mercoledì 11 marzo 2020

Quasi nemici




Sono questi tempi così oscuri, dove la vita sociale e collettiva in tutti i suoi aspetti è messa al tappeto dalle decisioni governative prese per abbattere  un nemico invisibile; un nemico  che non so quanto nato dal caos della Natura e quanto, invece, da mani umane:
https://www.stefanomontanari.net/ecco-lintervista-che-e-stata-censurata/.

Ecco, a cinema chiusi,  mi piace ricordare alcune delle ottime pellicole che ho visto recentemente.

Quelle famose, famosissime:
Il coreano Parasite”, Palma d'oro alla 72ª edizione del Festival di Cannes, vincitore di ben quattro Oscar. Pellicola potente e drammatica, che attualizza, ribaltandoli, i canoni tradizionali della lotta di classe.
Le classi subalterne, in particolare i sottoproletari, non vogliono più  distruggere il sistema che le ha incastrate,  esse invece anelano a sostituirsi alla classe dominante, imitandone modi, gusti e costumi. E in quelle stesse classi diseredate troviamo autentici, pur se truffaldini, piccoli geni, come la giovane maga del computer e autentica Zelig del trasformismo, costrette (o lo scelgono?) ad una vita di sotterfugi ed imbrogli per emergere dall’ombra della miseria.
L’italiano “Figli”,  pellicola tanto divertente quanto emozionante nel raccontare la lotta di una coppia, che sono anche due individui, per conservare le loro personalità e non annullarsi, per  creare il proprio destino e, là dove non sia possibile, accettare quel che arriva piegandolo il più possibile ai propri sogni, alle proprie scelte, alla scelta di essere una coppia.
E’ un messaggio forte e necessario come non mai in questi tempi di capricci e consumismo, di “Io non mi sento in colpa” e di responsabilità addossate ad altri (1), di ricerca di sorprese solo perché tu stesso non sai più sorprenderti; ancor più attuale in queste settimane di vite costrette in casa, costrette ad allontanarsi dall’altro, dal diverso, a causa un nemico invisibile che si chiama coronavirus. E’ un chiaro messaggio a restare insieme, ad avere il coraggio di aprirsi sinceramente e chiedere aiuto alla persona amata, perché nessuno si salva da solo. Restare insieme, ricomponendo i pezzi di una storia anche quando pare sfaldarsi davanti ai propri occhi, parlarsi e mettersi a nudo mostrando all’amata / amato sia le proprie parti più oscure sia i capricci e le voglie da Peter Pan anche quando questi sia canuto e   … comprendere che uniti stiamo in piedi, separati ci perdiamo e cadiamo.  E quanto possono darci, in questo percorso di crescita, i nostri figli, il fare figli!!

Ma anche quelle molto meno famose, come  l’italiano ”Il traditore”, inquietante storia di mafia e collusione tra Stato e Cosa Nostra ed il francese “Quasi Nemici”.
Su quest’ultimo voglio soffermarmi.

Quasi Nemici

In tempi in cui domina il pregiudizio e la diffidenza verso il prossimo, parrebbe la solita  pellicola buonista  che affronta temi quali l’integrazione e il razzismo.
Invece no.
Commedia svelta e brillante, riesce a rendere coinvolgente e denso di riflessioni  un racconto basato sulla retorica (2) come arte di affermazione sul prossimo, e non è poco. Non è poco, tra una risata amara ed un dotto excursus filosofico, utilizzare gli insegnamenti di Schopenhauer, filosofo dei primi dell’800,  per affrontare temi quali il retroterra su cui siamo nati, come impieghiamo le nostre opportunità per crescere, assumendo il concetto fondamentale che il confronto con gli altri concorre ad arricchirci.
E’ poi una seria e al contempo spassosa riflessione sul rapporto docente e allievo, cultura antica e cultura contemporanea. Una riflessione tanto più necessaria in anni di drastica penuria  della “magistralità”, ovvero di mancanza per le giovani generazioni di modelli e maestri a cui riferirsi, tanto sono ormai affondate (e gli adulti non ne sono certo esenti) in un circo mediatico di relazioni virtuali e superficiali in cui apparire e ammucchiare “like” è l’imperativo assillante.
E’ l’invito a saper fare un passo indietro, aprendosi all’altro per scoprire  quanto ciò possa farci del bene.
E’ l’indisponente professor Mazard , il quale, però è anzitutto uomo che sa porre domande. Spesso antipatico, sopra le righe, ma uno che vuole che le cose si muovano e quando ciò  accade è proprio grazie alle sue provocazioni.
E’ un accorato e divertente inno all’importanza dell'istruzione e della cultura, del difficile equilibrio tra  fallimento e successo, della sensazione di avere o no un posto nella società moderna.
E’ un ambiguo elogio, la retorica insegna, (e quanto deve, per esempio, la PNL agli insegnamenti di Schopenhauer!!) all’importanza di far prevalere la propria ragione infischiandosene di una autentica o presunta verità. Ma esiste un’unica assoluta Verità?
Una pellicola mai banale, sempre divertente e intelligente. Da vedere!!


1. Eric Berne, nell’Analisi Transazionale, definisce gioco una modalità d'interazione caratterizzata da una serie di transazioni ulteriori che portano ad un tornaconto ben definito(stati di ansia, angoscia, rabbia, frustrazione, ecc). In “Ti ho beccato figlio di puttana”, il giocatore, con una serie di manovre ed affermazioni,  si conferma nell'attribuire la colpa di un accadimento ad altri.
C’è qualcosa che possiamo fare per fermare questa dolorosa giostra?
 Visto che è una dinamica al di fuori della nostra consapevolezza non è propriamente
semplice non cadere nella trappola, ma ci sono delle domande che possiamo porci per
comprendere se stiamo entrando in un “gioco” oppure no. Eccole:
- Qual è l’obiettivo che ho nel dire quello che sto per dire?
- Di che cosa ha bisogno il mio partner in questo momento?
- Qual è il mio desiderio autentico, celato dall’ “esigenza” di avere ragione? /Posso
trovare un modo più efficace per esprimerlo?
Ovviamente non è un esercizio facile, molto spesso ci capiterà di porci queste domande
retroattivamente (cioè quando è troppo tardi); oppure sentiremo di non aver le energie
per contrastare un processo che è sicuramente automatizzato (come la strada segnata
della locomotiva); in certi casi il nostro desiderio di ferire l’altro sarà più forte di tutto e
infine a volte avremo bisogno di perderci per poterci ritrovare.
Tuttavia se amiamo davvero è uno sforzo che vale la pena di fare, per la persona amata,
ma soprattutto per NOI stessi.

2. Retorica: “La retorica è, dunque, l’arte della parola e della comprensione del punto di vista dell’uditorio. La capacità di convincere, anche attraverso le emozioni, è alla base di questa disciplina









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