avere un senso: non significa che è d'accordo e tanto meno che riflettono la sua esperienza soggettiva. Riconosce semplicemente il fatto che in ogni comunicazione (insegnamento? NO, suggerimento, invito al curiosare, all’esplorare, avvio di una facilitazione possibile) c'è un modo soggettivo di "vedere" e “sentire” che è la "verità" per ogni persona. Verità apparente tutta da verificare, poi, nel contatto col mondo altro, relazioni ed incontri più o meno conflittuali, che siano forme a solo a confrontarsi con lo spazio, giochi di coppia semiliberi, fino al combattimento vero e proprio: metafore e metonimie dei confronti, delle relazioni nella vita quotidiana, come genitori, amanti, lavoratori, clienti studenti, ecc.  Poi, così praticando e confrontandosi, sorge il processo empatico, sorta di riflessione emotiva, immaginazione evocativa, confronto fisicoemotivo con le emozioni, emos – azioni (2), che gli invio. Questo permette ad entrambi, io Sensei (“nato prima”, facilitatore) e lui studente, praticante, di valicare la separazione e di vivere un autentico incontro “qui ed ora”.

Ci immergiamo in una confusione che è frutto di un incontro / scontro; un vitale compromettersi, un vento di traverso (giakufu) mentre incontrando mani e corpi e respiri ognuno dei due sentenzia una saggezza incerta, sempre in mutamento.

Polverose e dissestate sono le strade che tutti gli altri battono fino alla noia, sorta di bambini che chiedono, sera dopo sera, sempre la medesima storia raccontata sempre nei medesimi particolari: Bisogno di qualcosa che duri per sempre? Bisogno di rassicurante protezione?

Eccitazioni peripatiche sono le scazzottate furibonde, il sudore profuso generosamente nell’anestesia dei sensi, devastate e deformate da un malessere generale a cui manca il coraggio di guardarsi dentro e metterci le mani.

Di qua ci siamo noi, pochi, ribelli nella specie. Di là c’è il mondo che grida di venir fuori ed adeguarci.

Allora… veniteci a trovare, venite con le vostre idee e le vostre certezze, venite che da tempo ho smesso di provare a trattenere ogni istante, da tempo ho lasciato andare ogni orgoglio che odori di verità assoluta e permanente. Venite dentro Poteri Potenti.

Post illustrato con foto di murales sulle rive del Brenta.


1. “il principio di non-azione suggerisce che il miglior modo di affrontare una situazione sia quello di non forzare alcuna soluzione, bensì di lasciare che le cose accadano naturalmente, accettando il fatto di essere piccole entità connesse a tutto il resto e sincronizzando le nostre azioni con il naturale fluire degli eventi” (https://cinainitalia.com/2019/09/23/il-wuwei-larte-taoista-del-lasciar-andare/)

 

2. “(…) il tono muscolare, che rappresenta il prender corpo delle emos – azioni, cioè dei moti d’animo propulsori di qualunque movimento, compreso quello di contrattura frenante o difensiva”. (S- Guerra Lisi & G. Stefani)

 



 

 

mercoledì 7 luglio 2021

Luglio di corpo e movimento

Chi crede che l'anello di bambù
serva solo al Wing Chun?
E se non fosse importante la scelta giusta o quella sbagliata, perché se la fai Tu, pienamente e consapevolmente Tu, è sempre stupenda, ovvero in grado di stupirti?

Tocca a te stare attento a quello che fai, a come lo fai. Abbi cura dei tuoi gesti, dei tuoi respiri, dosali bene lasciando che ti esplodano nel cuore, che ti inghiottano il ventre. Caricati di gioia, entusiasmo, vitalità.

Sono questi i tratti di te, dentro scheletro in azione, in movimento. Dei tuoi gesti nello spazio.

La pratica, il fulcro, è questo da sempre: nel momento in cui qualcosa arriva all’attenzione, diventa la figura su cui concentrarsi.

Sono “Le spire del drago”, “La danza delle spirali”, le “Onde” che si susseguono e si intersecano.

In troppi guardano il futuro con la nuca, e spesso pure il presente.

A noi Spirito Ribelle tocca sapere che ogni gesto, ogni azione che venga dalla pancia, dal cuore, mostra sempre qualcosa del carattere di chi agisce: Sono emos – azioni.

Maurice Blanchot, scrittore, critico letterario e filosofo, esortava a “scrivere le cose che è proibito leggere”, per noi Spirito Ribelle è praticare cose che nessuno osa conoscere, nessuno si azzarda ad affrontare, con cui, volte, è necessario confliggere.

Abbracciamo una visione immaginativa che ci fa andare oltre, perché la nostra audacia ha un tenace bisogno di noi e non importa chi continua ad alimentarla, che vantaggio ne trae a non abbandonarci mai, ad accompagnarci sempre, dovunque e pure dentro le nostre ombre.

Annello bambù
in push hands
Importante, di pancia e di cuore, è che anche oggi siamo qui, ai giardini Marcello Candia di Milano, a sfidarci di percosse e pressioni, respiri ed evitamenti, colpi che sfiorano e carezze che percuotono, slanci frenati e ardita immobilità, occhi che penetrano e duelli avvincenti

La sfida è non fuggire dal dopo, anche quando s’è tinto di quel male suo turgido che consuma dentro chi per la strada della vita da sé si è sempre spinto, cadendo e poi però rialzandosi.

La sfida è nel carattere del fare, qui ed ora, dentro Poteri Potenti.

La sfida è sapere che di là, oltre, c’è il mondo che grida, impone di venir fuori, mostrarci corpo e sangue e respiro; diversi, così diversi, dai pallidi modelli di ogni modesta sfilata, di ogni fiera della vanità e del consumismo. Per darci insieme, farci forza. Per essere lì, dritti e in piedi, sul palcoscenico che è la vita.

“Ethos anthropoi daimon, 

il carattere determina il destino” (Eraclito)

 







Prossimo e ultimo appuntamento della stagione:

Martedì 20 Luglio

Giardini M. Candia – Milano ore 18.00 – 20.00

(in caso di maltempo, presso giardini della Besana)