giovedì 13 novembre 2025

L'Arte della Guerra cap. 3

 L’Arte della Guerra, di Sun Tsu (circa VI secolo a.c.) 

Brevi riletture nel terzo millennio che pongono domande, che sollecitano dubbi, che avanzano proposte 

Cap. 3



La voce del Tao nella pratica marziale

Nel silenzio che precede il gesto, Heio si manifesta come vento possente: Non è furia, ma strategia che danza, aggressiva sì ma che non cerca la distruzione, quanto offre la possibilità sottile, okuden, nascosta, di ottenere la vittoria.

Ma che cos’è vincere, se non dissipare l’ostacolo tra me e lo scopo? La vittoria non è trionfo, è dissoluzione della tensione, è il punto in cui il conflitto si svuota e resta solo l’apprendimento.

Nel Tao dello scontro, non c’è violenza, ma Do, la Via. Wu wei , che è agire senza forzare, è il passo che cancella l’ostacolo senza opporsi, come l’acqua che distrugge la roccia senza mai combatterla.

Perché ottenere cento vittorie in cento battaglie non è l’apice della maestria. L’esperto nell’arte della guerra sottomette il nemico senza lottare” (Sun Tsu)




Così il guerriero si trasforma: dal Bujutsu, dove la lotta è sopravvivenza, al Budo, dove il combattimento è crescita. Ogni percossa è una domanda, ogni intercetto una risposta, ogni caduta un insegnamento.



Nel cerchio dei praticanti Spirito Ribelle, non si forgia il corpo meccanico, korper, ma il corpo leib, che è cuore che sa ascoltare, mente che sa cedere, animo che sa stare nella violenza del confronto.

Perché l’Arte Marziale, quando è arte del saper vivere, non cerca vincitori, ma esseri umani più profondi, più presenti, esseri umani autentici, coraggiosi, erotici e vitali.









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