giovedì 11 luglio 2024

Mi muovo, agisco, vivo.

Una generosa spruzzata chimica a tenere lontane le zanzare e sono pronto, qui, ai giardini Marcello Candia, ore 07,15 di un già caldo mattino di Luglio.

Formazione in solitario, ma questa volta evado da casa e mi offro al verde urbano della città.

Oscillazioni, quella incontrata in un percorso Tai Chi Chuan ma davvero appresa, cioè ben spiegata, durante il percorso Danzaterapia Espressivo Relazionale, e quella a studiare la verticalità, l’onda verticale, caratteristica di quello che, nelle sue diverse sfaccettature e interpretazioni, è chiamato “Movement Culture” (1). Ovvero quell’area di ricerca su corpo e movimento che rifugge protocolli ed esercizi standard, in quanto si fonda sull’esperienziale e non su modelli di prestazione. Mi sovviene l’imperativo di Herns Duplan, creatore di Expression Primitive (2), e le sue raccomandazioni ascoltate ad un seminario intensivo a Roma: “Un minimo di struttura e molta esplorazione”. Mi sovviene quel che facciamo qui, allo Spirito Ribelle!!

Tanren, i nostri otto tanren dinamici, modi di forgiare il corpo per prepararlo al movimento. Otto, dei tanti, che io ho scelto solo per indicare una direzione, perché il gusto sarà poi legarli, mischiarli, interpretarli come piacerà ad ogni praticante Spirito Ribelle, che ogni praticante è “portatore sano” (!!) di personalità e di un corpo delle espressioni del tutto soggettivo.

Alcuni minuti di tanren statici, quelli che lavorano tendini e tessuto fasciale, quelli faticosi, insomma.

Nami, le onde, catene cinetiche a susseguirsi, fluide e potenti, praticate in alcuni dei molti modi possibili. Onore ai “giganti” che, nel passato, mi hanno fatto scoprire il movimento ad onda, seminario dopo seminario, il compianto Maestro Erle Montaigue, Tai Chi Chuan e Pa Kwa Chuan, ed i suoi rappresentanti qui in Italia e poi il Maestro Hiroo Mochizuki col suo sinuoso Yoseikan Budo.  Ormai da un ventennio ho proseguito pratica e studio dell’onda arricchendola di nuove esperienze e nuovi modi di proporla ed eseguirla, facendone il cardine del nostro modo di muoverci e colpire. (3)

Il sudore sgorga copioso, saluto a distanza conoscenti qui a spasso col cane mentre, legando alcune bande elastiche ad un albero, mi cimento in movimenti liberi esplorando elasticità e interconnettività tra le parti del corpo, sondando possibilità di movimento parzialmente costretto nelle e dalle bande per scoprire scenari di relazione e mutevolezza così come avviene nel vivere quotidiano. Presenza attenta a come respiro, alla fluidità dell’onda, al posizionamento del “timone”, là dove una volta stava la coda ed ora operano coccige e “coda equina”; curiosità e creatività agite nello spazio circostante, sovvertendo il limite imposto dalle bande per farne strumento di nuove ed inaspettate gestualità: La fantasia al potere dentro la scoperta fisicoemotiva, dentro il muoversi Ribelle principio orientativo che precede e domina qualsiasi specifica standardizzazione.

E’ la volta dell’ingresso nel mondo Kenshindo, “La Via dello spirito della spada. Impugno il bokken. Sono fendenti e falciate a sibilare nell’aria calda. Finalmente libero di esprimermi che, da quando frantumai la lampada nella stanza di mio figlio Lupo, ogni momento di mia formazione Kenshindo svolta a casa è sempre vissuta con una certa apprensione.

Movenze piccole, raccolte, movenze a simulare (non a fingere!!) un duello di vita o morte. “Guardia” raccolta, esplosioni improvvise e spostamenti repentini (4).

Dai Kihon, i fondamentali, alle quattro sequenze che costituiscono la base del Tameshigiri. Poi i Rinto Kata, le forme a due di combattimento. Immagino l’avversario, lo percepisco presente pur nel vuoto, tra alberi e fogliame, che mi circonda. Mi godo in particolare il secondo e il quinto scambio, quelli più vicini al mio modo di mettermi in gioco in un duello. In uno, l’attesa famelica dell’assalto avversario per addentargli il cuore travolgendo il suo spazio vitale, la sua chinesfera; nell’altro, quel piccolo e nascosto gioco di mano che mi consente di proteggermi mentre già metto in atto il fendente letale, definitivo.

E’ tempo di avviarsi a chiudere.

Pa Kwa / Hakkeshou nel passo e nelle mani del Dragone, l’animale sovente richiamato nelle pratiche taoiste per indicare un incedere flessuoso e libero. E’ associato all’elemento Legno, ciò che si espande; è il trigramma CHIEN, fulmine e tuono, in cui la base Yang infrange i trigrammi Yin che le stanno sopra; è chiamato anche l’Eccitante e la sua energia è quella del risveglio della primavera. E’ il figlio primogenito. Complessa visione taoista, profondo quanto incerto procedere nello studio dell’I CHING e dell’eterno muoversi che è l’anima, il cuore, di quest’arte tanto affascinante.

Non può mancare la forma di Tai Chi Chuan, quella che allo Spirito Ribelle è la forma della “Vera Sintesi” come da me imparata negli anni ‘80 dal Maestro Kenji Tokitsu e, nei decenni, evolutasi con il mio procedere nella pratica dell’Arte. Scorre flessuosa, di una forza calma e potente. Scorre tra gli alberi e dentro l’aria calda che abita i giardini.

Qualche movimento a liberare eventuali tensioni, ad accarezzare spazi dolci e permeabili, ad aprirsi alla “Respirazione Testicolare”, Scuola Healing Tao del Maestro Mantak Chia come imparata dall’insegnante Angela Chirico. Fluire di respiro profondo ed energia Kundalini, energia potente.

Poi il raccoglimento, la chiusura.

E’ il momento per una breve rinfrescata alla fontanella e recarmi poi alle delizie di una ricca e dolce colazione.

Un ciclista mi passa accanto spendendo parole di elogio per il bokken nero. Lo ringrazio e penso alla riconoscenza che devo al mondo, alla vita, se, all’età di settantadue anni, sono ancora così in buona salute da muovermi a piacere e per il mio piacere. Un misto di sorpresa, che vent’anni fa mai mi sarei immaginato di godere ancora oggi di corpo e movimento, e di orgoglio per i piccoli ma sostanziosi progressi che ho scoperto essermi cresciuti dentro. Non manca la consapevolezza che tanta strada ancora mi attende in questo affascinante viaggio di movimento e Arti Marziali, tanti ripensamenti e cadute mi aspettano. Ma è certo questo l’autenticamente bello di praticare attraverso l’esperienza di essere corpo, corpo che lascia fluire l’azione e si apre all’evoluzione. Che è Spirito Ribelle.

 

1. Movimento internazionale, spontaneo, che esplora e propone corpo, corporeità e gestualità con un approccio olistico, di consapevolezza motoria, di processo androgico permanente. Se generalmente si individuano in Linda Kapetanea e Jozef Frucek e nei primi anni 2000 l’avvio di questo movimento internazionale, di cui forse il più famoso esponente è Ido Portal e di cui ora abbiamo traccia anche a Milano, grazie al NATKED Movement Studios, personalmente non posso però non ricordare chi, ancor prima di loro, avviò un processo di totale ribaltamento della concezione della ginnastica e del fitness. Personalmente mi indirizzarono in questa direzione la pratica continuativa del Metodo Feldenkrais (Moshe Feldenkrais 1904 – 1984) e della Danza Sensibile (creata da Claude Coldy); le saltuarie esperienze del metodo Trager (Milton Trager 1908 – 1997) ed Expression Primitive (creata da Herns Duplan). Non posso non citare gli stupefacenti filmati di Orlando Cani, il creatore della “Bioginnastica”.

 2http://herns.duplan.free.fr/textes/hernsital.html

3. Onde esplosive che caratterizzano, tra gli altri, Maestri di caratura quali Minoru Akuzawa, dell’Aunkai Bujutsu, ed Ellis Amdur, esperto di Koryu tradizionali.

4. Con tutto il rispetto per posizioni impeccabili ed impettite, gestualità ampie e pompose, guardate la differenza tra i duellanti delle pellicole giapponesi come “I sette samurai” (1954) o Yojimbo (1962) e le produzioni hollywodiane, animate da figure generosamente esposte agli attacchi avversari palesando sicumera infantile e narcisistica.

 









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