lunedì 3 novembre 2014

Un’offerta e un dono


“La gentilezza delle parole crea fiducia. La gentilezza di pensieri crea profondità. La gentilezza nel donare crea amore.”
(Lao Tze)

 Passano gli anni, i decenni, e le cose cambiano. O forse sono io a notare le stesse cose in un modo diverso. A sentirle più pesanti, ruglio sgraziato in un oceano di voci e suoni e rumori.
Offerta e dono, che sono la stessa cosa.

Quando mi dici “Stasera non vengo a lezione”, “Sai, non mi iscrivo al Raduno”, a me basta. Sei cortese ad informarmi, mostrando che il Dojo, la Scuola, non è il bar dove bevi il caffè la mattina, prima di entrare in ufficio, quel posto dove, che tu ci vada o meno, non importa a nessuno: né a te, né a chi sta dietro il bancone. Te ne ringrazio.

by el1as
Quando aggiungi “Sai, un’improvvisa marea ha inondato la strada per arrivare in Dojo”, o “Mi hanno  invitato a cena”; oppure “E’ caduto un asteroide sul pianerottolo di casa” o “Ho un po’ di mal di testa”; o anche “C’è tanto traffico” come “Uno zombie si è appisolato sul mio divano”, beh, io resto attonito.
Io non ti ho chiesto spiegazioni o giustificazioni: Cosa ti spinge a darmele ? Come stai, nel pronunciare quelle parole ?
Tu non sei un minorenne che deve delle spiegazioni al genitore, né, per me, sei un minorato che le deve al suo tutore.
Ma accetto la tua offerta di spiegazioni, il tuo dono di giustificazioni e li prendo per come sono. Un dono un po’ goffo, quel soprammobile che stona con l’ambiente, che è un impiccio in più da spolverare. Viene da te, io ti voglio bene, l’accetto col cuore, senza chiedere a me o a te se sia un dono simile a quegli oggetti riciclati che si passano di mano in mano, “sbolognandoli” alla prima occasione o se c’è del tuo, sforzo e ricerca, in quell’oggetto; anche perché, a volte, anche gli oggetti riciclati, quelli “sbolognati”, vengono donati col cuore e allora va bene così: a me basta.

Ecco, nel momento in cui tu, però, pretendi che io, sempre e comunque, creda e ti compatisca, condivida la tua afflizione, per la marea d’acqua infuriata e violenta, eruttata improvvisa dalla bocca nera del mare, o al perentorio e improcrastinabile invito a cena; allo zombie appisolato sul divano di casa come all’ostacolo insormontabile di un groviglio d’auto che sigillano le strade della città, qualcosa in me si incrina.
by Xythanon
Quella semplice tua offerta, quel tuo piccolo dono, assumono sembianze distorte, emanano un odore sgradevole. Sembianze ed odore goffi, oso ipotizzare, su di te perché offendono la tua intelligenza e, con essa, la tua libertà di essere e fare, individuo consapevole ed autodiretto anche, e soprattutto, nei confronti del proprio vivere e relazionarsi.
Poco graditi a me che pure sono consapevole, certamente, che le cose tutte accadono a volte anche fuori dalla nostra volontà; che, per le leggi della fisica moderna, nessuno può escludere di trovarsi uno zombie in casa; che, a volte, un’occasione piacevole o spiacevole che sia, la prima la si accetta di subire, anche se di malavoglia, la seconda la si vuole accettare di buon grado. Poco graditi comunque e te ne spiego il motivo. Mi chiedo perché tu mi doni il biglietto per un concerto di Marco Carta o Cesare Cremonini, io che questi cantantucoli, come  tutta la loro genie  di “poppettari” squinternati e omofoni, aborro e pretendi che io lo apprezzi; perché, sapendo del mio disgusto per frutta e verdura, mi inviti a cena in un ristorante vegano e pretendi che ne apprezzi la cucina.

Allora, per favore, la prossima volta che accadrà , e accadrà di nuovo e poi ancora, più volte, che il mare si riversi mugghiando per le vie della città o che il mal di testa o l’invito a cena o lo zombie sul divano entrino di prepotenza nella tua vita, e me li offrirai con una smorfia triste ( Perché poi ? Almeno per me, andare a cena con persone che gradisco, è un piacere, così come, se mai accadrà, osservare dal calduccio di casa la forza del mare che tutto spazza per le strade ) non premurarti di coprire frettolosamente, al momento, con un tratto di pennarello, il prezzo ancora stampato sull’oggetto che mi vai donando; non raccontarmi che quel coccio di vetro è un antico reperto della cultura marziana approdata in terra nel 1.000 avanti Cristo; non mi chiedere di colludere con le tue presunte sofferenze. Offri e dona così, semplicemente.
Perché un’offerta è anche un dono. Allora, lascia che sia.

 “Il rischio, qualsiasi sia la forma in cui lo si pensa o si presenta, appartiene alla vita.
Azzerarlo non si può. Si può volerlo fare a tutti i costi ma si chiama controllo, ossessione, possesso, malattia”
MP. Veladiano)



 

Nessun commento:

Posta un commento