Tai
Chi Chuan
Dalla millenaria cultura taoista, cogliamo un corpo che non
è meccanica asettica a cui appiccicare formule psichiche. Esso è corpo fisicoemotivo vivente e sognante, corpo protagonista di un
elaborato gioco comunicativo, corpo che incontra e si scontra, ingaggia sé e
l’altro da sé.
Ogni giorno è un altro giorno e su questa cadenza nessuno
ha potere. Allora senti dentro il costato quel ritmo, respiro e cuore, quel
pulsare, ritmo e cuore, che ti è impossibile scordare.Per questo, il praticante Tai Chi Chuan ama vivere, si lascia alle spalle tutti quei “No”, quegli acri giudizi che vorrebbero farlo bugiardo o servo zelante.
E sarà corpo fisicoemotivo che incontra le sue risorse
dimenticate, ravviva l’energia vitale più profonda, guarda ed agisce con gli
occhi dell’immaginario, di una suggestione consapevole, di una grandiosa trance, che si apre alle emozioni ed
all’erotismo gioioso.
Sarà entrare nella struttura (Xing) e sul suo modellarsi nello spazio (Shi), affermando il potere del corpo di muoversi dal di dentro come
un nucleo autonomo di vigore e decisione. Così fluiranno movimenti che percorrono il corpo tutto, ispirando muscolatura profonda ed articolazioni come forma agevolata di espressione delle emozioni. Abbracceremo un uso consapevole e ritmico dell’alternanza tensione ed estensione, flusso e riflusso.
Sarà respiro profondo.
Perché flusso e riflusso del respiro sono intimamente
legati ai movimenti del torso. Perché ogni movimento espressivo della vita trae
origine da questo ritmo primario dell’inspirazione e dell’espirazione, in
questo congiungersi di forze in un fulcro motore seguito dal sua propagarsi,
che richiama alla mente il predatore acquattato, immobile e teso, prima di
balzare ed espandersi verso la preda.
Sarà contatto con le proprie emozioni più profonde, in cui
lasciar andare la volontà cosciente, l’intenzione (Yi) come è intesa nel nostro linguaggio (“disegno che la mente elabora in rapporto a un fine”; “direzione della volontà verso un determinato
fine”) per abbracciare una concezione taoista che interpreta Yi come intento “detto dei sensi e della mente, che è attentamente rivolto a qualcosa”
(diz. Garazanti); come “il cuore che
colui che parla, pensa e agisce mette in ciò che esprime in suoni, pensieri o
atti “( traduzione del sinologo C. Larre). Ovvero qualcosa di intimamente connesso con istinto e pulsioni.
Sarà il Tai Chi Chuan come lo sono andato scoprendo in
questi quarant’anni di pratica, attraversando Maestri di diverso spessore (*), attraversando il mio vivere
quotidiano. E lo offrirò a voi, perché ognuno ne faccia quel che più gli
aggrada, lungo il suo personale cammino di crescita e vita.
Un grazie ad Elise per le bellissime fotografie
“Radici combattenti” che ho trovato, era l’anno 1980, col Maestro Tokitsu Kenji, praticante e ricercatore di prim’ordine, il primo ad introdurmi realmente in quest’Arte. Poi, dopo una breve esperienza con il Maestro Chen Zhenglei, ecco la Scuola del Maestro Erle Montaigue, uomo eccezionale, praticante e docente eccezionale, e con lui i suoi rappresentanti Anthony Walmsley e Vincenzo Staltari.
Tre anni or sono circa, l’incontro con il Maestro Alexandar Trickovic, ovvero la scoperta di un mondo Tai Chi di incredibile efficacia, di cui sono tutt’ora allievo, seppur non certo tra i più abili, che mi ha fatto conoscere il Maestro Wang Zhi Xiang.
Senza scordare il recente incontro con il Maestro Xia Chaozhen, gentile ed affabile portatore di un Tai Chi sinuoso e flessibile, di rara bellezza e semplice efficacia.
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