martedì 12 settembre 2017

Abbi cura di te



Ascolti il tempo che si misura in impulsi, in singulti e rapide scivolate, a confondere e mescolare l’attaccare ed il difendere.

Senti cento e cento colpi che si infrangono nella mischia, nello scontro.

Vedi ombre di paura e di coraggio snodarsi, serpenti dal colore incerto, sul volto di ogni combattente.

Assapori una strada incerta, in cui senti che la vita non ti aspetta e sei tu che hai da addentarla, cuore e ardimento. E’ la voglia di essere felice, anche se questo significa non dare retta alla gente ed andare contro corrente.

La senti dentro la sensazione netta che, se il gioco sarà facile, qualcosa o qualcuno te la farà pagare.

Nessuno di noi, nemmeno io, nemmeno tu, ha poi così tanti anni da spendere passati ad aspettare o a rincorrere qualcosa, un bene o un incontro, che porti via l’incertezza o la fame ossessiva di un consenso e di un applauso, la paura di quello che sei o la tracotanza volgarmente esposta di quel che vorresti essere.

Nessuna certezza.

E’ questo che ti fa tremare i polsi?
E’ questo che non vuoi sentirti dire?

Poi, in sordina, ci sono quelli, ci siamo noi, a lottare di corpo ed emozioni, a simulare scontri e duelli.

Un gioco, che gioco non è, nel momento in cui ci butti dentro il tuo cuore, le tue paure.
Un gioco, che gioco lo è per davvero, nel momento in cui ti rappresenta nel tentativo di conoscerti e trasformarti.

Tre ore di azioni guerriere, di Arti di Combattimento, Marziali.

Se volessimo parlare di Tradizione, allora parleremmo di Arti Interne, che sono Tai Chi Chuan, eludere la forza che ti si para dinnanzi ed avvolgerla tutta fino a farla morire; Pa Kwa, danzare sfere e spirali attorno alla forza che ti si para dinnanzi e poi soffocarla; Hsing’I, tagliare e spezzare la forza che ti si para dinnanzi ed addensare la tua, volgendogliela contro.
Parleremmo di Wing Chun, filiazione cantonese di quest’ultima, brutale e letale.
Parleremmo di Kenpo Taiki Ken, magistrale sintesi delle prime, due a volteggiare, venti di guerra inneggianti a semplicità e spontaneità, fino abbattersi inarrestabili e potenti su ogni aggressore.

Ora puoi vedere ed ascoltare e sentire fin sotto la pelle il mio percorso, il nostro percorso, che può essere anche tuo. Percorso di adepti guerrieri, di aspiranti a divenire adulti consapevoli, autodiretti, indipendenti e coraggiosi

Questo praticare d’Arte, lo vieni a provare
 
Martedì o Venerdì?




1 commento:

  1. Misuro gli spazi, del nuovo dojo, luci e ombre, caldo e freddo, ne prendo possesso e lo faccio mio.Gli odori, le consistenze, i cambi di colore..
    Col Tai Chi Chuan scopro ancora quanta zavorra mi porto, quanta inutile forza muscolare uso ancora, armature caratteriali che sono solo d'ntralcio ormai in questo corpo che cerca la spontaneità.
    La consapevolezza aumenta e ogni volta è come se fosse la prima volta ma a seconda della mia crescita che avanza, aumentano anche i fardelli, sento quanto ancora mi porto, dove essi irrigidiscono e i muscoli si gonfiano e quanto sia difficile per me ora, spogliarmi di tutto ciò che in passato è stato forza. Ora, è difficile, sbozzo un pezzettino oggi, uno domani e come fatto finora alleggerisco un pò alla volta, con determinazione e costanza, mangiando anche bocconi amari che sò che sotto ogni rigidità vi sono celate turbinii di emozioni nascoste...
    come cantava De Andrè, vado in direzione ostinata e contraria, fin da ragazzino e forse anche prima,non amalgamabile a una massa che, a dirla tutta mi reppelle un pò, la mia strada è solo mia. Mia la voglia di divorare, mie le paure celate nelle spalle alte, mio il corpo danneggiato da me stesso e dagli eventi, mia, solo mia la voglia di giocare ancora, di giocare anche sul serio quando è il momento.Mio il coraggio di combattere e di amare.
    Nel Wing Chun riscopro il calore bruciante del conflitto, l'essere già al centro del fuoco in cui fare il minimo è indispensabile, e provo a cavalcare le onde che si gonfiano dai femori, lasciando terminare (ma finiscono davvero?) all'estremità dei mie gomiti che colpiscono il corpo del compagno..cerco di non usare forza, non sempre accade ma qualcosa di buono c'è, e ne faccio tesoro.
    Due ore son passate, e sono un pò provato, meno di quanto credessi (una mezzora dopo sarà più di quanto credevo ahahah), il mio sistema nervoso mi dà un pò di problemi ultimamente, tanto da dover prendere dei farmaci che lo sedano..ma questo è , e come diceva un vecchio Taoista "se non puoi fermare le onde, puoi imparare a cavalcarle".
    E prorio nel Kenpo Taiki Ken un susseguirsi di onde si impone,onde che partono dai femori e come un fiume in piena grida per liberarsi dai suoi argini ormai stretti, esplosioni di Fajin.
    Anche quì sento il "dove" e voglio trovare il "come", come fare a "non fare" proprio lì, dove utilizzo ancora un sacco di muscolatura inutile, li dove vi è rigidità metterò flessibilità.

    Grazie Tiziano, un gran bell'inizio.

    Oss!!
    Giò

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