lunedì 25 novembre 2019

Spirito Ribelle, sito rinnovato!!




Ci hanno, a vario titolo, contribuito i due allievi ed amici a me più vicini: il Maestro Valerio e Giovanni, e Monica, mia allieva, ma soprattutto autentica compagna di vita nelle acqua calme come nelle tempeste più assassine.
Ci hanno contribuito e poi Giovanni ci ha messo il “tocco” finale.

La svolta, dopo gli oltre trentacinque anni dello Z.N.K.R., che ha portato allo Spirito Ribelle (ne trovate tracce, odori e una descrizione nel precedente numero di Shiro: Giugno – Settembre 2019) ora si mostra anche in una vetrina “on line” che rispecchia appieno questo nuovo corpo e cuore.

Uno sfondo che è Milano, la mia, nostra città.
Perché la Natura: i boschi e l’acqua, i monti e i laghi, gli alberi e il muschio, sono sì affascinanti, sono sì un ricordo atavico da non dimenticare mai, sono sì luoghi e tempi di pratiche che ancora oggi io e lo Spirito Ribelle (come fu dello ZNKR) abitiamo a volte, per ore o notti e giornate intere. Ma io e gli allievi, siamo uomini e donne di città. Come ricordava lo sciamano Don Juan, in un prezioso libro di Carlos Castaneda: “Tu sei un guerriero metropolitano”.
Allora è Milano, la nostra Milano, quella dei noti Duomo e Castello Sforzesco, Brera ed i Navigli, ma anche quella della chiesa di San Eustorgio dove compare un inquietante affresco raffigurante una Madonna con le corna; della basilica di Sant’Ambrogio e del pilastro su cui è scolpito un serpente; del Carrobbio luogo dove si leggevano le condanne o si proclamava la concessione della libertà agli schiavi; di Piazza Vetra che fu una delle zone più temute di Milano in quanto vi si svolgevano le esecuzioni capitali di coloro che erano condannati per eresia comprese le streghe, arse sul rogo (1); di via Scaldasole dove, negli anni ’60, agiva un circolo anarchico di cui faceva parte Giuseppe Pinelli.(2)
Ma anche la Milano della periferie: quel piazzale Corvetto dove, nella prima decade del 2.000, i capi mafia si incontravano apertamente in un bar di corso Lodi, proprio dove si affaccia una delle mie finestre, mentre i “soldati” venivano arruolati nei pressi di un distributore in piazza Bologna (3); il quartiere Giambellino, passato dagli anni ’60 e ’70, in cui il tessuto operaio ed associativo era vivace e coeso e la mala quella simpaticamente cantata da Giorgio Gaber nel “Cerutti Gino”, a luogo di degrado e simbolo di una mancata integrazione (4)

Poi, sfondo milanese alle spalle, quel che noi facciamo e come lo facciamo.
Una pratica corporea, una pratica motoria, che evidenzi lo scorrere insieme, inseparabile, di pensiero, emozioni, sensazione e fisicità; una pratica corporea, una pratica motoria, che stimoli a ricercare le condizioni migliori per percepire, per riorganizzare i pensieri e per apprendere attraverso il sapere carnale, corporeo; una pratica corporea, una pratica motoria, che faccia dei vari modi del confliggere un’arte di comprensione e crescita reciproca.
Buttagli un’occhiata e, se ti andasse, vieni a trovarci, vieni a praticare. Ti aspettiamo!!


1.            Per saperne di più, “Milano magica”, di Elisa Ghiggini, docente e laureata in storia e filosofia, già attiva nella comunità di Damanhur, che ebbi il piacere di conoscere e frequentare negli anni ’80.
3.            “Criminalità organizzata nelle periferie milanesi: il caso Corvetto”, consultabile su                     https://www.stampoantimafioso.it/wp-content/uploads/2017/03/Tesi-Triennale-Corvetto.pdf




giovedì 7 novembre 2019

Praticare con noi





Praticare secondo il nostro modo è avviarsi su un percorso di consapevolezza che fa del movimento corporeo lo strumento per conoscere realmente se stessi, le proprie abitudini motorie, scoprendo, altresì, nuovi e più efficaci ed efficienti (1) modi di agire nello spazio e con gli altri.
Infatti, solo il movimento, volontario o involontario (2), ci permette di accedere alle sensazioni ed alle emozioni.
Mentre agiamo nello spazio, ascoltandoci, apriamo il campo interiore fondamentale per
-       arricchire e modificare l’immagine che abbiamo di noi. Se l’immagine di noi corrisponde poco o nulla a quel che siamo realmente, ogni nostro gesto, ogni nostro agire ci costerà fatica e non sarà mai pulito e fluido, in quanto difforme da ciò che siamo veramente (3);
-       aprire la strada verso una esplorazione che, priva di giudizi (giusto o sbagliato) e subordinazione a ciò che ci viene suggerito o peggio imposto da altri, porti alla scoperta del nostro sé autentico e così al suo agire consapevole e fluido.
-        
Il passaggio alla stazione eretta, insieme all’abbandono dell’uso  di un tratto della colonna vertebrale per deambulare (4), ci ha portato necessariamente a concentrare nel bacino il luogo della forza e  della trasmissione.
Lì sta il baricentro del corpo umano.

Purtroppo, causa anche una difettosa immagine di sé, esso è visto come un unico blocco (5) incapace di micro movimenti interni, spesso assente da gesti e azioni di cui invece è il reale motore: guardate quanti pochi runners e joggers corrano col bacino, affidandosi invece alle gambe, ovvero alla periferia invece che al centro!!
Una buona consapevolezza del bacino ci fa comprendere che i suoi movimenti arrivano a spalle e testa, attraversando la colonna vertebrale, come anche in direzione opposta.
Una scarsa comprensione e consapevolezza del bacino: come è fatto, dove è collocato, come agisce all’interno del corpo, invece depaupera e distorce ogni gesto, ogni azione che richiedano fluidità e forza, impedisce l’accesso libero alla sfera delle sensazioni e delle  emozioni, riducendo ogni vivacità erotica, dunque non solo sessuale, ma intesa come piena gioia di vivere.
Che si tratti di semplici gesti isolati quotidiani, che si tratti di una formazione corporea alla “Camicia di Ferro”, che si tratti di agire in condizioni di criticità e avversità che nascono esterne a noi per poi toccarci, colpirci “dentro”, dunque fisicamente come anche  emotivamente e sentimentalmente (per esempio un’aggressione fisica e/o emotiva), che si tratti di sciorinare una danza, una “forma”, una sequenza artistica o sportiva, senza la comprensione e l’uso consapevole del bacino, il nostro agire come i nostri risultati, saranno ben poca cosa.


1. Efficace – “che produce pienamente l’effetto richiesto o desiderato”. Efficiente – “che ottiene risultati da quello che fa”. Accostati, assumono il significato di “massimo risultato nel minor tempo possibile e con la minore dispersione di energia”.

2. “Muscoli involontari (noti anche come muscoli bianchi o muscoli lisci) sono quei muscoli presenti nell'organismo umano la cui contrazione viene regolata dal sistema nervoso autonomo. Sono involontari, quindi, tutti i muscoli la cui attività non viene influenzata da attività nervose volontarie”

3. “Ognuno di noi parla, si muove, pensa e “sente” in modo diverso sulla base dell’immagine di se stesso che ha sviluppato negli anni.  Per cambiare il modo in cui agiamo dobbiamo cambiare l’immagine di noi stessi che portiamo dentro di noi.” (Moshe Feldenkrais). Dunque, avendo un’immagine di sé carente o parziale (che è il caso della maggior parte delle persone), si eseguono movimenti non organizzati in maniera ottimale, sforzi eccessivi anche per compiere piccole azioni, carichi dannosi per le articolazioni, tensioni inutili in zone del corpo come la cervicale o la zona lombare e quindi risultati poco soddisfacenti sia nell’azione  da compiere che nel piacere personale, più o meno consapevole, ad essa collegato.

4. “Tutti i quattro arti servono alla marcia, la funzione della colonna vertebrale è differente : la porzione toraco-lombare è un ponte tra gli arti pelvici propulsori e quelli toracici predisposti ad ammortizzare”

5. “Il bacino è una coppa formata da cerchi, fori e archi. (omissis) La coppa del bacino oscilla liberamente attorno alle due teste dei femori ed è collegata, posteriormente, al sacro e alla colonna vertebrale” (A. Olsen in “Anatomia Esperienziale”)