sabato 15 novembre 2014

La parte bella del valore


“Tutti i praticanti di Arti Marziali sono dei ‘principianti’.Diciamo che alcuni di noi lo sono da più tempo”
( J. R. West )

 C’era una volta e c’è ancora, un luogo, una comunità, di individui che, pugni e calci e bastonate e acciaio affilato, masticano di paura e di coraggio, di mani affondate nella propria melma interiore. Uomini per cui le ore, i giorni, financo, per alcuni, gli anni ed i decenni che scorrono ineluttabili, portano , con la sensazione di perderli lungo la narrazione del tempo che va, anche l’ebrezza del viverli, del gustarli appieno, “senza se e senza ma”, coraggiosamente.
Coraggio di vivere che si erode, si mutila, ad ogni scontro, ad ogni ferita per trasformarsi, se non in tutti almeno in alcuni di loro, in piena consapevolezza dell’unicità, fragile ed incerta e irripetibile, del proprio stesso vivere.
Ognuno di loro, chi più chi meno, a seconda dello scurirsi della cintura, di ferite se ne è procurate tante ed ancora se ne procura.
 
Come in questo Raduno di Novembre 2014.
Ognuno di loro si pone davanti al vivere sapendo che esso si nutre di cose che accadono mentre altre se ne aspettano.
Lacerazione, questa, che la pratica marziale compone, o tenta di comporre, imponendo il “qui ed ora” fisicoemotivo, la presenza totale nello scontro, l’immergersi responsabile nell’attimo presente.
Da lì, per i più temerari, i più coraggiosi, la pratica marziale prende i colori della convivenza ardua e scontrosa  tra immediatezza del presente e anticipazione del futuro: Nel lampo di un gesto che insieme è difesa ed offesa, nell’esplosione di uno spostamento repentino che insieme evita ed occupa.
La formazione marziale, metafora e metonimia della vita, mostra che ogni incontro, ogni relazione, ogni combattimento, contiene in sé i tratti della vittoria e della sconfitta: inutile, a volte dannoso, lasciarsi abbattere da una sconfitta o esaltarsi per una vittoria, perché ogni combattimento le contiene entrambe.
“Per seguire la Via, il samurai deve mantenere l’attenzione (…)”. Così riporta Yamamoto Tsunetomo nell’Hagakure.
Mantenere l’attenzione” alla vita è essere presenti e partecipi di ogni attimo, è dare importanza anche alle cose, agli accadimenti, piccoli, è non proiettare, non scaricare su altri o altro ciò che noi stessi siamo e facciamo.
Allora la formazione del corpo marziale, attraverso ilTai Chi Chuan, come ora insegnatomi dal Maestro ed amico Aleks. La pratica del KenpoTaikiKen riletto con le componenti di cui sopra. Il combattimento libero, uno contro uno, poi la rissa, lo scontro  tra schiere e ingruppo.
Sudati, stanchi, un poco ammaccati, al saluto finale.
Un piccolo rinfresco appena terminato il Raduno, poi, per chi ha voluto esserci, la serata si conclude in pizzeria, tra cibo e birra, chiacchiere e fiumi larghi e forti di amicizia condivisa
 
(Anonimo)

 Un grazie a Donatella per le belle immagini





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