...solo quando rallentiamo possiamo ascoltare quella voce interiore che ci orienta verso ciò che conta davvero...
...la lentezza ci espone al vuoto, all'assenza di
distrazioni...
... la lentezza invita a riconciliarci con la
nostra interiorità...
Questi sono pensieri dell’antico e venerabile
Maestro...NO!! Sto scherzando.
Sono alcune frasi enucleate dall'editoriale, a
firma Elisa Giraud, che apre il numero di Giugno - Ottobre 2025 della rivista
" La chiave di SOPHIA"
dedicato alla " lentezza".
Ma guarda un pò come calzano perfettamente alla pratica autentica, Tradizionale, delle Arti Neijia Kung Fu / Naido come il Tai Chi Chuan, il Pa Kwa, il Taiki Ken!!
Scoprii " La chiave di SOPHIA" diversi
anni or sono, trovando, in un numero dedicato al ‘corpo’, una serie di
riflessioni che contribuirono a completare l'impalcatura teorica della pratica
corporea e marziale che esploravo da tempo.
Fedele al motto ‘prassi - teoria - prassi,
la lettura fu attrezzo utile per costruire un completo sapere organico
originato dal ‘ fare’ e che su quel fare avrebbe poi riversato intuizioni e
riflessioni feconde per esplorare ulteriormente corpo e movimento.
Un sapere ‘organico’ ancora oggi del tutto ignoto
al panorama marziale contemporaneo (come pure al mondo del fitness escludendo
le poche correnti del ‘movimento generalista’), goffamente fermo ad unire corpo
e mente, dunque ignorante dell'essere questi un tutt'uno, la cui sfida è,
invece, il rapporto corpo e mondo.
Il numero dedicato alla ‘lentezza’
offre la possibilità di costruire una solida teoria che affianchi e permei la pratica
dell'immobilità e dei movimenti lenti propri delle Arti Neijia Kung Fu /
Naido.
Più che le affermazioni dei testi taoisti, più che le riflessioni dei Maestri di quelle Arti, espresse in modi che a noi ‘occidentali del terzo millennio’ appaiono ostiche, quando non oscure fino all' incomprensibile (1), paiono giovare le parole di Luciano Mainardi, Paolo Pileri, Beatrice Cristalli e tutto il gruppo di pensatori contemporanei che a quel numero hanno contribuito.
Ci risuonano certamente empatiche e in grado di
sollecitare le nostre personali riflessioni.
A meno che non si voglia fingere una comprensione
sincera e consapevole a pensieri originati in culture lontanissime da noi per
tempo e contenuti, espresse in forme volutamente oscure e con l'uso abbondante
di espressioni immaginifiche che non abitano la cultura del mondo occidentale.
(2)
Personalmente, da anni non sono più attraversato
dall'ansia di capire tutto sempre e comunque. Accetto ben volentieri, di fronte
a queste espressioni culturalmente così estranee, di percepirne il senso
approssimativo, riservandomi spazio e tempo che verrà, se mai verrà, per
incontrarle sul piano della fantasticheria e dell'intuizione (3):
Nessuna adesione supina e fideistica come nessuna ansia di comprensione
intellettuale forzata e forzosa.
Invece, coltivo il piacere di scoprire
teorizzazioni e riflessioni che provengono da una cultura e maneggiano un
linguaggio di cui io sono figlio, che io stesso abito.
Ecco, il numero di ‘La chiave di SOPHIA’
titolato " A passo lento" può essere una ghiotta occasione per
confrontarsi e crescere sollecitato da chi, come me, come noi, è un
‘occidentale del terzo millennio’, e, come tale, più facilmente comprensibile.
Possibili tracce di apprendimento dell'autenticità
e della forza di un atteggiamento ‘lento’. Condivisione di una solida
impalcatura teorica della ‘lentezza’ che affianchi la pratica fisica, carnale.
Per marzialisti e cultori del
movimento curiosi, entusiasti ed appassionati.
1. “Le uova hanno piume.
Il gallo ha tre piedi.
Il cavallo depone uova”
(Chiang
Tzu)
2. A questo
mi piace aggiungere un’esperienza vissuta su pagine ‘social’ dedicate alle Arti
Marziali: Ogni volta che un praticante o Maestro riportava una qualche frase
roboante del tal saggio o del tal antico Maestro sul potere di queste di
portare l’allievo alla saggezza, alla pace interiore ecc. mi permettevo di
chiedere in che modo, il ‘come’ un gesto fisico potesse far approdare a
tanto. Mai avuta nessuna risposta. Restavano bellissime frasi, intense
massime, di fatto avulse dal contesto, dalla pratica fisica, dalla realtà,
piuttosto simili a quei bigliettini che accompagnano il gusto di cioccolato di
un ‘bacio Perugina’ e regalano un momento di sogno a qualche impacciato
adolescente. Disarmante nella sua vacuità il silenzio di nessuna risposta,
nessuna teorizzazione pedagogica / androgica, nessuna proposta didattica.
3. “E se
qualcuno, come qui, dice qualcosa che non capiamo, tanto meglio: forse lo
sogneremo, o forse ci ritorneremo su” (D. Gaita ‘Il TAO della
psicoanalisi’).
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