“Ho sbagliato più di 9000 tiri nella mia carriera. Ho perso quasi 300
partite. 26 volte, mi hanno dato la fiducia per fare il tiro vincente
dell’ultimo secondo e ho sbagliato. Ho fallito più e più e più volte nella mia
vita. È per questo che ho avuto successo”
(Michael Jordan)
Buche
slabbrate sui bersagli più consunti, sudore acre si sprigiona nel locale.
Ogni
giorno, ogni momento delle “formazione
marziale” siamo pronti ad imparare, ad accettare lo scoglio dello scontro
affidandoci alle scoperte, alle intuizioni di chi ne ha già fatto esperienza e
le propone al gruppo. Poi, il praticare l’uno contro l’altro, lo scontrarsi di
colpi e corpi, ci dirà come aggiustare “il tiro”, come adattare finanche a
stravolgere quanto suggeritoci, proposto e poi provato a nostra volta.
E
questo è imparare.
Ecco,
ora ricordo, solo pochi giorni addietro, il mio ingresso, con Monica, nel
salone d’auto, incerti e spaesati, ignoranti del mezzo meccanico, per
acquistare.
Due
autentici cretini, agli occhi del venditore. E solo il rispetto e l’amicizia di
cui godo presso gli amici credo abbia impedito loro di apertamente ironizzare
al mio racconto dell’acquisto dell’auto, infarcito di ignoranza, incertezza e
totale affidarsi a chi vendeva.
Però
…
Però
io, forte delle mia continua esperienza marziale, coltivo l’insana ( insana per
molti) certezza che nulla, o quasi, si possa scegliere per competenza assoluta,
certa, e solo poco, molto poco, si possa fare o scegliere per competenza, per
altro del tutto relativa.
Certo,
l’amico che legge riviste del settore, si aggiorna sui modelli in uscita e
guida con sapienza avrebbe potuto cogliere le magagne, i difetti evidenti, se
evidenti, nel mezzo propostoci. Ma, per davvero scegliere con oculatezza e cura,
uno stesso professionista del settore, un “meccanico”, avrebbe avuto un solo
modo: farsi smontare davanti agli occhi, pezzo per pezzo, l’auto, esaminandola
nei dettagli e poi … sperare che, una volta rimontata, fossero davvero la
stessa con gli identici pezzi quella che gli verrà poi venduta.
Vi
pare eccessivo ? Siete tra i fautori del “Io
scelgo bene perché so le cose” o del “Perché
prendo le informazioni giuste ?”
Chi
crede di conoscere le ragioni vere per cui sceglie quell’avvocato o quel
servizio, quel commercialista o quel prodotto, e non un altro, affonda le sue
certezze sulle illusioni di cervello e personalità.
Nessuno
di costoro sa con certezza se il responso dell’avvocato o quel prodotto siano
davvero i migliori. Perché ? Per due bei motivi: A) Ci sarà l’avvocato della
controparte che darà un responso diverso ( migliore ?!) e un tizio, anche lui
esperto, che sceglierà proprio il prodotto che voi avete scartato, ritendendo
quello il migliore; B) Nessuno di voi è avvocato o produce / vende quel
prodotto e, anche se fosse, avete davvero, in materia, competenze specifiche
almeno pari all’interlocutore ?
Il
buon venditore è colui che instilla nell’acquirente l’illusione di possedere
elementi decisionali per poter valutare correttamente l’offerta di vendita,
come se nostre fossero le informazioni e autonome le nostre valutazioni. Lui ci
passa informazioni, di cui noi ci appropriamo come se fossero nostra conoscenza.
Ogni
essere umano, in qualunque agire e scegliere, privilegia quel che supporta il
suo punto di vista piuttosto che accogliere e valutare ciò che lo contraddice,
che lo induce a moti di sfiducia in se stesso: “Perché leggiamo sempre giornali
nei quali sentiamo di essere rappresentati e quasi mai gli altri ? Non ci
sarebbe nulla di male se ciò non significasse che la nostra unica ed esclusiva
fonte di notizie finisse per essere quella; leggendo le opinioni altrui si
rischierebbe di entrare in conflitto con le proprie credenze, magari essendo
capaci di riconoscerle come instabili pregiudizi, cominciando ad apprezzare
quelle degli altri. Tuttavia, ciò implicherebbe il faticoso e incerto rischio
di doversi mettere in gioco e, ancor peggio, di ricredersi” (D. Cesana).
Non
è quello che, ohibò, caratterizza il procedere di relazioni di coppia ormai
asfittiche e annoiate o la scelta di restare in quell’azienda che vi
sottovaluta ? Non è quello che vi fa scegliere quel tal film o la serata con
quella coppia di amici ?
Paradossalmente,
la domanda giusta da fare al nostro simpatico venditore, avrebbe potuto essere
“Per quale motivo non dovremmo comperare
quest’auto?”. Ma, posta così, se il tale avesse risposto onestamente,
avrebbe dovuto partire da cosa ci spingeva a cambiare auto e quale ne sarebbe
stato l’utilizzo. Cose, queste sì, già a noi note, sulle quali io e Monica
avevamo già discusso fino al mio “passo indietro” per concederle il piacere
della scelta dettata più da gusto estetico che dal reale tipo di utilizzo. Poi,
avrebbe dovuto, sull’auto propriamente scelta per l’acquisto, onestamente
svelare a noi quelle eventuali magagne che… gli avrebbero impedito di
guadagnare la sua percentuale sulla vendita.Dunque,
a breve, auto nuova, o meglio del 2008, presa da un concessionario, che ha una
certa “faccia” da esporre e perché la dà con la garanzia di un anno: riduzione
del danno, potremmo chiamarlo e nulla più.
Beh,
in fin dei conti, cari esperti di auto e di acquisti in genere, è quel che fate
anche voi venendo ad imparare in Dojo quel che io vi propongo e imparate a
conoscere solo facendo e poi facendo ancora. O meglio è quel che vi occorre per
imparare realmente, mentre io mino le vostre certezze, le vostre resistenze, le
vostre convinzioni. Le mino perché guardiate al combattimento e a voi stessi
con i vostri di occhi e non con quelli di altri, del sentire comune, delle
vostre presunte competenze o della “maschera” e del “ruolo” che ora indossate.
Le mino perché impariate a divenire adulti consapevoli e coraggiosi come vi
pare e piace. Non fotocopie o smargiassi.
Almeno,
questo è il compito di una “Scuola di
Formazione Guerriera”.
Le
mino sempre soddisfatto quando procediamo insieme sul percorso e anche quando
il vostro autentico cuore e le vostre forti gambe, prima o poi, vi portano
altrove. Perché avete comunque scelto da soli e per voi.
Mi
soffermo qualche secondo a masticare manciate di noia e di sarcasmo quando,
invece, restate per sordità nel sentire, per comodità dell’usuale o, più
spesso, vi allontanate, nuovamente in preda al conformismo, tra le braccia di ciò
che vi rassicura e consola, che vi terrà servo anonimo per sempre.
(Anton Cechov)
Post
illustrato con fotografie scattate a Kenpo, Martedì 27 Gennaio.