In "I ragazzi che si amano" di J. Prevert |
Sono giovani, sono dolcemente appiccicati l’uno
all’altro. Lei lo avvolge in un abbraccio tenero, lo sguardo sognante; lui,
appena più alto, incombe, un braccio sulle sue spalle, a lei aderente come un
rampicante tenace.
Sono giovani e auguro loro di stare in quel bellissimo
momento, di godersi quel fragile “qui ed ora” che non sarà, non può essere,
eterno.
Nel lungo, lento scorrere della loro immobilità, dei loro
sguardi persi e sognanti, vedo palpitare la risolutezza della quiete.
Ogni forma è lenta. Ogni forma è un deviamento, è una Via
diversa dall’egoismo brutale ed effimero dell’efficienza muscolare e
dell’accelerazione isterica che la vorrebbero inutile.
Non è rilassamento, è Sung: Non rilassarti, non
collassare sulla tua struttura scheletrica, bensì rilasciati corpo, sentine peso e volume, spazio interno e spazio
esterno, sensibilità cinestetica.
Roba da innamorati, certo, non da manovali del gesto
ginnico, abbracci possessivi, privi di eros (e dunque di thanatos) o da boriosi
intellettuali che si abbracciano nell’energia cosmica e nel frullato New Age.
In "Questo amore" di J.Prevert |
Roba da innamorati, non certo da atleti iperattivi o
aspiranti soldatini i quali, come sassi, rotolano servi di una meccanica che
ignora il linguaggio delle emozioni, l’oceano delle pulsioni, la coscienza
espansa della reverie: “La rêverie è
dunque uno stato estremamente fragile, evanescente, instabile; e tuttavia essa
è l’origine del mondo e dell’uomo, ossia è la dimensione originaria dell’essere
dell’uomo di fronte al mondo e dell’apparire del mondo all’uomo” (G. Sertoli - Le immagini e la realtà. Saggio su
Gaston Bachelard).
E non sanno indugiare, come indugiano gli innamorati nel
loro lungo, tenero abbraccio.
L’auto mi allontana ed io mi volto per guardarli
un’ultima volta, lì, dolcemente avvinghiati, teneri amanti, appassionati
d’amarsi.
Eppure, ciascuno di noi è la tessera di un essere umano,
sempre alla ricerca dell’altra sua metà, scriveva Platone. A questa aspirazione
di interezza e allo sforzo di coglierla, diamo il nome di Amore, di Eros.
Credo che nulla in
ciò, e mi perdonerà il sommo Platone, sia fisso, duri per sempre. Che nessuna
“metà” sia quella “giusta”. E’ che incontriamo persone giuste in quel e per
quel momento: da lì in avanti sta a noi tessere relazioni che funzionino
(giuste) o che non funzionino (non giuste).
Ogni relazione, come ogni percorso di vita, va vissuto
consapevoli che sarà necessario modularla, saper scegliere quando flettersi e
quando resistere, quando afferrare e quando lasciare, un po' come nel lottare,
nel combattere: “Non si trova il partner
giusto, lo si costruisce” (M. Rampin).
Come lupi feroci. Come abili predatori.
Coraggiosi cacciatori di cibo, sempre rispettosi
dell’ambiente, della Natura in cui vivono. Coraggiosi lottatori solo per quelle
lotte che abbiano un senso profondo, senso di “vita o morte”.
Non so quanto dureranno i due giovani innamorati. Non è
nemmeno importante.
Importante è la passione e la totale presenza che
sapranno mettere in ogni loro singolo istante, in ogni loro passo dentro al
rapporto, finché questo abbia un senso.
Passione profonda per ogni incontro, per ogni momento.
Teneri lupi innamorati del vivere.
In questa società di “plastica”, del consumo senza uso,
autentici Spiriti Ribelli, anche
solo per un lungo attimo d’abbraccio.
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