lunedì 28 maggio 2012

Una mattina insieme: figli e genitori


“Sono rare per un genitore le occasioni di indossare gli occhi del figlio sul mondo”

Semplice: invitare i genitori dei bimbi del corso Kenpo a praticare, una paio d’ore, insieme ai loro figli.
Perché provino a stare, alla pari, con i “pari” del figlio, con i suoi amici nei suoi momenti conviviali; per una volta entrando da “invitato” laddove solitamente, nella vita di tutti  i giorni, sono il “padrone di casa” o un pari del “padrone di casa”.

Mattinata bellissima, emozionante, densa di risate, sguardi felici, sudate copiose, fughe per la pedana, rincorse, spintoni, rotolamenti, botte, ammiccamenti, cadute per poi rialzarsi.
Laddove ogni gioco proposto offriva diverse interpretazioni; permetteva, attraverso l’accesso fisico emotivo, di scoprire aree psicologiche fondamentali per la crescita di ogni “cucciolo” e mostrava, nei modi di praticarli, i tratti del carattere di ognuno. E ogni adulto praticante avrà senz’altro notato nel figlio il “come” affrontava ogni prova, come si relazionava all’altro e nel gruppo. Quel “come”, al di là del risultato per noi del tutto secondario, che indica, “in fieri”, quale adulto sta formandosi nel “cucciolo”, quale adulto quel “cucciolo” diventerà. Perché le radici della nostra vita emotiva risiedono nell’infanzia.


una personalità sana, a qualunque età, riflette per prima cosa la capacità individuale di riconoscere le figure appropriate, volenterose e capaci di fornire una base sicura e, in secondo luogo, quella di collaborare con tali figure, una volta trovate, in un rapporto reciprocamente gratificante. Al contrario, molte forme di personalità disturbata riflettono una capacità “menomata”, che può essere di vario grado ed assumere molte forme come: l’aggrapparsi ansioso, richieste eccessive o sproporzionate ad età e situazioni, il distacco disimpegnato e l’indipendenza provocatoria.
Paradossalmente la personalità sana, se considerata in quest’ottica, non si rivela assolutamente indipendente, come indicherebbero invece gli stereotipi culturali, ma capace di far fiduciosamente conto sugli altri quando l’occasione lo richieda. Una persona “sana”, dunque, è in grado di cambiare ruolo se la situazione cambia, offrendo in un dato momento una base sicura per l’azione di un suo compagno, mentre in un altro facendo serenamente conto su qualcuno che le offra a sua volta un’analoga base."
(Relazione della dr.ssa Katia Stanzani su “Costruzione e rottura dei legami affettivi” di J. Bowlby. a.2003)



“La richiesta di rispetto da parte dei genitori implica che il bambino non debba porre domande agli adulti, che faccia ciò che gli viene detto, che creda acriticamente in ciò che gli viene insegnato, in generale insomma, il bambino deve essere accettante e non critico.
Lo psicologo conclude metaforicamente che ‘molto viene buttato giù nella gola del bambino’ senza che lui abbia il permesso di mordere, masticare e digerire”
(Laura Perls “Come educare i bambini alla pace)
 
Credo sia apparso chiaro il senso ed il valore del gruppo e delle relazioni nel gruppo:
“La colossale ignoranza italiana sull’educazione sta nel non considerare la relazione al centro della crescita dei ragazzi e della società in generale. Bisogna lavorare su di essa. Servono educatori che non insegnino solo il fare, ma anche lo stare insieme, che non siano persone che tengano solo alla disciplina ma che facciano in modo che i ragazzi si conoscano tra di loro e che costruiscano qualcosa di bello insieme”
(Don Gino Rigoldi in “Voci dal ponte” n° unico. Febbraio 2012)

Credo, in questa mattinata, abbiamo tutti sperimentato la valenza delle Arti Marziali come suprema arte del confliggere; il valore del saper confliggere come strumento di sano confronto, da cui non fuggire, in cui non sostituire l’antagonista al problema. I conflitti sono “pane” quotidiano. Possiamo, dobbiamo, imparare a scontrarci, a litigare, a conoscere e mostrare le nostre emozioni accettando quelle altrui, a scoprire i limiti come argine al proprio narcisismo e al senso di onnipotenza. Confliggere è altamente formativo e, a volte, …divertente !!

Poi, piccola mia annotazione a margine, rapidamente espressa nei momenti finali, con la gioia di vedere tante mamme accanto ai loro giovani, giovanissimi “guerrieri”, ecco il dubbio sull’assenza dei padri.
Eppure stiamo praticando un’Arte dai tratti tipicamente maschili; eppure è proprio del maschile cercare e costruire relazioni di cui essere orgogliosi, non solo di cui essere sicuri; eppure spetta al “più Yang che Yin”  aprire ai figli la strada in cui convivano l’irresistibile impulso ad andare oltre e la tenera voglia di condividere, una strada percorsa da eretici, sperimentatori e pionieri.
Allora penso ai grandi cambiamenti intervenuti nella società, al nuovo ruolo che le donne, il “femminile”, hanno voluto e saputo interpretare arricchendo, con il tessuto sociale, anche le relazioni di coppia e famigliari (1). Penso, con ciò, anche alla crisi del maschile, alla ricerca, per il “maschile” di contenuti e forme che ben si amalgamino a queste trasformazioni, rifiutando sia un anacronistico ritorno al passato quanto una fuga dalle proprie responsabilità di uomo, maschio e padre.
Come a dire che, con  il piacere di vedere tante donne, mamme, “indossare i pantaloni”, confido che quelli siano i loro di pantaloni, non che abbiano indossato quelli smessi dai maschi, dai padri.

Alla prossima

(1)   Al netto
-       delle goffe derive femministe;
-       dell’impostazione ginecocratica di una società il cui sfrenato consumismo si associa a iper protezione e iper accudimento. Caratteristiche, queste, di una “madre” bisognosa di instillare nel figlio sempre nuovi bisogni perché egli le sia sempre dipendente;
-       delle responsabilità che il “femminile” ha nella formazione di maschi deboli - tali anche nelle loro più perverse manifestazioni di violenza antifemminile - di padri assenti. “ mamme che hanno una parte di responsabilità nell’educazione sentimentale dei figli maschi. Spesso si lasciano dire di tutto, si lasciano insultare, lasciano correre alcune espressioni poco felici dei loro pargoli. (….) Risultato ? I maschietti pensano di potersi permettere tutto con le femmine, da grandi potranno disporre di loro come meglio credono, hanno ricevuto un imprinting preciso: mamme consenzienti che si lasciano strapazzare dai compagni, dai figli e modelli mediatici che confermano l’oggettivizzazione del corpo femminile” (Paola Consolo Marangon “Il rispetto si impara da piccoli” in Conflitti 2012 n°2), 














martedì 8 maggio 2012

Da adolescente ad adulto


Non lasciarti illudere dalla parola tao. Sappi che non è altro che ciò che fai giorno e notte
(Shido Bunan)


Leggo, in “Il counseling per gli adolescenti” di Geldard K. & D., i seguenti compiti evolutivi che un adolescente deve padroneggiare per svilupparsi in modo adattivo; flessibile, “ju”, diremmo noi dell’ambiente marziale.



l’accettazione del proprio corpo e del proprio ruolo sessuale;
la creazione di nuove relazioni con coetanei di entrambi i sessi;
il conseguimento dell’indipendenza affettiva dai genitori;
la scelta di un’occupazione e la preparazione in vista del suo svolgimento;
lo sviluppo delle abilità intellettive e dei concetti necessari per la competenza civile;
il conseguimento dell’indipendenza economica;
l’acquisizione di modelli di comportamento responsabile;
la preparazione al matrimonio nella vita familiare;
la costruzione di valori in armonia con il proprio ambiente.


Fatto salvo che i sopracitati risalgono al 1951, ad opera di R.J. Havighurst, dunque vanno reinterpretati alla luce di un mezzo secolo che ha imposto trasformazioni imponenti, ripensando al “maschile adulto”  odierno, mi vengono alcune considerazioni.

Certo, l’umano tentativo di migliorarsi, abbellirsi anche esteticamente. Ma … tatuaggi, piercing, muscoli ipertrofici e fisici “palestrati”, scelte di allenamento in funzione di un corpo muscoloso da esibire, creme antirughe e sopracciglia rifinite, petti depilati e lampade abbronzanti. Tutto questo che qualità e misura ha per te, maschio adulto che mi stai leggendo ? Ovvero, qual è il tuo confine tra l’umano  sforzarsi di piacersi e piacere e la nevrosi, l’ossessione per pratiche senza le quali ti sentiresti inadeguato, escluso dal gruppo, un … “nerd” insomma ?

Una stimolante e variegata corrente di relazioni ed amicizie, dove quelle vecchie, consolidate, si affianca a quelle nuove, a quelle frutto dei nuovi incontri, o sempre i soliti amici ? Quanto ti esponi, ed esponi la tua donna ed i tuoi figli, al relazionarsi, all’incontrarsi aprendo casa tua ? 
Una casa (1) aperta all’incontrarsi  o il solito tran tran ?

OK, alla mamma vuoi sempre bene, e ci mancherebbe. Ma la tua donna è tale o è un’altra “tua mamma” ? Oppure, altra faccia altrettanto pericolosa, è la tua donna solo perché non scalzi il ruolo della tua mamma ? Insomma, una scelta tra due adulti o tra un bimbo ed un’aspirante mamma ?

La figura maschile, paterna, che rappresenti con tuo figlio è proprio la tua o stai interpretando il “copione” (2) che fu di tuo padre ? O da questo copione fuggi, semplicemente rinunciando ad essere padre ? (3)

Va bene che il lavoro non sia tutto ( vedi il mio “Lavorare rende liberi” su questo stesso blog ) ma … la tua occupazione lavorativa ti permette l’indipendenza economica come ti dona delle soddisfazioni personali ? Ancora la mamma, o una figura femminile, a pagarti le bollette di luce e gas, a pagarti il mutuo per la casa, a darti i soldi per quel tuo desiderio, per quel tuo regalo o ti occupi tu di te, da maschio adulto ?

Hai presente un guerriero, che cacciava per sfamare la famiglia, andava per boschi a tagliare la legna per scaldare la casa, rischiava la vita in battaglia per il suo pezzo di terra o la sua gente ? Tu sei uno che vivacchia grazie ad un lavoretto stiracchiato e poco pagato ? Magari un lavoro ce l’hai, ma ti lamenti e commiseri perché non hai studiato per quello, non è quello che volevi fare,  intanto imprechi per il caro luce e caro gas oppure…  sei un guerriero del terzo millennio che bada coraggiosamente, per quel che riesce e comunque impiegando tutte le sue forze, a sé ed ai suoi cari ? (4)

Dedichi tempo ed energie alla tua acculturazione, alla capacità di capire ed interpretare un mondo che è sempre in mutamento ? Stai laddove ti è difficile, anche dove ti mostrano parti di te che non vuoi accettare o evadi, scappi ?

E’ dura diventare adulti, e non si smette mai, tra ripiegamenti, cadute e faticose rimesse in piedi.
Per questo amo le Arti Marziali come noi le pratichiamo.
Finché le cose stanno ancora divenendo, si possono ancora guidare( I Ching )

Nella lingua greca, “terapeuo” è curare ma anche “aiutare”, “servire”.
Le Arti Marziali, come io le propongo allo Z.N.K.R., sono strumenti, sono un fare terapeutico  per aiutare, accompagnare, il praticante ad essere samurai ( “servitore” di se stesso), guerriero (colui che sa stare nei conflitti): un maschio adulto, autodiretto. Un maschio che lotta.
Per chi lo voglia.



1 - Qui, casa, nel senso sia di “identità personale”  che di propria abitazione. Ambedue accoglienti, disponibili al contatto ed al confronto.

2 - il Copione è “un piano di vita che si basa su una decisione presa durante l’infanzia, rinforzata dai genitori, giustificata dagli eventi successivi e che culmina in una scelta decisiva” ( E. Berne), riproposta acriticamente anche negli anni successivi in occasioni successive.

3 - “Il padre è colui che è consapevole della sua natura di co-creatore della vita in un disegno di felicità che si esplica secondo due aspetti. L’aspetto dinamico si configura come spinta originaria, donativa e vitale, atto maschile per eccellenza: il padre è colui che mette in moto il processo di creazione, è colui che realizza il getto del dono creativo, capace di promuovere una nuova vita e la stessa continuazione della vita. Il secondo è un aspetto di accoglimento, cioè di disponibilità alla fondazione e rifondazione della personalità del figlio, disponibilità alla quale il padre, roccia e rifugio, deve essere sempre aperto e che presuppone una disposizione all’accoglimento del figlio e all’offerta di rifornimento di energie allo stesso. Quindi il padre, come creatore, presenta da una parte un lato direttamente propulsivo, dinamico e attivo, dall’altra un lato di accoglimento che, proprio per la sua capacità di apertura, è in grado di fornire, silenziosamente e per lungo tempo, le energie necessarie alla crescita dei figli. Le due dinamiche, della spinta e dell’accoglimento, portano alla nascita del senso di appartenenza”.
(…)
“Un padre che, proprio perché ama i figli, ed è profondamente affettivo, non si sottrae alla sua funzione di fornire loro indicazioni, norme, visioni del mondo. Un materiale di conoscenze e valori che spesso i figli rifiuteranno, o accantoneranno per lungo tempo nella loro vita. Un dono paterno di cui hanno tuttavia assoluto bisogno, per costruire, nel confronto con esso, la propria sicurezza, e la propria libertà”. (C. Risé)

4 - Ragionevolmente, per quanto ci è dato conoscere dei tempi antichi, del medioevo (nipponico o italiano che sia), del rinascimento, qualcuno c’è che reputi questi secoli moderni e post moderni più duri e crudi del loro passato ? Banalizzando, è davvero più duro pagare regolarmente la bolletta del gas che, scure in spalla, avventurarsi in un bosco, tra predatori umani e animali, a buttar giù alberi, fare legna, riportarla a braccia a casa, accatastarla, proteggerla e, di volta in volta, accendere il fuoco ? Ogni secolo ha le sue difficoltà. Davvero qualcuno crede fosse più facile la vita di un maschio adulto del 1000 o del 1400 o del 1700 d.c. ? Ogni vivere ha le sue difficoltà. Ognuno di noi è guerriero del terzo millennio, nei contenuti. Cambia solo la forma ! Ricordo, in uno dei più bei libri di Carlos Castaneda, le parole di don Juan a riprendere l’apprendista, a ricordargli di non vagheggiare pratiche nel deserto, quanto a rispettare le sue origini, ovvero ad essere un buon “guerriero metropolitano”.