martedì 26 aprile 2016

Verso il viaggio della Notte: il cosa e come, prima parte.


Tai Chi Chuan

 

Dalla millenaria cultura taoista, cogliamo un corpo che non è meccanica asettica a cui appiccicare formule psichiche. Esso è corpo fisicoemotivo vivente e sognante, corpo protagonista di un elaborato gioco comunicativo, corpo che incontra e si scontra, ingaggia sé e l’altro da sé.
Il Tai Chi Chuan è arte del movimento. Come tale, arte e movimento, non cristallizza, non fissa, non immobilizza. L’individuo che si fa corpo Tai Chi Chuan è tale se crea disegni e forme poi abbandonandoli per creare nuovi disegni, nuove forme, e poi, di nuovo, torna ai disegni ed alle forme iniziali plasmandoli e modificandoli con l’esperienza acquisita e di lì, di nuovo, riparte per disegni e forme ed azioni inesplorate.

Ogni giorno è un altro giorno e su questa cadenza nessuno ha potere. Allora senti dentro il costato quel ritmo, respiro e cuore, quel pulsare, ritmo e cuore, che ti è impossibile scordare.
Solo così il corpo Tai Chi Chuan si rappresenta come eretico, impertinente, a volte anarchico ribelle, un praticante che cavalca l’onda dei cambiamenti. Pratica attraversando la crudeltà della sofferenza ed il disagio del malessere, ma anche accogliendo il pieno gusto del vivere, dell’esporsi, del congiungersi all’altro, del godere e del gioire.
Per questo, il praticante Tai Chi Chuan ama vivere, si lascia alle spalle tutti quei “No”, quegli acri giudizi che vorrebbero farlo bugiardo o servo zelante.

E sarà corpo fisicoemotivo che incontra le sue risorse dimenticate, ravviva l’energia vitale più profonda, guarda ed agisce con gli occhi dell’immaginario, di una suggestione consapevole, di una grandiosa trance, che si apre alle emozioni ed all’erotismo gioioso.

Sarà entrare nella struttura (Xing) e sul suo modellarsi nello spazio (Shi), affermando il potere del corpo di muoversi dal di dentro come un nucleo autonomo di vigore e decisione.
Così fluiranno movimenti che percorrono il corpo tutto, ispirando muscolatura profonda ed articolazioni come forma agevolata di espressione delle emozioni. Abbracceremo un uso consapevole e ritmico dell’alternanza tensione ed estensione, flusso e riflusso.

Sarà respiro profondo.
Perché flusso e riflusso del respiro sono intimamente legati ai movimenti del torso. Perché ogni movimento espressivo della vita trae origine da questo ritmo primario dell’inspirazione e dell’espirazione, in questo congiungersi di forze in un fulcro motore seguito dal sua propagarsi, che richiama alla mente il predatore acquattato, immobile e teso, prima di balzare ed espandersi verso la preda.

Sarà contatto con le proprie emozioni più profonde, in cui lasciar andare la volontà cosciente, l’intenzione (Yi) come è intesa nel nostro linguaggio (“disegno che la mente elabora in rapporto a un fine”; “direzione della volontà verso un determinato fine”) per abbracciare una concezione taoista che interpreta Yi come intento “detto dei sensi e della mente, che è attentamente rivolto a qualcosa” (diz. Garazanti); come “il cuore che colui che parla, pensa e agisce mette in ciò che esprime in suoni, pensieri o atti “( traduzione del sinologo C. Larre). Ovvero qualcosa di intimamente connesso con istinto e pulsioni.

Sarà il Tai Chi Chuan come lo sono andato scoprendo in questi quarant’anni di pratica, attraversando Maestri di diverso spessore (*), attraversando il mio vivere quotidiano. E lo offrirò a voi, perché ognuno ne faccia quel che più gli aggrada, lungo il suo personale cammino di crescita e vita.

 
Un grazie ad Elise per le bellissime fotografie
 
(*) Nell’ambito del Tai Chi Chuan, ricordo il mio primo incontro con quest’Arte, nel 1979, attraverso il M° Grant Muradoff, a cui devo l’avvertimento “Io non insegno un Tai Chi marziale”. Avvertimento che mi ha permesso di tenermi lontano dalle varie “ginnastiche lente” come dai vari Karate tanto smorzati quanto ancora legnosi, venduti come Tai Chi Chuan, per cercare invece quel Tai Chi che non avesse perduto le sue radici combattenti.
“Radici combattenti” che ho trovato, era l’anno 1980, col Maestro Tokitsu Kenji, praticante e ricercatore di prim’ordine, il primo ad introdurmi realmente in quest’Arte. Poi, dopo una breve esperienza con il Maestro Chen Zhenglei, ecco la Scuola del Maestro Erle Montaigue, uomo eccezionale, praticante e docente eccezionale, e con lui i suoi rappresentanti Anthony Walmsley e Vincenzo Staltari.
Tre anni or sono circa, l’incontro con il Maestro Alexandar Trickovic, ovvero la scoperta di un mondo Tai Chi di incredibile efficacia, di cui sono tutt’ora allievo, seppur non certo tra i più abili, che mi ha fatto conoscere il Maestro Wang Zhi Xiang.
Senza scordare il recente incontro con il Maestro Xia Chaozhen, gentile ed affabile portatore di un Tai Chi sinuoso e flessibile, di rara bellezza e semplice efficacia.

 



 

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