lunedì 27 giugno 2016

Contatto


Il mio, il nostro
Libro
 

La copertina
A volte pare sia accaduto qui, quello che ho voluto raccontare, mentre le Ombre scorrono a danzare verità contrastanti.
Una voglia forte di esistere, così diverso, estraneo, da un mondo guastato dal business, dalla faciloneria, dalle mani sgraziate di maghi da baraccone e soldatini di battaglie mai combattute.
Sfoglio il libro, che traccia su carta quel che è accaduto, che io fatto accadere, che decine e decine di uomini e donne accanto a me hanno fatto accadere.
Socchiudo gli occhi, una stella esplode lacerando il cielo notturno. E’ solo l’inizio di una dramma che è anche favola, forse leggenda.
Quarant’anni di pratica marziale che è stata diversa di incontro in incontro, da una salita ad una discesa, fino alla salita successiva.

Tutto, e cos’altro? è accaduto qui, allo Z.N.K.R., nel praticare Arti Marziali.
Mi sembra ieri che sembrava un gioco per “duri”, un fare per sentirsi più forti, un rincorrere Arti, stili e gradi. Erano invece gli anni ’70, ’80 e ’90.
Questa, lo scrivo netto, non è stata, non è, una storia facile, perché si è lasciata alla spalle difese infantili e intellettuali bugie.
Perché ha affrontato a viso aperto la storia di ognuno, per prima la mia.
Perché si è rifiutata di sostituire uno sbaglio con un inganno, preferendo affondare le mani nel buio, nello sporco, nel socialmente mal visto, per fare dello sbaglio una risorsa, un’arma che offende, lacera, fino a denudare la verità di ognuno.

Da qui, ed erano gli inizi del ‘2000, il tempo ed i pugni, le serate in Dojo e gli incontri, hanno preso a rivelarsi per emozioni, per spaccature crudeli del cuore. E nessuno, se lo ha voluto, ha più potuto nascondersi e mentire, confondere fragile coraggio con prepotente vigliaccheria.

Siamo stati e siamo tutt’ora una Scuola, una comunità, un clan, un percorso di individuazione, di crescita, di trasformazione adulta.
Siamo artisti del confliggere che, delle Arti Marziali, dello scontro fisicoemotivo, della sensibilità motoria, fanno luogo e linfa di vitalità, di sano erotismo, di abbraccio del buon vivere.
Ci siamo mostrati un poco speciali, anche se a volte ha fatto male.
Ci mostriamo un poco, ma anche tanto, speciali perché impariamo ad affrontarci e ad affrontare, a ingaggiare il mondo tutto che sta dentro ognuno di noi e quello che sta fuori ognuno di noi.

Così nasce questo libro, teoria di una prassi vissuta, masticata, inghiottita; un cibo, un pranzo, che continua e continuerà ancora negli anni a venire; un nutrimento per uomini e donne alla ricerca di sé e di un senso al vivere.

Le nostre Arti Marziali che io presento a tutti.
A Michela Parmeggiani, amica e mentore, con un vivace passato marziale alle spalle ed un presente di psicoterapeuta e didatta, una breve prefazione che bene centra il cuore del nostre essere, del nostro fare.
Spillare vino, come spillare vita ...
A me, tutto il resto.
A voi, se lo vorrete, la lettura.

Un grazie particolare ad Angelica e Gilda, che il libro hanno vestito e messo “in rete”.

 
In attesa di acquistarlo direttamente su Lulu.com. potete prenotarlo contattando me direttamente.

 
Contatto

Praticare le Arti Marziali Asiatiche come terapia e percorso formativo di individuazione,
trasformazione e crescita

 






 

venerdì 17 giugno 2016

Il canto di ognuno


36° Gasshuku -  stage estivo
Giugno 2016
Agriturismo UNA. Monteprandone (AP)

 

Il mio canto di vita si è affievolito, forse, nel tempo.
O, semplicemente, ha mutato i toni, ammantandosi di una pervicace melanconia.
C’è stato un tempo lontano in cui a chi mi chiedeva “Quando vai in ferie?’” rispondevo “Io sono sempre in ferie, è la mia vita che è ‘ferie’ continua”. Testa alta, sfrontata, occhi già induriti ma pur sempre luminosi, con un mostro dentro che non volevo riconoscere e il cuore a scoppiare di irriverente vitalità.
E mi guardo, immerso nel sentimento affettuoso di allievi che sono anche amici, al nostro 36° Gasshuku, lo Stage Estivo della Scuola.

Danziamo Tai Chi Chuan, formando anelli e poi spirali; un corpo marziale denso e fluttuante, gesti sinuosi che si avvolgono e si srotolano senza sosta.
Nascondiamo le pieghe e gli angoli, perché il gesto, l’agire, scorra ora lento ora rapido, ma mai incagliato, mai spigoloso, sempre a fluire come un fiume dalla inarrestabile corrente.
Ispirarsi all’acqua, movimento mutevole; agli alberi, nel loro radicarsi dentro al suolo ed insieme estendersi verso l’alto.
Scopriamo, azione dopo azione, che tutto è compreso nel resto che sparisce, che è distanza e contatto. Ogni gesto “sbagliato” è un insegnamento, un ammonimento severo e paterno che nessuno è invincibile, che si torna vincenti solo attraversando l’arido e duro campo che è dei perdenti.
Una danza che senti dentro fino a spingerti a levarti in volo, certo che nessuno di noi sparirà mai senza aver lasciato un segno.

Sarà il Kenpo Taiki Ken a spargere voce sui gesti silenziosi. A scivolare guardinghi lungo le linee del triangolo o ad avvolgerci attorno ai semicerchi, falci nell’erba simili a spicchi di luna, che i nostri piedi disegnano rapidi.
Tutto ciò che nel Tai Chi Chuan è iniziato, si riversa nell’efficacia guerriera del Kenpo, masticato su pugni e bastoni, coltelli ed evitamenti. Nessuno fermo su quel che sembra, che mai è abbastanza, piuttosto tutti attenti, tutti predatori, che nessuna percossa conosce l’innocenza, nessun colpo può dirsi non colpevole.
Ora che il cemento e l’erba distesa si mostrano come fossero nebbia intagliata nel cielo, ora che nessuna impertinenza, nessun maramaldeggiare ci è consentito, ogni gesto ci appare semplice, persino fragile nella sua nuda essenza eppure … letale.

Ancor più quando è l’acciaio del katana, notte fonda alle spalle, a levarsi nell’aria, a falciare e sibilare ora a vuoto ora su stecche di bambù avvolte nella paglia intrisa d’acqua.

Poi, la mattina, il tempo offre sorrisi e volti tirati dalla fatica, attenzione guerriera catturata dentro ombre scure e luci tremule.
Mi ritrovo, canto di vita potente nella sua ritrosa malinconia, a danzare un secondo, un attimo solo. Un attimo per ripercorrere una vita, sessant’anni e più, la mia, e quarant’anni di Arti Marziali.
Davvero, può bastare un attimo, un secondo per scoprirsi innamorati, che il tuo mondo ora ti è sconosciuto e l’altro anche, o, forse, è solo diverso da prima, che sempre è diverso da prima.

Il cerchio del saluto, lo scurirsi ai fianchi della cintura di Francesco, gentile allievo del DAO. Le coccole a pranzo.

Il mio canto di vita, certo, non è più quello di una volta.
Ma lo canto con sentimento, riconoscente a chi mi sta accanto nella vita privata, a chi mi accompagna sulla Via che è del Guerriero.
Il 36° Gashuku, lo stage estivo della Scuola, volge al termine. Si chiudono le danze guerriere, la lotta, i pugni. Continua, nel cuore di ognuno, il proprio canto di vita. Un po’ più forte, un po’ più libero, dopo questi due giorni insieme, Jitakyoei.








martedì 7 giugno 2016

Un pizzico e forse più, di buon senso in ogni pratica motoria



Kenpo armato. Maggio '16
Come avviene per ogni pratica artistica corporea, così anche la pratica marziale, intesa nel suo senso più profondo: efficacia lottatoria e crescita interiore, si basa essenzialmente sue tre aree intellettuali:

-       la psicofisiologia, ovvero l’impostazione anatomo – funzionale del corpo in azione, la senso – motricità;

-       l’impostazione filosofica, la cosmogonia, che coniuga compresenza del tutto di stampo taoista (Wu Wei, non forzare !!) e fenomenologia della pratica corporea i cui referenti culturali più evidenti sono Merleau Ponty  (“Corpo: mezzo con cui ciascun uomo fa esistere per se stesso lo spazio circostante e riesce a conoscerlo e spiegarlo grazie all’affettività, ovvero alle reazioni emozionali che scaturiscono dagli stimoli dei sensi”; “Riflettere autenticamente significa darsi a se stesso, non come una soggettività oziosa e recondita, ma come ciò che si identifica con la mia presenza al mondo e agli altri come io la realizzo adesso.”) e Levinas;


Pranzo offerto dai neo Dan. Marzo '15
-       la simbolizzazione corporea, ovvero l’idea del corpo come conduttore di segni, di metafore dove l’organo fisico – matrice di segni rimanda a realtà psico-fisiologiche di vario ordine.

Queste sono evidenziate da una prassi mirata e consapevole che, nel lavoro con il compagno e nel gruppo, fa del “corpo proprio” un ponte per il recupero del rapporto con l’altro: che sia l’ovvio altro da me come, il meno ovvio e scontato, altro di me.


Rinfresco offerto dai neo  Kyu. Ottobre '15
E’, la nostra, una prassi che rifiuta la “ginnastica dell’obbedienza”, il meccanico ripetere, la strumentalizzazione del corpo come oggetto di lavoro: Palestre e pratiche di fitness, tapis rulant, spinning, crunch, lezioni di aerobica, vasche su vasche a nuotare avanti ed indietro, ma anche ossessive ripetizioni di tecniche, stili e modelli da copiare pedissequamente, ignoranti scazzottate a mò di sfogatoio, ecc. bye bye !!
Essa, invece, come ho scritto più volte, è vicina alla medicina olistica, al sapere medico cinese antico, quanto lontana dal “corpo macchina” inteso come assemblaggio di parti, in cui il danno consiste nel cattivo andamento di parti non auto – adattive.
Così essa interpreta il vivente come “organo omeostatico” (Il corpo matrice di segni. di S. Guerra Lisi & G. Stefani), in cui tutte le componenti hanno un nesso organico e funzionale tra di loro e rispetto al tutto. Questo, ovvero ogni componente è metafora e metonimia del tutto, comporta, da parte dell’individuo, la concreta assunzione di responsabilità: non afferma “mi si contraggono le spalle”, ma “io sono contratto di spalle”, e a chiedersi cosa questo significhi …

Tale disponibilità, questa apertura a sé, si connota come un “vuoto fertile”, per usare un termine caro alla Gestalt, in cui vivano la dialettica pieno / vuoto, intendendo il secondo come vulnerabilità e disponibilità allo scambio, al mutamento.
Dal punto di vista strettamente corporeo, essere vuoti, aperti, investe le aree tonico e posturali. Anche la neurofisiologia ci parla di sensorialità e motricità non distinguibili tra di loro.

Se la tonicità del muscolo, come noi crediamo, sta nella sua capacità di farsi stirare, parliamo di disponibilità. Tutto il contrario dell’ispessimento, dell’ipertrofia. Della creazione di una massa, di un’ostruzione al confronto, all’apertura, al contatto.


Residenziale Kenshindo. Luglio '15
La presenza attenta e sensibile a sé alla propria esperienza corporea, struttura questa disponibilità, questa apertura. Ancora una volta, con i classici testi taoisti, interviene la neurofisiologia a parlarci di “una struttura di regolazione centrale comune” (Se la cura è una danza. di V. Bellia),  una formazione reticolare, ovvero un complesso di cellule  nervose immerse in un folto intreccio di fibre nervose che le collegano sia tra di loro che con le vie nervose  ascendenti e discendenti, atta a interpretare l’integrazione sensoriale.
Ecco perché abbiamo più volte scritto di emos-azioni. Che tono, presenza di sé e sensorialità costituiscono un unico ceppo.

Se la funzione tonica interviene così nel nostro agire, sappiamo anche che essa esiste anche come tono organico, neuronale, financo psico-emozionale: “La funzione tonica rinvia allora a uno stato di attivazione globale, di tensione interna, che rappresenta in un certo modo la necessaria risposta alla pressione ambientale” (Se la cura è una danza. di V. Bellia).
Ecco perché quanto sopra è fondamentale (hon) per affrontare uno scontro, un combattimento, in pedana quanto, dal Jutsu ( la pratica del combattimento) al Do ( la Via, la personale ed autodiretta scelta di chi essere e come vivere), per stare nei conflitti quotidiani, quelli affettivi, familiari, lavorativi, ecc.

Rinfresco per il mio compleanno. Novembre '15
Saper stare nei conflitti, saper gestire il confliggere, si può e meglio grazie ad un buon equilibrio della pressione interna globale del corpo. Essa è chiara e coraggiosa affermazione di voler essere presenti sul palcoscenico quotidiano. Un essere vivente non è solo tale, è anche deciso a restarci !!

E qui, potremmo aprire un capitolo su cosa sia realmente la difesa personale.
Ma ….. sarà per un’altra volta !!