lunedì 1 ottobre 2018

Open Kenpo Taiki Ken






Una buona pratica inizia dal sentirsi comodi, a proprio agio, nella stazione eretta.
Perché possono apparire belle da vedere, intriganti da osservare, potenti da imitare le evoluzioni, lente o rapide, nello spazio, le acrobatiche gesta motorie, i massicci affondi di braccia.
Ma se non sai decentemente stare in piedi, se quando avvii lo spostamento i gesti parassiti la fanno da padroni facendoti oscillare o caricare il peso, se non sai amalgamare Terra e Acqua originandone Legno, quanto disperderai nell’ansia, nella fretta di metterti in moto?

Allora Ritsu Zen (la meditazione in piedi, l’imparare a stare in piedi), nelle sue varie espressioni, a restare in ascolto, propriocezione che cresce, senza accasciarti sotto il peso della gravità, senza sforzarti di contrastarla. In docile equilibrio tra il peso che grava al suolo e lo svettare della colonna vertebrale.
In un ascolto fatto di piccoli aggiustamenti. Attento che collo e trapezio di rilascino, si aprano, permettendo ai gomiti l’unico gioco possibile perché siano davvero la protezione del tuo spazio vitale e l’avvio dei gesti ficcanti nello spazio, davvero siano “l’impugnatura dei coltelli” che sono lama – avambraccio, punta – mano.

Da lì, prende corpo una libera sequenza di posizioni fisse, statiche (ma esiste qualcosa di “fisso”, di “statico”, di realmente immobile?) che si plasmano micromovimenti attraverso il gioco di perle delle spirali, che scivolano l’una dentro l’altra in continua trasformazione, immane dragone a strisciare ed elevarsi e premere…

E Hai ( strisciare) e Neri (impastare), semplici o complessi, animati dentro dalle due diverse spirali base.

Insieme tracciamo Tai Sabaki come  “Cerchi nell’acqua”: esplorazioni dello spazio che sottendono, nascondono percosse e leve e proiezioni.

Siamo in tre e so che il Maestro Valerio e Giovanni, assidui compagni in Dojo e nelle scorribande fuori, sono in grado di misurarsi anche con  i Kappuru (giochi di combattimento in coppia) più complessi.
Così ci avviciniamo alle danze di spirali col tronco: non semplici evasioni, semplici schivate, ma movimenti che nel far scomparire il bersaglio attaccato caricano invisibili, potenti e simultanei contrattacchi.
Un gran bel divertimento, qualche sganassone che arriva rumoroso, la difficoltà di mantenere “in asse” il corpo, lo stupore di un agire esplosivo e furtivo così, senza sforzo apparente.

Ancora una volta la conferma che 
se importante è quel che fai,
ancora di più è come lo fai.

Ancora una volta la conferma che il percorso che io vado proponendo è di qualità assoluta, qualità superiore.
E il viaggio continua….

“L’energia è sempre in movimento verso l’esterno o verso l’interno. Non può mai restare ferma: se fosse ferma non sarebbe energia, ma non esiste nulla che non sia energia. Quindi, tutto si sta muovendo in qualche modo”
 (Osho Rajneesh)


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