Noi, qui, allo Z.N.K.R., osiamo fare un passo oltre la
mente, oltre le convenzioni, oltre le banalità di un insegnamento dogmatico e
la superficialità di una pratica grossolana.
Sappiamo di godere di un metodo che permette di pensare la complessità del
reale, invece di ridurre la realtà negli angusti confini di ciò che già
sappiamo, ciò che ci rassicura.
Varcare i confini
dell’ovvio, di una mente
ordinaria, di un sapere goffo e semplicistico, è l’arma vincente in qualsiasi campo,
pratica marziale compresa.
Chi non lo fa, resta stretto nei confini dettati dalla
paura, dal sapore confortante dell’ovvio, dell’ordinario, dell’accettato e
condiviso dalla massa; resta in una zona dove si illude di controllare la
realtà, mentre questa è ben altro e si trasforma senza che lui se ne accorga o
mentre lui finge di non accorgersene.
Andare oltre le convinzioni comunemente accettate, oltre
la “mente comune”,
è una scelta di autentica ribellione.
Significa abbracciare il mondo delle emozioni, il
pensiero intuitivo, il fisicoemotivo come terreno di pratica olistica,
onnicomprensiva.
Significa abbracciare il sapere immaginifico,
agganciare immagini per addentrarci in un percorso che si vada ad esplicare
nella realtà dei sensi, consolidandosi e forse perdendo la viva idea di
partenza per trasformarsi in altro, in prassi trasformatrice.
Una certa parte di saperi, di pratiche, di “mondo”, ha
preso da tempo questa direzione: alcuni procedono rapidamente e divengono guide
creative riconosciute nel loro ambiente e non solo; altri procedono più
lentamente, meno esposti e perciò meno conosciuti, ma anche loro contribuiscono
a lanciare frecce di pratiche e di sapere antagonista, persino alternativo, al
monotono vociare uniforme delle amebe.
E lo sappiamo che noi, allo Z.N.K.R. non siamo soli.
Andate a guardare su You Tube le performance di
Daniela Lucangeli (grazie, Monica, per avermela fatta conoscere) e rimarrete
esterrefatti, là dove psicologia e neuroscienze si incontrano per offrire un
panorama sull’apprendimento autenticamente innovativo.
Guardate qua, questo breve video
e scopri un percorso didattico
straordinario, che tanto odora anche di Z.N.K.R.
Ed io non posso che ringraziare il Maestro Aleksandar
Trickovic, per la strada che, ormai più di sette anni or sono, mi ha aperto:
un’ulteriore svolta lungo il mio percorso marziale, iniziato nel lontano 1976;
una svolta sul terreno della pratica corporea che io ho agganciato alle mie
conoscenze e pratiche di aiuto e guida alla crescita individuale forgiando un
metodo, un fare, una formazione al confliggere, una terapia di crescita per
l’individuo, del tutto unica in Italia, che fa dello Z.N.K.R. una Scuola del
tutto unica in Italia.
Sì, davvero non siamo soli.
Noi, Z.N.K.R. “Spirito Ribelle, siamo una forza
selvatica ed intuitiva
Selvatica, perché il suo sapere è quello dell’istinto;
delle pulsioni ri - conosciute, mai negate ma sapientemente gestite; del dono
di sé a chi ci sta accanto ed alla comunità.
Intuitiva, perché con Albert Einstein sosteniamo che “La mente intuitiva è un regalo sacro e la
mente razionale è un servitore fedele. Noi abbiamo creato una società che onora
il servo e ha dimenticato il regalo”. Infatti l’intelligenza intuitiva è
lasciare emergere a livello cosciente tutto ciò che sappiamo già, al fine di
risolvere un conflitto e prendere delle decisioni rapidamente. Non si tratta di
ragionare, ma di saper ascoltare il nostro inconscio e le nostre emozioni.
Per questo praticare le Arti Marziali come noi
facciamo allo Z.N.K.R. è un percorso non riconducibile alle logiche di potere
delle organizzazioni quanto piuttosto è un rifarsi alle piccole e vivaci Scuole
della Tradizione, al concetto di tribù; è un percorso non manipolabile, non
strumentalizzabile: o ci stai dentro o altrimenti vieni risucchiato
dall’omofonia, dal conformismo dominante tra dissennati sforzi fisici e
gestualità rozze e confuse o elaborate seghe mentali sorrette da deboli e
pavide ginnastiche.
Ribellarsi cambia radicalmente le tue condizioni di
vita e cambia il tuo mondo.
Qui, da noi, allo Z.N.K.R., ribollono quant’anni di
esperienza nel campo delle pratiche corporee e marziali innestate su un mio
personale percorso di vita di strada, di autentica formazione al confliggere di
strada (1); convivono pratiche e
studi di aiuto al “cliente” sviluppate in un preciso corso di studi che mi ha
visto specializzarmi ormai oltre un decennio fa e cimentarmi poi con decine e
decine di persone; si intrecciano esperienze di stati di coscienza espansa,
suggestioni immaginative, scoperte fisicoemotive e relazionali.
Il nostro “spirito Ribelle” è per autentici
protagonisti, autentici eretici cercatori di sé e del proprio potere nel mondo,
non per passivi replicanti di idee e pratiche di altri.
Il nostro “Spirito Ribelle” è per il praticante coraggioso
e creativo, appassionato in tutto ciò fa e in tutto ciò che fa orgoglioso di
dare il meglio, di dare il massimo, perché sa che tutto ciò che fa, in ogni
momento della sua giornata, porta sempre la sua firma; per il praticante per il
quale è imperativo “mai eccedere”, in un difficile equilibrio taoista privo di
sforzo testardo perché è proprio lo sforzo che ripete e ripropone gli antichi
legami impedendo il nascere di nuovi orizzonti, di andare oltre il comune
sentire.
Questo “Spirito Ribelle” ti entrerà dentro, sarà tuo e
ti sposterà da dove ti trovi….
(1) Che un conto è “tirare” in palestra, in un ambiente
protetto, un altro è battersi per strada. Tolti pochi casi eccezionali,
individui che nascono” combattenti”, ritengo ci siano solo due altri modi per
imparare a cimentarsi nel combattimento.
Uno è formarsi nella delinquenza o, di contro, nelle
forze dell’ordine. L’altro è formarsi nell’estremismo politico o sportivo; in
quelle “formazioni” che, a mani nude o con spranghe e coltelli, si scontrano
nelle strade senza arbitri e allenatori e regole e strette di mano e uno di
fronte all’altro e parità di peso e poi tutti insieme in doccia, evviva!! No,
questi estremisti della politica, questi ultras dello sport, “combattono”
davvero, per davvero farsi male fino anche ad uccidere. Che piaccia o no,
questi sì che si formano a combattere.La mia formazione “combattente”, dopo alcuni anni di semplice teppismo di strada, avvenne così. Chi non abbia vissuto gli anni del ’68, può farsene un’idea leggendo l’intenso “La banda Bellini”, scritto dal giornalista Marco Philopat insieme ad Andrea Bellini, il capo del “Casoretto”; oppure “Katanga che sorpresa” (grazie Lorenzo per il bel regalo), scritto di suo pugno da Mario “manina” Martucci, il capo dell’omonimo servizio d’ordine del Movimento studentesco, libro sicuramente meno appassionante ma è certo uno … spasso (?!) per chi come me li conobbe, vedere l’evoluzione di alcuni di quei protagonisti: il gran capo di “Servire il Popolo”, passato dall’ideologia maoista al servizio di padron Berlusconi, il duro sprangatore ora divenuto innocente salvatore di feriti di ogni campo, e tanti altri ancora.
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