Una buona pratica inizia dal sentirsi comodi, a proprio
agio, nella stazione eretta.
Perché possono apparire belle da vedere, intriganti da
osservare, potenti da imitare le evoluzioni, lente o rapide, nello spazio, le
acrobatiche gesta motorie, i massicci affondi di braccia.
Ma se non sai decentemente stare in piedi, se quando
avvii lo spostamento i gesti parassiti la fanno da padroni facendoti oscillare
o caricare il peso, se non sai amalgamare Terra e Acqua originandone Legno,
quanto disperderai nell’ansia, nella fretta di metterti in moto?
Allora Ritsu Zen (la
meditazione in piedi, l’imparare a
stare in piedi), nelle sue varie
espressioni, a restare in ascolto, propriocezione che cresce, senza accasciarti
sotto il peso della gravità, senza sforzarti di contrastarla. In docile
equilibrio tra il peso che grava al suolo e lo svettare della colonna
vertebrale.
In un ascolto fatto di piccoli aggiustamenti. Attento che
collo e trapezio di rilascino, si aprano, permettendo ai gomiti l’unico gioco
possibile perché siano davvero la protezione del tuo spazio vitale e l’avvio
dei gesti ficcanti nello spazio, davvero siano “l’impugnatura dei coltelli” che
sono lama – avambraccio, punta – mano.
Da lì, prende corpo una libera sequenza di posizioni
fisse, statiche (ma esiste qualcosa di “fisso”, di “statico”, di realmente
immobile?) che si plasmano micromovimenti attraverso il gioco di perle delle
spirali, che scivolano l’una dentro l’altra in continua trasformazione, immane
dragone a strisciare ed elevarsi e premere…
E Hai (
strisciare) e Neri (impastare),
semplici o complessi, animati dentro dalle due diverse spirali base.
Insieme tracciamo Tai
Sabaki come “Cerchi nell’acqua”:
esplorazioni dello spazio che sottendono, nascondono percosse e leve e
proiezioni.
Siamo in tre e so che il Maestro Valerio e Giovanni,
assidui compagni in Dojo e nelle scorribande fuori, sono in grado di misurarsi
anche con i Kappuru (giochi di combattimento in coppia) più complessi.
Così ci avviciniamo alle danze di spirali col tronco: non
semplici evasioni, semplici schivate, ma movimenti che nel far scomparire il
bersaglio attaccato caricano invisibili, potenti e simultanei contrattacchi.
Un gran bel divertimento, qualche sganassone che arriva
rumoroso, la difficoltà di mantenere “in asse” il corpo, lo stupore di un agire
esplosivo e furtivo così, senza sforzo apparente.
Ancora
una volta la conferma che
se importante è quel che fai,
ancora
di più è come lo fai.
Ancora una volta la conferma che il percorso che io vado
proponendo è di qualità assoluta, qualità superiore.
E il viaggio continua….
“L’energia
è sempre in movimento verso l’esterno o verso l’interno. Non può mai restare
ferma: se fosse ferma non sarebbe energia, ma non esiste nulla che non sia
energia. Quindi, tutto si sta muovendo in qualche modo”
(Osho Rajneesh)
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