lunedì 25 giugno 2018

La tenerezza del lupo




In "I ragazzi che si amano" di J. Prevert
Sono giovani, sono dolcemente appiccicati l’uno all’altro. Lei lo avvolge in un abbraccio tenero, lo sguardo sognante; lui, appena più alto, incombe, un braccio sulle sue spalle, a lei aderente come un rampicante tenace.
Sono giovani e auguro loro di stare in quel bellissimo momento, di godersi quel fragile “qui ed ora” che non sarà, non può essere, eterno.
Nel lungo, lento scorrere della loro immobilità, dei loro sguardi persi e sognanti, vedo palpitare la risolutezza della quiete.

Ogni forma è lenta. Ogni forma è un deviamento, è una Via diversa dall’egoismo brutale ed effimero dell’efficienza muscolare e dell’accelerazione isterica che la vorrebbero inutile.

Non è rilassamento, è Sung: Non rilassarti, non collassare sulla tua struttura scheletrica, bensì rilasciati corpo, sentine peso e volume, spazio interno e spazio esterno, sensibilità cinestetica.

Roba da innamorati, certo, non da manovali del gesto ginnico, abbracci possessivi, privi di eros (e dunque di thanatos) o da boriosi intellettuali che si abbracciano nell’energia cosmica e nel frullato New Age.

In "Questo amore" di J.Prevert
Roba da innamorati, non certo da atleti iperattivi o aspiranti soldatini i quali, come sassi, rotolano servi di una meccanica che ignora il linguaggio delle emozioni, l’oceano delle pulsioni, la coscienza espansa della reverie:La rêverie è dunque uno stato estremamente fragile, evanescente, instabile; e tuttavia essa è l’origine del mondo e dell’uomo, ossia è la dimensione originaria dell’essere dell’uomo di fronte al mondo e dell’apparire del mondo all’uomo (G. Sertoli - Le immagini e la realtà. Saggio su Gaston Bachelard).

E non sanno indugiare, come indugiano gli innamorati nel loro lungo, tenero abbraccio.

L’auto mi allontana ed io mi volto per guardarli un’ultima volta, lì, dolcemente avvinghiati, teneri amanti, appassionati d’amarsi.

Eppure, ciascuno di noi è la tessera di un essere umano, sempre alla ricerca dell’altra sua metà, scriveva Platone. A questa aspirazione di interezza e allo sforzo di coglierla, diamo il nome di Amore, di Eros.

Credo che nulla in ciò, e mi perdonerà il sommo Platone, sia fisso, duri per sempre. Che nessuna “metà” sia quella “giusta”. E’ che incontriamo persone giuste in quel e per quel momento: da lì in avanti sta a noi tessere relazioni che funzionino (giuste) o che non funzionino (non giuste).
Ogni relazione, come ogni percorso di vita, va vissuto consapevoli che sarà necessario modularla, saper scegliere quando flettersi e quando resistere, quando afferrare e quando lasciare, un po' come nel lottare, nel combattere: “Non si trova il partner giusto, lo si costruisce” (M. Rampin).

Come lupi feroci. Come abili predatori.
Coraggiosi cacciatori di cibo, sempre rispettosi dell’ambiente, della Natura in cui vivono. Coraggiosi lottatori solo per quelle lotte che abbiano un senso profondo, senso di “vita o morte”.

Non so quanto dureranno i due giovani innamorati. Non è nemmeno importante.
Importante è la passione e la totale presenza che sapranno mettere in ogni loro singolo istante, in ogni loro passo dentro al rapporto, finché questo abbia un senso.

Passione profonda per ogni incontro, per ogni momento.
Teneri lupi innamorati del vivere.
In questa società di “plastica”, del consumo senza uso, autentici Spiriti Ribelli, anche solo per un lungo attimo d’abbraccio.






















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