Seminario Kenshindo
Agriturismo “Il Mondo
Antico”
Rocca Susella (PV)
11 Luglio 2015
Falciata
discendente obliqua. Arco di mezza luce che trancia l’aria calda, bollente.
Luccichio improvviso, stella abbagliante, a stagliarsi sull’acciaio nudo.
La
collinetta è tutto verde ed ancora verde. Si di un lato, ai bordi del laghetto,
qualche pigro turista. Intorno, le viti e, più oltre, le colline del pavese.
Paesaggio
mozzafiato per nove guerrieri dell’acciaio.
Il
lavoro sul seigan, la guardia. Lo spazio tra il corpo indifeso ed il dorso
dell’arma, istinto aggressivo, predatorio, lanciato oltre il tagliente, in un
gioco armonioso e feroce tra yin e yang, di protezione ed
assalto, che convivono nello spazio di un braccio.
Costruire
seigan,la
guardia, fase di transizione che comprende la forza stabile di un muro di
ghiaccio e l’impeto dell’onda in piena.
Questo
sì che è affacciarsi sul terreno di combattimento !!
Le
sequenze di falciate discendenti ed ascendenti si succedono leste. Tranci di
stuoia cadono flebili ai piedi del supporto.
Altre
volte i tranci vengono brutalmente strappati dal fusto, cacciati a forza nella
gola dell’arsura, sotto il sole cocente. Scaglie di una morte sofferta, priva
dell’artistica lucidità assassina che l’acciaio sottile del katana impone. Mica
siamo taglialegna, improvvisati boscaioli in hakama e obi,
la cintura: tanto varrebbe usare l’accetta !!
Il
taglio assassino, quello letale, chiede l’istante di un fermo immagine, mentre
la lama cala oltre il bersaglio. E dopo, solo dopo quell’attimo breve e insieme
lunghissimo, il trancio cadrà al suolo, esattamente sotto il trespolo.
Fa
caldo. Sudiamo.
A
volte la lama atterra goffa come una cicogna impacciata, gravata di chissà
quale peso. L’acciaio morde la stuoia, financo la lacera, ma è lei a vincere,
magari afflosciata, a volte ancora retta
e solo segnata in superficie, comunque ancora integra.
Ferita
che sa di beffa per chi, di fronte a lei, ha calato la lama affilata per dare
una morte, una separazione, certa e netta.
Ma
è così.
Ognuno
ad accettare il suo personale momento.
Il
disvelarsi di chi si è in quel preciso momento. Terapia cruda e crudele di
introspezione, di individuazione, di conoscenza di sé.
Il
saluto finale, tra visi commossi, tesi e qualche riga di lacrime.
A
tavola, alcool che scorre a volontà, le frasi, le esternazioni di cuore e di
pancia di ognuno. Emozioni allo stato puro, emozioni condivise.
Monica
e Manuela, gentili accompagnatrici del gruppo guerriero, ascoltano.
Il
cibo, ancora il vino, buono e forte.
Per
un clan di guerrieri che mi onoro di accompagnare lungo la “Via dello spirito della spada”, Kenshindo:
la nostra, la mia, Via.
(C. Risé).
“Tameshigiri è la
simulazione dell'assassinio di un altro essere umano, e questo genera un grande
potenziale di afflizione spirituale (…) Che siano antiche o recenti, le spade
possono accogliere forze spirituali insondabili in grado di esercitare un
incredibile potere (…) enfatizzare
eccessivamente questa pratica può generare un rischio spirituale quale quello
di generare nei praticanti a vedere in questa pratica una sorta di gioco, un
atteggiamento mentale che deve essere evitato poiché distorce la solenne natura
di questa pratica “
Takamura Yukio
“Il Tameshigiri è
solo uno degli aspetti della formazione nella pratica della spada e non
dovrebbe essere visto come la sola opportunità nella pratica o fatto come un
divertimento o uno sport. La pratica di tagliare materiale inappropriato come
frutta, bottiglie d’acqua o altra “roba da circo” dovrebbe essere fortemente
sconsigliata. Alla pratica della katana bisognerebbe approcciarsi sempre con atteggiamento
dignitoso e sincero”. Obata Toshishiro
raramente
lo filmiamo e mai ne esponiamo in pubblico le immagini.
Questa
volta, Monica ha ripreso il Tameshigiri per intero.
Chi,
solo ed esclusivamente tra i praticanti Kenshindo presenti al Seminario, ne volesse una copia, la
chieda direttamente a Monica. Unico
vincolo, farne solo ed esclusivamente un
utilizzo privato.
Conto
sulla vostra lealtà.
la salita di Sisifo che non finiva mai per arrivare lassù..prima in auto,poi a piedi...ma eravamo una banda con dentro un Sisifo felice..i cuori colmi, ebbri di emozioni,affamati e letali quanto le nostre lama dei katana..la salita, un osare che ci ha fatto sentire vivi. Qualcuno ne è uscito sconfitto, una battaglia perduta ma non la guerra no!ancora ve ne saranno. E proprio lo stare uniti, senza chiacchere frivole, non disdegnando il cazzeggio certo, ma un fiume di emozioni che parla dalle viscere come l'alcool dentro le nostre gole..e buon cibo, buona compagnia di la vita è un gioco da grandi, senza prenderla troppo sul serio ma stando accorti alle piccole cose. Ognuno sà e nel suo cammino,sono certo ne farà tesoro. Buon viaggio guerrieri/e che ognuno scelga e quando non può farlo,scelga sempre cosa fare con quanto gli accade.
RispondiEliminaOss!!
Gio