venerdì 29 settembre 2017

Una stramba Scuola per tipi strambi



 
 
 
“Qui non devi imparare, qui impari divertendoti”
(Tiziano Santambrogio)
 
 
Allora sorridi, dai!!
Cosa è quella faccia tirata, quel volto così serio, quell’espressione tra il preoccupato e l’incazzato?!?!
Lo so, è il pensiero dominante che ti ordina di sforzarti, di soffrire per essere legittimato ad imparare. Lo so, c’è pure del retaggio cattolico a ricordarti che solo la sofferenza, dopo che ti sarai mondato dei tuoi peccati (ma quali?) ti autorizza a ricevere il premio.
Figuriamo poi nelle Arti Marziali, nelle pratiche di combattimento, dove ogni macho man che si rispetti deve assumere posture ed atteggiamenti da bullo, da strafottente, deve sfoggiare la faccia truce e lo sguardo da “duro” sopra un corpo dalle braccia “pompate” e, meglio ancora, un tappeto di tatuaggi.

Vuoi che ti ricordi come taoismo e scienze moderne siano concordi nell’affermare che solo divertendosi, solo giocando, solo affidandosi al sistema parasimpatico, quello del piacere, impari veramente?
Lo lessi nei libri di Jerome K. Liss e di William Glasser, entrambi psichiatri; lo scrive coach Di Martino;
lo sentii ripetere più volte ai seminari di Anatomia Esperienziale e di Metodo Feldenkrais; non smette di ricordarlo agli allievi il Maestro Xia Chao Zhen.
Allora, sorridi!!
Lo so, è il pensiero dominante che ti impone di concentrarti sul risultato, sul “goal” da raggiungere, sulla meta a cui arrivare.
Ma così ti perdi il piacere del fare, il piacere del viaggio. 
Devi tirare il gancio sempre più potente, devi eseguire quella forma in modo perfetto, devi aumentare il numero di ripetizioni negli squat. Devi…
E non solo non ti diverti affatto, ma nemmeno ti ascolti corpo, i suoi (che sono tuoi!!) suggerimenti; non accogli le sensazioni che ti arrivano, lo scorrere delle emozioni. Eppure è lui (ossia te, eh eh eh) il vero “Maestro”, è lui che sa dirti come fare. Magari scoprendo strade diverse per arrivare in vetta alla montagna, o anche scoprire che quella vetta ti interessa poco o niente e la tua soddisfazione, il tuo piacere, il tuo autentico “goal” è altrove, in altra montagna o addirittura al lago!
Magari, ascoltandoti corpo, scopri l’inutilità degli squat e di tutta quella sequela di esercizi che compongono la ginnastica, che compongono il tanto diffuso fitness.(1)
Non ci credi?
OK: nella tua vita quotidiana quanti gesti corrispondono alla meccanica con cui esegui uno squat?
Mentre cammini, giochi a calcio o a tennis, tiri di boxe o di MMA, mantieni l’equilibrio su un pavimento sconnesso… NO, mai?!
Ah, ti servono come riscaldamento muscolare?
Allora, visiona mentalmente tutte le azioni che ti ho scritto sopra e pure quelle altre che tu fai abitualmente, poi, quando vuoi, aziona il “fermo immagine” ed, ecco, lavorando su quanto vedi, su quella “fotografia”, puoi, -primo, scoprire che mai e poi mai esegui uno squat in tutta la tua giornata, beh, forse quando defechi su una turca, ah ah ah,
-secondo, intervenire sia riscaldando la muscolatura sia migliorando la tua coordinazione motoria per produrre gesti migliori, più efficaci ed efficienti; quegli stessi gesti che compongono la tua solita giornata.
Vuoi sapere con quali esercizi? No, caro. Niente esercizi, ho in serbo una valigia piena di giochi divertenti!! Altro che noiosissimi squat!! Noi, impariamo divertendoci.

Beh, se poi qualcuno si diverte agendo in modo ossessivo compulsivo, ovvero ripetendo più e più volte lo stesso identico gesto, allora sto zitto. Purché, se lo fa eseguendo i curl (flessione dell’avambraccio sul braccio per tonificare il bicipite) non creda così di aumentare la sua forza. Si, sicuramente avrà un gesto, ed uno solo, la flessione dell’avambraccio sul braccio più forte, ma… ”Pompare i bicipiti è una merda, la forza non sta lì”. Se ad usare un’espressione così categorica è chi, per anni, ci ha dato dentro di pesi e bilancieri, sfoggiando un corpo dalla muscolatura (superficiale) perfetta e possente, per poi abbandonare tutto questo, ricreandosi un corpo meno appariscente ma elastico, agile e incredibilmente potente, c’è da prendere in seria considerazione questa nuova strada. Ah, a dire così è stato Ido Portal, che, tra le altre cose, da alcuni anni, affianca Conor Mc Gregor (!!) nella sua preparazione agli incontri di MMA.

Giocando, poi, impari a destreggiarti e, magari, a padroneggiare l’imprevedibile, le situazioni di caos. Toh, proprio quello che sicuramente ti accadrà in un’aggressione e, sovente, ti accade nella tua vita quotidiana, tra l’automobilista che non frena quando attraversi le strisce pedonali, lo squilibrio in cui incappi inciampando in un gradino, il bicchiere che ti scivola di mano, fino alle imprevedibili e sconnesse crisi emotive che possono coglierti in ogni relazione affettiva. Beh, anche in un incontro sportivo il tuo antagonista ha così tante variabili gestuali che solo la formazione all’imprevedibile ti può dare qualche possibilità di vincere.

O credi davvero che i piegamenti sulle braccia (piegamenti, non flessioni, azzz… e sulle braccia, non con le braccia) le ripetute alle macchine saranno quelli che ti permetteranno di ristabilire in un attimo il tuo equilibrio precario quando inciampi sul giocattolo che tuo figlio ha lasciato sul pavimento o quando hai da scansare l’ombrello del vicino che ti pencola pericolosamente accanto agli occhi?

Allora, allontanati da ogni trappola cartesiana su “mente e corpo”, che tu sei un tutt’uno e muoviti, ascoltati corpo, “ascoltati” perché tu sei insieme soggetto ed oggetto dell’ascoltare, muoviti dentro e fuor di te e fallo giocando, divertendoti. Fallo sorridendo, per niente preoccupato (e rilassati, dai!!) dei risultati e del tutto occupato in quello che fai. Gioca ed ancora gioca.
 
Hai dei dubbi che sia possibile?
Vieni a trovarci ……….
 
“Il vero vincitore di un gioco non è chi arriva primo, ma chi si diverte di più”
(A. Torri)
 
1. Davvero, osservando gli allenamenti di Kick Boxing, Kudo, Jeet K.do, mi prende lo sconforto. Se la didattica è ancor la solita, tutta ordini e copia/incolla, ovvero una noia dai risultati incerti, gli esercizi sono gli stessi che furoreggiavano negli anni ’80, più di trent’anni fa!!!! Prendiamo i balzi a piedi uniti eseguiti lungo una serie di cerchi posti al suolo. Oltre ad essere un autentico rischio per le articolazioni, in primis delle ginocchia (non è un caso che, per esempio, chi pratica pallavolo di professione, balzi e simili li alleni solo ed esclusivamente su pavimenti ad hoc, ad hoc elasticizzati e non sul normale linoleum o parquet), non rispecchiano in alcun modo quanto il praticante farà in combattimento. Ve lo immaginate un kudoka o un kick boxer balzare a piedi uniti contro l’avversario? E chi mai ha occasione di farlo nella vita quotidiana? Anche se hai da saltare una pozzanghera, prendi la rincorsa e salti slanciando avanti una gamba e recuperando l’altra. Vallo spiegare a questi Maestri ed allenatori e ai loro supini allievi!
 
“Nell’uomo autentico, si nasconde un bambino che vuole giocare”
(F. Nietzsche)
 




 

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