“La
gentilezza delle parole crea fiducia. La gentilezza di pensieri crea
profondità. La gentilezza nel donare crea amore.”
(Lao Tze)
Offerta
e dono, che sono la stessa cosa.
Quando
mi dici “Stasera non vengo a lezione”,
“Sai, non mi iscrivo al Raduno”, a me
basta. Sei cortese ad informarmi, mostrando che il Dojo, la Scuola, non è il
bar dove bevi il caffè la mattina, prima di entrare in ufficio, quel posto
dove, che tu ci vada o meno, non importa a nessuno: né a te, né a chi sta
dietro il bancone. Te ne ringrazio.
by el1as |
Quando
aggiungi “Sai, un’improvvisa marea ha
inondato la strada per arrivare in Dojo”, o “Mi hanno invitato a cena”;
oppure “E’ caduto un asteroide sul
pianerottolo di casa” o “Ho un po’ di
mal di testa”; o anche “C’è tanto
traffico” come “Uno zombie si è
appisolato sul mio divano”, beh, io resto attonito.
Io
non ti ho chiesto spiegazioni o giustificazioni: Cosa ti spinge a darmele ?
Come stai, nel pronunciare quelle parole ?
Tu
non sei un minorenne che deve delle spiegazioni al genitore, né, per me, sei un
minorato che le deve al suo tutore.
Ma
accetto la tua offerta di spiegazioni, il tuo dono di giustificazioni e li
prendo per come sono. Un dono un po’ goffo, quel soprammobile che stona con
l’ambiente, che è un impiccio in più da spolverare. Viene da te, io ti voglio
bene, l’accetto col cuore, senza chiedere a me o a te se sia un dono simile a
quegli oggetti riciclati che si passano di mano in mano, “sbolognandoli” alla
prima occasione o se c’è del tuo, sforzo e ricerca, in quell’oggetto; anche
perché, a volte, anche gli oggetti riciclati, quelli “sbolognati”, vengono
donati col cuore e allora va bene così: a me basta.
Ecco,
nel momento in cui tu, però, pretendi che io, sempre e comunque, creda e ti
compatisca, condivida la tua afflizione, per la marea d’acqua infuriata e violenta,
eruttata improvvisa dalla bocca nera del mare, o al perentorio e
improcrastinabile invito a cena; allo zombie appisolato sul divano di casa come
all’ostacolo insormontabile di un groviglio d’auto che sigillano le strade
della città, qualcosa in me si incrina.
by Xythanon |
Quella
semplice tua offerta, quel tuo piccolo dono, assumono sembianze distorte,
emanano un odore sgradevole. Sembianze ed odore goffi, oso ipotizzare, su di te
perché offendono la tua intelligenza e, con essa, la tua libertà di essere e
fare, individuo consapevole ed autodiretto anche, e soprattutto, nei confronti
del proprio vivere e relazionarsi.
Poco
graditi a me che pure sono consapevole, certamente, che le cose tutte accadono
a volte anche fuori dalla nostra volontà; che, per le leggi della fisica
moderna, nessuno può escludere di trovarsi uno zombie in casa; che, a volte,
un’occasione piacevole o spiacevole che sia, la prima la si accetta di subire,
anche se di malavoglia, la seconda la si vuole accettare di buon grado. Poco
graditi comunque e te ne spiego il motivo. Mi chiedo perché tu mi doni il
biglietto per un concerto di Marco Carta o Cesare Cremonini, io che questi
cantantucoli, come tutta la loro
genie di “poppettari” squinternati e omofoni,
aborro e pretendi che io lo apprezzi; perché, sapendo del mio disgusto per
frutta e verdura, mi inviti a cena in un ristorante vegano e pretendi che ne
apprezzi la cucina.
Allora,
per favore, la prossima volta che accadrà , e accadrà di nuovo e poi ancora,
più volte, che il mare si riversi mugghiando per le vie della città o che il
mal di testa o l’invito a cena o lo zombie sul divano entrino di prepotenza
nella tua vita, e me li offrirai con una smorfia triste ( Perché poi ? Almeno
per me, andare a cena con persone che gradisco, è un piacere, così come, se mai
accadrà, osservare dal calduccio di casa la forza del mare che tutto spazza per
le strade ) non premurarti di coprire frettolosamente, al momento, con un
tratto di pennarello, il prezzo ancora stampato sull’oggetto che mi vai
donando; non raccontarmi che quel coccio di vetro è un antico reperto della
cultura marziana approdata in terra nel 1.000 avanti Cristo; non mi chiedere di
colludere con le tue presunte sofferenze. Offri e dona così, semplicemente.
Perché
un’offerta è anche un dono. Allora,
lascia che sia.
Azzerarlo
non si può. Si può volerlo fare a tutti i costi ma si chiama controllo,
ossessione, possesso, malattia”
MP. Veladiano)
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