sabato 6 settembre 2025

Nel ritmo del gesto, il senso dell’essere: La danza silenziosa tra corpo, tempo e spazio

“Tutto quello che affermiamo del mondo è imprescindibilmente legato, determinato, dal nostro essere spazialmente, percettivamente, corpo”

(A.G.A. Naccari ‘Persona e movimento. Per una pedagogia dell’incarnazione’)


Eco soffocato di un rumore lieve, la frattura sorda dei rami e l’erba schiacciata dai piedi. Il cuore batte nel petto, respiro lieve, i pantaloni sfiorano cespugli vigili a sorvegliare il giardino.

Mani danzano nell’aria, ghirigori e spirali, cerchi di braccia e di piedi. Antico sapere taoista si esprime Tai Chi Chuan e Pa Kwa.

Ho il mio respiro tra le mani e in qualche modo sento di avere tutto me stesso raccolto lì dentro.

Da tempo ho scoperto che ci sono momenti in cui ci si sente del tutto estranei al nostro corpo e da ciò che ci parla attorno; non solo estranei a noi stessi, ma pure a chi e cosa, con la sua presenza, si fa unico testimone del nostro esserci. Esserci davvero.

Ma se prestiamo attenzione al nostro respirare e a come esso si coniughi ai gesti, lenti o rapidi, nello spazio, l’estraneità scema. Denti a contatto lieve tra di loro, un minuscolo sorriso a increspare il volto, schiena bene dritta percorsa da fremiti ed onde: L’aria viene risucchiata ed esce come riscaldata, vitalizzata da noi e dal nostro esserci e muoverci in quel momento, dal nostro corpo calato nel rimo dei gesti. L’aria, che è energia, si fa linguaggio tra noi e l’ambiente.

Sono le mani che incantano e uccidono di Neri e Yuri, sono gli evitamenti repentini di un corpo che scarta e rientra tra angoli di 45° e cerchi sempre più piccoli, sempre più infidi.

 

“Avere ginocchia flessibili è molto importante, ciò indica, infatti, simbolicamente, l’opportunità di non irrigidirsi di fronte alle avversità”

(E.E. De Miranda. ‘Il corpo territorio del sacro.)



Sono quello che sono, sono fatto così: nelle ginocchia che scricchiolano e sibilano ad ogni movimento in cui il bacino tenta una timida seduzione del terreno accostandosi più del dovuto, più dell’ordinario.

Ma inneggio alla fortuna ad ogni movimento, piccolo o grande che sia, perché non sono costretto a stare fermo, perché, giorno dopo giorno, Chi Kung / Kiko e pratiche motorie generaliste mi aprono di corpo, mi permettono ampiezze e traiettorie impensabili prima, impensabili nonostante l’avanzare inesorabile del tempo, l’accumularsi degli anni.

Le parole del Maestro sono sempre presenti nelle mie orecchie là dove l’obiettivo è sì l’acqua e la sua duttilità, la sua adattabilità tanto quanto il suo enorme potere travolgente. Ma poi l’acqua andrà a sparire, divenendo vapore: L’obiettivo ultimo, supremo.

 

“La chiave del Tai Chi è proteggere il chi nel corpo”

(L. Reed. ‘ Il mio Tai Chi. L’arte dell’allineamento’)

 

Il corpo in avanti provo a flettere, oppure indietro, a sinistra e a destra; poi alzo le braccia sopra il capo e con esse le mani, le metto ovunque, curiose predatrici di spazio ancora sconosciuto.

Peng Lu Ji Han, azione espansiva e di protezione, ritirata e squilibrio, pressione travolgente e infine scardinare la resistenza sottraendole la certezza dell’appoggio sul terreno.

Con il me - corpo mi posso spostare nello spazio attorno, creare movimenti a piacere e un intero mondo andare a scoprire.

Respiro e sento un rumore perché dentro c’è il cuore che batte, basculo il bacino e faccio la mia mossa e dentro sento le ossa, i femori che scartano.

Fascino suadente del praticare Arti Marziali, del praticare consapevole di corpo.

Come si può mai meravigliosamente tremare dentro di incertezza e passione se non si percorre il fascino di sé – corpo in movimento? Negli anni di pratica il fascino cresce, a volte appassisce ma poi sempre ritorna grande e nel viaggio tutto si sublima, si espande fuori e dentro. Ci si trova a guardarsi attoniti e sereni mentre si cammina, lenti o spediti, dentro un viaggio senza meta.

 

“Non è importante aggiungere anni alla vita ma vita agli anni”

(R. Levi Montalcini)

 

 


 

 

 

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