martedì 8 settembre 2015

Io amo le vite storte


E oggi, Martedì 8 Settembre, si riprende.
Non so ancora bene con chi, dei “vecchi” e “meno vecchi”, non so ancora se qualcuno di “nuovo” verrà a rimpinguare il clan Z.N.K.R.

Perché le Arti Marziali non tirano più come una volta, soppiantate da pratiche edonistiche più in linea con il narcisismo e l’estetismo dominante, tra l’ossessivo anelare ad un corpo scolpito come un bronzo di Riace, le agitazioni frenetiche dello Zumba e le varie tecniche corporee che gli U.S.A. smerciano in tutto il mondo.

Perché noi abbiamo rinunciato alla pratica sportivo – agonistica, che potrebbe attirare i giovani col miraggio di un trofeo o di una medaglia.

Perché, per come noi le proponiamo, prive di machismo muscolare, di riferimenti totalizzanti alla forza del fisico (1) ed alla preparazione atletica, affidandoci invece all’ascolto corporeo, al fare fisicoemotivo, al lavoro di muscolatura profonda ed articolazioni, esse sono un rebus da affrontare, una provocazione all’immagine generalmente conosciuta e condivisa del praticante di Arti Marziali, atletico e “fisicato”.

Perché comunque noi “ci meniamo”, lo scontro fisico c’è, eccome, il che tiene lontani gli “intellettuali” della pratica misticheggiante o le fanciulle, generalmente poco propense al sudore e ai corpi che si incontrano, si toccano.

Perché praticare Arti Marziali come Budo, ovvero terapia di conoscenza e individuazione, destabilizza, scuote forte il cuore, apre alle pulsioni profonde e istintive. Per molti, meglio scegliere un posto dove sudare e sfogarsi e stordirsi senza pensare, senza fare i conti con se stessi; anche se poi si torna, sfiniti nel corpo, a quella medesima vita, incontri, lavoro, affetti e relazioni, che è sempre lì a presentarci il suo conto e il suo pesante malessere (2), in attesa delle prossime ore di evasione in palestra. Un paio d’ore d’aria, prima di tornare in cella ? Una tirata di droga, di sostanza eccitante, del tutto consentita, anzi incoraggiata, dalla società del consumismo e del “giù la testa, prima di tornare nella palude  ?

Perché se io, il docente, il Sensei, mi rifiuto di ridurre la passione per la conoscenza marziale a semplice amministrazione di un sapere che non riserva più alcuna sorpresa in quanto “E’ uno dei nemici acerrimi del lavoro dell’insegnante: la tendenza al riciclo e alla riproduzione di un sapere sempre uguale a se stesso” (M. Recalcati), l’allievo si disorienta, a volte si spaventa. Lui paga e vuole “il servizio”, vuole le istruzioni, passo dopo passo, che lo conducano alla perfetta padronanza dell’Arte per cui ha pagato, che gli svelino il segreto per diventare Rambo o Bruce Lee, che scaccino le sue paure umane, così umane, per farne un robot, un individuo “senza macchia e senza paura”: patetico superuomo da fumetto.

E siamo ancora qua, a più di trentacinque anni dalla fondazione dello Z.N.K.R., da più di trent’anni in via Simone d’Orsenigo.
Allora, un grazie enorme al prezioso Giovanni e con lui a Giuseppe, Celso, Gianluca, Lupo, Roberto, Luigi, Marco, Monica, e mi scuso con chi ho dimenticato.
A loro che, venendo a sistemare e pulire il Dojo, oggi permettono anche a chi si è chiamato fuori, si è tenuto alla larga, di ricominciare il viaggio d’avventura insieme.
Viaggio di scoperta ed emozioni, di conflitto come linguaggio, di pugni e sudore e sorrisi.
Ricominciamo !!

 “Più originale è un pensiero, più ricco diventa il suo Impensato. L’Impensato è quanto di più prezioso un pensiero possa donare”
(J. Derrida)

 
1. Ho scritto appositamente forza “del fisico e non “fisica” perché sia evidente la differenza tra chi si muove nell’ambito ginnico e chi, come noi, invece attinge a piene mani dalle leggi della fisica. Fisica letta con le allusioni poetiche del linguaggio orientale ( terra, cielo, “come una barca sull’acqua”) o con le parole nude della nostra cultura “scientifica”, poco cambia. Per chi fosse interessato a saperne di più, un ottimo testo è “Le basi del metodo” di Moshe Feldenkrais.

 

2.Nel 2011 il 27% della popolazione europea ha sofferto di almeno un tipo di disturbo mentale “ (C. Risé)
Il 38,2 % della popolazione europea soffre nel corso della vita, di almeno un disturbo psichico” (C. Mencacci).
Questi sono dati che, ovviamente, si riferiscono solo ai casi conclamati e da cui restano, in genere, escluse tutte le forme di nevrosi di cui l’individuo soffre ma preferisce evitare di affrontare, ovvero quegli stati che non compromettono stabilmente l’adattamento sociale e la capacità di distinguere tra realtà esterna e realtà interna. La nevrosi nelle sue diverse manifestazioni (fobie, atteggiamento ossessivo compulsivo, continui stati d’ansia, umore tendente alla depressione, stress post-traumatico,reiterati sentimenti di inadeguatezza e insoddisfazione, ecc. )  è pertanto una modalità di relazione disturbata del soggetto con l’ambiente, per un modo di porsi della persona stessa che complica e depaupera la sua capacità di relazionarsi con gli  altri e l’ambiente che lo circonda, inducendolo ad azioni e stati d’animo a loro volta insoddisfacenti, portatori di malessere e di fuga dal prendere nelle proprie mani il proprio destino.








Nessun commento:

Posta un commento