Fushime Taiso |
Noi non siamo, nessuno di noi lo è, soltanto bagagli, più
o meno accatastati alla rinfusa, a viaggiare in ordini sparsi.
Né ho il viso duro di chi pensa d'avere sempre ragione,
di camminare sicuro verso una certa direzione, che per me vivere nasce per
strada e diventa poi altro solo se accetto di sbagliare, cadere e risollevarmi.
E’ così da alcuni decenni e lo è ancora di più ogni
giorno che passo dentro l’emozionante mondo delle Arti Marziali, calcando passi
sempre più leggeri, sempre più profondi, che mi cambiano e, ai miei occhi,
cambiano chi mi sta accanto.
Allora questo
Sabato
8 Giugno,
racchiusi in un piccolo giardino della grande Milano, al
“Marcello Candia” che ormai è un poco anche la mia casa di pratica all’aperto,
siamo un manipolo di ricercatori, di eretici guerrieri, ad esplorare tesori e
misteri, ad affrontare il filo che unisce le più antiche pratiche taoiste alle
arti combattenti del Giappone, a tenere dritto il timone di una navigazione corpomente, fisicopsichica che non teme
alcuna sorpresa, alcun sconcerto.
Anzi, sorpresa e sconcerto li cerca, noi così lontani
dalla certezza del noto e del rassicurante e del ripetitivo che tiene le mani
legate a tanti servi di questo o quello stile, ma sta ben distante dalle mani
nostre, che sono coraggiose e curiose di imparare, di sapere.
Undo Kankaku |
Siamo in sei: “zoccolo duro” dello Spirito Ribelle ZNKR a cui si aggiunge Roberto, praticante di Jeet
Kune Do.
E ci vengono a trovare amici vecchi e nuovi, per un
saluto; e mi scrivono amici vecchi per testimoniare che non hanno dimenticato
il passato condiviso e che, prima o poi, vogliono rinverdire.
Undo Kankaku |
Noi, immersi nel “qui
ed ora”, nessun respiro da dimenticare ed i fili d’erba su cui rotolare:
“Fushime taiso” a dividere prime parti del corpo e poi ricomporle in armonie di movimenti, disegni semplici che
tra l’annusare un passato arcaico e l’esplorare la fluidità dell’agire nello
spazio ci guidano verso possibili direzioni, ognuna una diversa narrazione.
Abbiamo tre ore davanti, tra il respirare dai piedi e la
spiralizzazione dei tendini e “Happo undo”
che è necessariamente
differenziare, muscolo da muscolo, articolazione da articolazione, per
integrare, per coordinare in sé relazioni funzionali tra le diverse parti. Che,
nella vita di tutti i giorni, è essere l’adulto autodiretto che sa analizzare,
paragonare, operare delle scelte.
Danshari Waza |
Affrontiamo “Kankaku” che è il sentire di pelle ogni
squilibrio, ogni movimento, che è sviluppare “Ting”, l’abilità di percepire le tensioni nel corpo proprio e
dell’avversario. Come a dire, nei propri confini di pelle, separare e
proteggere, appellarsi ad un uso moderato, ecologico, della forza. Che, nella
vita di tutti i giorni, è comprendere la qualità del contatto con l’altro,
costruire una coraggiosa empatia di confronto che sa scegliere se aprirsi e
collaborare o resistere e rifiutare.
Pratichiamo sempre, e anche oggi a questo Seminario non
potrebbe essere altrimenti, perché ogni esercizio, ogni gioco, ogni momento di
lotta e di scontro, sia una finestra sulla vita quotidiana, sia integrare
quanto sopra nelle scelte e nelle azioni di ogni giorno, sia al servizio del nostro diventare adulti migliori.
Danshari Waza |
E’ così anche con “Danshari waza”, il regno del vuoto,
della forza senza sforzo, del fluire a spirale, tra colpi minacciosi ed
evasioni leggere, attacchi e contrattacchi a contatto leggero. Un fluire tra
spirali ed onde che dettano la legge del più capace, quello che nelle onde sa
navigare e delle onde sa farne forza dirompente, letale.
Arriverà presto, anche se non oggi, il tempo del contatto
pieno, autentico, a tutta forza, a saggiare ogni efficacia, a fugare ogni
dubbio.
Oggi affiniamo “I”, che è intuito e istinto, e come tale
nutre ogni momento di noi e del nostro agire, senza il quale ogni pratica
marziale e di benessere è semplice ginnastica.
Oggi, ancora una volta, tra pugni e calci, tra esercizi
taoisti della salute e della percezione del proprio centro di forza, che è
nucleo intimo, pulsionale,
ci
prendiamo cura di noi per evitare di doverci curare.
Undo Kankaku |
Danshari Waza |
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