sabato 5 dicembre 2020

X Factor 2020

 La veste, il packaging, magari cambia, ma il contenuto è sempre lo stesso.

Quello funzionale al “consumo senza uso” dove la voce è data ai soliti servizievoli subalterni, gli stessi se non nel nome e nelle facce, certo nel cuore e nel cervello. A questi il compito di bene imbandire la tavola con minestre e carni insaporite dalle spezie alla moda che i mercanti dell’altrove, che è sempre qui e sempre lo stesso, vendono a profusione; perché i commensali possano abboffarsi in un tempo quotidiano che si accartoccia sempre uguale a se stesso.

Dunque facciamola breve.

Cominciamo dai giudici: Manuel Agnelli, Mika, Emma Marrone, Manuel Zappadu, che tutti conoscono come Hell Raton.

Manuel Agnelli e Mika sono i soli due che dissertano di musica. Hanno i loro gusti, le loro piccole strategie per far inciampare il concorrente avversario, ma almeno si occupano di musica.

Premesso questo, e non è poco in un talent che di musica si dovrebbe occupare, Agnelli è il tipico ex alternativo che, dopo aver fatto e rifatto il giudice a questa simil “Corrida”, (lo spettacolino nato negli anni ’70, presentato da Corrado, e poi trascinatosi per un paio di decenni) venduta e agghindata alla moda per avere successo negli anni 2000, ci sputa sopra, lui che è un vero rocker, e se ne va sbattendo la porta. Ma poi ci ritorna, che una ribalta, un po' di popolarità e qualche soldo in tasca fanno comodo a tutti, anche ai “duri e puri”. Niente di male, come si diceva: “Tutti i gusti sono giusti”, ma due parole di autocritica, due parole di ravvedimento?

Mika, cantante di una mediocrità disarmante, non perde occasione per distrarsi al cellulare, per perdersi nei suoi pensieri, del tutto superficiale ai tempi e ai contenuti dello spettacolo. Però fa il simpatico, sbaglia (apposta?) la pronuncia delle parole, finge di non capire i doppi sensi che diffonde a profusione in una edizione, questa, che ha sdoganato l’intercalare fatto di parolacce, gli apprezzamenti iperbolici in cui domina “super”. Una trasmissione di una povertà culturale e proprietà della lingua italiana perfettamente in linea con un paese dove pochi sono quelli che leggono e ancor meno quelli che capiscono un testo scritto. Insomma, Mika, che lo faccia apposta è quel che penso, è perfettamente funzionale ad un programma di TV trash, la TV come piace ora e raccoglie consensi.

Poi ci sono Emma Marrone e Hell Raton, il “ratto infernale” (!?!?)

Emma, probabilmente inutile al panorama musicale e pertanto perfettamente a suo agio nella musica “usa e getta”, non si sbilancia mai in commenti musicali, anche perché non mi risulta esista prova che abbia la cultura per farlo. Il suo è tutto un esaltare presunti sentimenti ed emozioni dei concorrenti, stati d’animo e simpatie. A lei interessa nulla dello spessore musicale del concorrente e del brano, interessa solo civettare con simpatia ed antipatia, tutta volta al soggetto, alla persona per come appare, cosa, secondo lei, prova dentro e non alla performance con cui si presenta.

L’autorevolezza culturale della signorina ha raggiunto uno dei culmini quando, lei, che si fa paladina della dignità femminile, dei diritti delle donne, ha sbrodolato contenta nell’elogiare la performance di un suo ragazzotto, esibitosi in mezzo a un nugolo di ballerine seminude ed ammiccanti, e declamando un testo platealmente e banalmente maschilista.

P. Claes
Fulgido esempio del maschilismo più bieco e sotterraneo è questo Hell Raton.

Ammetto che alle prime puntante mi aveva fregato: giovane capace di lasciare l’Italia per farsi una esperienza a Londra, si è costruito una solida fama nel panorama musicale nostrano co - fondando la Machete Crew, poi CEO e direttore creativo dell’etichetta Machete Empire Records: Un abile talent scout. Mi pareva uno adatto, con le competenze, per dare dei giudizi musicali a 360 gradi.

Ma, come recita il verso di una canzone rap romana “Sotto pressione la gente cambia” ed il nostro, a gara in corso, ha subito mostrato il suo maschilismo strisciante verso “Le mie ragazze”, giovinette in adorazione del loro Pigmalione che lui manipola verso una sudditanza musicale totale e quando una voce, un contrattempo, chiede spiegazioni sul versante musicale, quello oggetto della trasmissione, che, orrore, potrebbero minare la sua egemonia,  il giovane Topo scansa l’ostacolo rivolgendosi direttamente alla “sua” ragazza chiedendole se è felice, se sta bene, se è contenta di quel che fa.

Non so quanto per ignavia e quanto per abile strategia, al momento di prendersi le responsabilità di giudice (eppure è lì, e pure pagato, per questo) svicola affidandosi al giudizio del pubblico.

Per lui, tutte le valutazioni musicali passano sotto il giogo del mercato, che, ovviamente, è il suo di mercato: la musica fuori da quel che lui produce e comunque transita nel suo genere, non gli interessa. Forse, per lui, non esiste?

Insomma, un abile manipolatore a senso unico che tanto piace alle ragazzine, alle donne adulte (stupidamente sessista la frase a lui indirizzata dalla presentatrice su cui, ovviamente, nessuno ha avuto da ridire: mica era stato un uomo a pronunciarla!!) e credo pure a qualche “tardona” a caccia di sensazioni piccanti, infatti :” Chi è “Manuelito”, il sexy e trendy Hell Raton di X Factor 2020” (Metropolitan Magazine del 2 Dicembre) o i post hot a lui dedicati sui social: https://www.teamworld.it/musica/perche-hell-raton-giudice-ha-conquistato-pubblico-x-factor-2020/ Sì, va bene, beato lui, ma il giudice musicale dove sta?

Una osservazione l’ho da fare sulle canzoni, gli inediti, presentati a iosa in questa edizione.

Va bene il continuo plaudire questi giovani che scrivono da sé i testi delle loro canzoni.

Giusto, ineccepibile. Però anche due osservazioni su come quei testi siano un concentrato di banalità ci vorrebbero. Saranno anche giustificati dalla loro giovane età, ma non si distrugge il loro ego, anzi, forse li si spinge a studiare, facendogli notare che i Baci Perugina sono in commercio da decenni, che qualche tonnellata di poeti ed autori musicali hanno scritto pagine e pagine di grande bellezza ed emozione. Insomma, non è che tutti i pittori sono Botero, allora se in casa tua ci vuoi mettere il tuo quadretto è tuo diritto, ma proporlo ad una mostra senza che nessuno ti dica che è una crosta, non mi pare una bella cosa!!

Chi vincerà questa edizione di X Factor? Boh?

W. Kandinsky
Blind, simpatico ragazzotto della periferia perugina, i cui testi paiono scritti da un dodicenne alle prese con i primi turbamenti ormonali, che semina musica pop alla Paola e Chiara, scolpendosi addosso chissà quali orrori ed ingiustizie di vita da cui cerca un riscatto come artista? Una specie di Fedez degli ancora più poveri?

Casadilego, giovanissima musicista dalla solida formazione classica, voce stupenda, destinata, se resterà nelle mani del suo mentore, a mimetizzarsi nelle sonorità artificiali di una produzione di “plastica” anonima e a breve scadenza?

NAIP, talentuoso ed estroverso musicista, in bilico tra l’originalità eccellente di Caparezza e l’avanspettacolo minuto di Elio delle Storie Tese?

I Little pieces of marmalade, rock sanguigno e tecnicamente ineccepibile, che, fuori dal talent, dovranno decidere se svendersi subito all’imbonitore di turno per raggiungere un successo immediato oppure, come loro auspicato da Agnelli, seguirne le orme transitando per anni nel loro rifugio di nicchia e poi, alla mezza età, cedere “armi e bagagli” e dignità per una sedia (e la popolarità) da giudice a X Factor ?

Non lo so, non ne ho idea e nemmeno tanto mi interessa.

Quel che mi interessa, per la mia formazione corporea e “guerriera”, è ascoltare la musica col corpo tutto, attivando le più diverse esperienze sensomotorie: dalla visuale che offre il centro del corpo a quella del suo volume, dal rimbalzo nel sistema vestibolare allo spazio nelle articolazioni ecc. E’ affrontare ogni forma di spettacolo gustandolo di corpo e, nel trattarne, in uno scritto o in un dialogo, ancora ed ancora ascoltarmi corpo, facendone un corpo dialogante aperto, lontano dalla fissità del “pensiero unico” quanto in grado di affrontare ogni conflittualità con idee altrui. E questo tanto nel provare a comprenderle quanto nel riconoscere la forza, i Poteri Potenti, insiti nelle mie. Anche quando vanno, e succede spesso, contro il pensiero dominante, quello prepotente.

D’altronde, Spirito Ribelle

 

 


 

 

 

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