giovedì 25 marzo 2021

Sta a vedere che sono solo fissazioni, o no?

Sta a vedere che sono solo fissazioni…. Sta a vedere che, la storia insegna, usi e costumi e …. “certezze” mutano nei secoli, nei decenni, negli anni, per una serie di concause. Concause che sfuggono ad una unica interpretazione, alla pretesa dotta e saccente di un’unica causa originaria.

 

La realtà è che gli orari dei pasti sono una costruzione culturale e cambiano non solo da un paese all’altro, ma da una classe sociale all’altra e anche da un’epoca all’altra” (A. Barbero)

Infatti, come scrive Barbero, a cavallo tra il 1700 e i primi dell’Ottocento, l’aristocrazia londinese e quella parigina modificarono gli orari dei pasti quotidiani. Il pranzo, all’epoca il pasto fondamentale, venne a consumarsi sempre più tardi, spostandosi fino alle 19.00, accompagnato da una pingue colazione a metà mattinata, e dalla scomparsa della cena serale.

Questa nuova abitudine si diffuse tra le classi medie e si propagò anche in nazioni come la Germania, l’Italia, la Russia, gli Stati Uniti, nel mentre che l’aristocrazia inglese e francese posticipava ulteriormente l’orario del pranzo fino alla sera vera e propria.

Probabilmente, tra le cause che influirono, fu che le classi dirigenti delle due massime potenze mondiali dell’epoca utilizzarono il rito del pasto per rimarcare la disparità rispetto alla borghesia e quella tra capitale e provincia, oltreché tra nazioni moderne e paesi culturalmente arretrati.

Insomma, una specie di gara a … chi ce l’ha più lungo.

 

Perché questo “pistolotto”?

Per introdurre, da un fatto così minuscolo come l’orario dei pasti e come già fatto in altri post su altri argomenti,

- la certezza che il caso non esiste, come diceva Il Sifu del film “Kung fu Panda”, e, prima di lui, pure Carl Gustav Jung;

- il dubbio che esista una ed una sola e accertata origine per un dato evento; che le pretese di scientificità (1) come dogma immutabile (il che, di fatto, contraddice il concetto stesso di “ricerca scientifica”, ma non ditelo ai numerosi scientisti che si credono scienziati o seguaci della scienza) sono, appunto, pretese ridicole e malsane; che lo studio del passato, della storia e della Storia, sia una ottima lente per comprendere il presente e ipotizzare il futuro, prossimo e venturo; che la lotta di classe sia un’invenzione marxiana sepolta con lui; che, per restare ai pasti e al pasteggiare, le nuove discipline o scienze ed i loro seguaci, che so…nutrizionisti e dietologi (!!) siano vati portatori di sacri dogmi; ecc. ecc.

 

Dunque, prova ad applicare l’arte della ricerca, l’arte del dubbio, l’arte del porre domande ovvero la maieutica che fu di Socrate, a qualsiasi argomento od evento che ora ti appassioni, ti coinvolga e guarda che scoperte impensabili incontri, che tue granitiche certezze, magari, vanno a sgretolarsi.

E’ l’arte del guerriero, è lo Spirito Ribelle, caro te che mi stai leggendo.

 

Allora, giusto per provare, facciamolo con lo sport e…… le Arti Marziali.

Hai ma considerato questa possibilità?

Il gioco sportivo è la realizzazione di un sogno inconscio. L’attività ludica – manipolare oggetti, lanciare una palla, contrastare un compagno – si attualizza per mezzo di comportamenti manifesti che nascondono un contenuto latente. Il gioco è l’espressione mascherata dei fantasmi inconsci che ossessionano segretamente il giocatore. Manifesta così dei conflitti interni: i desideri profondi sarebbero spesso intollerabili agli occhi di tutti, ma diventano tollerabili dopo il travestimento ludico, usato dal soggetto come una forma di difesa

(P. Parlebas, sogiologo e professore di educazione fisica)

Io sì.

Infatti mi chiedo sempre, davanti ad ogni nuovo allievo e al di là dei motivi che mi espone sul perché scelga di praticare Arti Marziali, “cosa” stia davvero cercando, “da cosa” stia fuggendo e “come” stia nel varcare la soglia del Dojo.

 

E, a proposito di “caso” che “non esiste”, di ricerca e arte del dubbio il che comporta, inevitabilmente, un percorso mai scevro di errori, cadute e frustrazioni, ti lascio con il quesito se scegliere di

Restare dentro l’armatura delle tue certezze, delle pratiche che conosci e ti rassicurano, della tua convinzione che, fuori di te, sono gli altri a non capire, a sbagliare.

Arrenderti allo scemare della passione, ai piccoli e grandi dolori ed infortuni che costellano i tuoi anni di pratica, al crescere della fatica che, con l’invecchiare, è inversamente proporzionale al crescere della qualità del tuo praticare, alla noia del ripetere ed imitare.

Oppure… “non andartene docile in quella buona notte” (Dylan Thomas) e non smettere mai di cercare, mettendo sempre te al centro dell’opera

del praticare, e non la tecnica, lo stile; e anche quando le congiunzioni ed i pronostici, con gli anni che passano, paiono infiacchirti fisico ed animo, sembrano tutti a te avversi, impegnarti, guardare oltre e lottare, che i tuoi Poteri Potenti sono lì, a portata di mano.

 

 

1. Hai sei minuti di tempo per guardare questo? https://www.youtube.com/watch?v=DyMrT2xz798

Ovvero Francesco Coniglione (già professore ordinario presso la Facoltà di Scienze della Formazione di Catania in qualità di titolare della cattedra di Storia della Filosofia; oltreché docente di Logica e Filosofia della Scienza e Storia della Scienza) e la sua riflessione su scienza e covid.

Oppure di leggere, ad opera di Silvano Fuso, chimico che si occupa di didattica delle discipline scientifiche e di divulgazione, “La falsa scienza” o “Strafalcioni da Nobel”?