lunedì 15 novembre 2021

Un tramonto rosso di passione, rosso di sangue

Si assopisce e non ha pensiero del presente la mia compagna di viaggio, tutto è semplice adesso. Ogni domani è scritto, ma lei non volta mai le pagine.

Ti ha portata Settembre. Io, un caro amico d’Ombra e mio figlio Lupo, ai margini di un bosco tra spari di pistole alla ricerca di un effimero successo: una gara, ogni gara, è solo un gioco che si ubriaca nel delirio autentico della vita dove o vivi o muori, non giochi mai.

Quanti anni durerà la dolceamara narrazione di due sguardi, di due mani, di un lucido tagliente acciaio? Che io sono solo il testimone di una narrazione che viene da un luogo lontano, da un secolo lontano; non sono, non posso essere, il padrone, solo il testimone.

Se io calpestassi una saga tutta scritta, direi che questo tempo che ci attraversa ci appartiene da sempre. Ma non sono che un uomo, un testimone, tra mille e centomila, e tu non sei che una femmina incontrata a Settembre, so che un mese e un taglio dona e un altro ci deruba.

Ogni uomo che si fa guerriero arriva da inferni lontani, terrificanti, e lungo questa strada di passione e di sangue non sa mai se sorridere o gridare.

La pratica di Kenshindo, “La Via dello spirito della spada” si strugge nei suoi orgasmi, diffonde semi di morte perché il miracolo della vita affiori a galla, si espanda, sia persino prepotente.

Il dubbio, nell’orgia dei diritti individuali, della vetrinizzazione (1), delle unghie pittate e degli ammiccamenti ambigui, delle fragilità costruire ad arte e in quelle che puzzano di marcio; il dubbio, tra la bulimia di sessuologie di consumo e sesso virtuale (che rischiare di corpo è troppo per queste e questi codardi), tra il godimento che si consuma e il godimento che si abbandona; il dubbio, davanti ai diktat governativi che limitano ogni dissenso, alle furfanterie di politici asserviti alla finanza; il dubbio, stritolati da un potere di repressione e di controllo sociale che offre però un uso smodato e viscido di ogni piacere; il dubbio è che non meritiamo più niente, che ai nostri figli e nipoti non doneremo più niente se non carne morta e individualità pulsionali asservite al dio del consumo.

La certezza è che i tagli, i fendenti che vado menando certo non mi servono a niente, ma io li tengo comunque che non si sa mai, li tengo comunque perché solo tagliando dentro di me, tramonto rosso di passione, rosso di sangue, posso capire e mostrare il mio essere diverso, essere contro, il mio essere guerriero di pace e di buon futuro in questo mondo di prepotenti e delinquenti, di servi ed ignavi. E questo essere guerriero lo posso offrire a chiunque voglia camminare al mio fianco.

“Meglio regnare all’inferno che servire in paradiso” (J. Milton)

 

1. “Il processo di progressiva spettacolarizzazione e valorizzazione che negli ultimi due secoli ha investito i principali ambiti delle società occidentali: gli affetti, la sessualità, il corpo, l'attività sportiva, i media, il tempo libero, i luoghi del consumo, gli spazi urbani e persino le pratiche relative alla morte” (https://www.bollatiboringhieri.it/libri/vanni-codeluppi-la-vetrinizzazione-sociale-9788833917412/)

 

 


 

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