ora a
cosa andiamo incontro?
Yi non
è intenzione (1), ma spontaneità,
o meglio ancora è impulso generativo
E’ “impulso generativo” a
meglio rendere l’immagine fisicoemotiva, corporea, di una spinta a fare, spinta
intimamente e indissolubilmente legata all’organizzazione di quel fare
medesimo.
L’impulso generativo origina da uno stimolo interno o
esterno (2) e, collegando il sé corpo alle circostanze e all’ambiente,
si traduce in azione efficace e non ridondante.
Agiamo investendo l’impulso in azioni di diversa
complessità, funzioni tipiche della specie umana (alzarsi, avanzare, arretrare,
chinarsi, saltare ecc.) comuni a tutti noi ma che ognuno di noi interpreta e
compone in modo differente, del tutto personale (3).
Anche per questo diffido degli esercizi uguali per tutti
(squat, piegamenti sulle braccia, crunch ecc.) e delle tecniche (diretto,
calcio frontale, leva articolare al polso ecc.) imposte uguali per tutti, perché
presumono soggetti uguali e identici tra di loro.
Dunque
“Al problem solver è indispensabile saper
attribuire significati differenti da quelli che risultano da un esame della
situazione condotto seguendo una logica convenzionale”
(M. Rampin)
Il
sistema nervoso come incontro
tra accoglienza ed azione
Come potremmo fare, agire,
muoverci senza il sistema nervoso? Impossibile.
Esso accoglie informazioni dalle cellule del corpo e a
tutte le cellule informazioni manda. Esso include gli stati vigili di presenza
ed attenzione, gli svolgimenti cognitivi e l’accuratezza di un agire
coordinato. E’ il fondamento percettivo su cui si basa il nostro modo di includere
e di interagire con l’ambiente dentro e fuori di noi.
Nel
tuo “allenamento” abituale cosa e come fai per “allenare”
questo
splendido agente senza il quale nemmeno potresti esistere?
OK,
lasciamo perdere!!
Io, noi Spirito Ribelle,
invece non lasciamo perdere.
Perché l’esperire, il fare esperienza (4), accade in
primis a livello cellulare.
Il sistema nervoso, che è il sistema di registrazione del
corpo, registra le nostre esperienze e le struttura in schemi. Poi è capace di
rievocare alla memoria le esperienze e di adattarle alle mutate situazioni da
affrontare.
Una volta recepito un sapere, il sistema nervoso non solo
diviene il principale fulcro di controllo dei processi psicofisici, ma, opportunamente
stimolato, è capace di avviare un percorso di apprendimento di nuove esperienze
che vedremo accadere.
Allora dedicheremo i due
prossimi incontri a
Contattare e sondare il sistema nervoso.
Incontrare eventuali resistenze e tradurle in possibilità
di azione.
Setacciare modi per compensare il sistema nervoso autonomo che
funge da telaio dei movimenti volontari.
Armonizzare l’accoglienza, che precede l’atto, con l’atto stesso.
Ci serviremo di giochi e gesti
quali la “Meditazione dell’orbita microcosmica”, “Nami”,
l’onda nelle sue diverse espressioni e vibrazioni, gli “Ikigai Kiko”,
ovvero la pratica energetica della spinta vitale.
Dunque
“Le informazioni sono potere, in senso
letterale: più sappiamo, più possiamo”
(E. Bencivenga)
Ti
aspetto Giovedì 11 e 18
ai
giardini I. Montanelli a p.ta Venezia. Milano.
In
caso di maltempo, saremo ai giardini della Rotonda della Besana
1. Ho già speso più volte tempo ed energia a spiegare quanto
sopra, forte della traduzione di alcuni eminenti sinologi e
dell’interpretazione che ne danno Maestri marzialisti d’oltralpe.
Qui mi limiterò a ricordare che “intenzione”, nella nostra
lingua è “Orientamento della coscienza verso il compimento di un’azione,
direzione della volontà verso un determinato fine; può indicare semplicemente
il proposito e il desiderio di raggiungere il fine, senza una volontà
chiaramente determinata e senza la corrispondente deliberazione di operare per
conseguirlo” (http://www.treccani.it/vocabolario/intenzione/) che
invece, definisce “impulso”: “spinta che permette di avviare un'attività”.
Continuare a chiamare Yi Quan o Taiki Ken “il pugilato dell’intenzione”,
continuare a parlare di “intenzione” riferendosi all’agire immediato nello
spazio e verso l’avversario è, ancor più che riduttivo, una castroneria enorme.
2. L’uomo, checché ne dicano presunti maestri ed esperti di
Arti Marziali e di combattimento, ha perso completamento o quasi gli istinti.
Ce lo dicono, dal pensiero greco, il mito di Epimeteo
(colui che pensa dopo) e Prometeo (colui che pensa prima), ovvero l’animale che
reagisce immediatamente per istinto e l’uomo che pensa prima di agire (http://www.filosofico.net/Antologia_file/AntologiaP/pplatone8k3kls.htm); ce
lo dicono fior di pensatori moderni osservando che il toro si avventa sulla
mucca per copulare e, contrariamente all’uomo, certo non si attarda né si bea
delle belle labbra, del colore del manto, del pelo!!
Anche per queste considerazioni ho chiamato il mio metodo “Movimento
Intuitivo”, laddove “intuito” è: “la capacità di avvertire, comprendere e
valutare con immediatezza un fatto, una situazione” (http://www.treccani.it/vocabolario/intuito/). E anche:
“L’intuizione (dal latino intueri = osservare, contemplare) è, a mio modo di vedere,
una funzione psicologica fondamentale. L’intuizione è quella funzione
psicologica che trasmette le percezioni per via inconscia. Tutto può essere
oggetto di questa forma di percezione. Tanto oggetti esterni e interni quanto
le loro connessioni.” (C.G. Jung)
3. Oltre trenta anni or sono, conversando col Maestro Hiroo
Mochizuki, mi colpì favorevolmente la sua affermazione “Tutti gli uomini
flettono l’avambraccio sul braccio”. MI aiutò a smettere di cercare l’arte
del combattimento completa e per ciò più efficace, per indirizzarmi verso una
pratica motoria che, facendo dell’individuo, del praticante, il soggetto,
l’attore protagonista, di consegeunza fosse lei completa e per ciò efficace.
Ci vollero una decina d’anni ancora per comprendere i
limiti di questa sua osservazione. Perché è vero che tutti gli uomini “flettono
l’avambraccio sul braccio”, ovvero verso il bicipite brachiale e nessuno è
in grado di fare l’opposto, ovvero fletterlo verso il tricipite brachiale. Ma è
altresì vero che tale flettersi è diverso da individuo ad individuo:
diverso nella fluidità del gesto, diverso nel raggio d’azione del gesto, ma,
soprattutto, diverso nei contenuti emotivi del gesto. Contenuti emotivi che ne
influenzano la resa, la performance, rendendola più rapida o meno, più “forte”
o meno, connessa o meno all’azione corporea tutta.
Così, tra i diversi motivi per cui, per esempio, ritengo
inutile / dannoso allenarsi agli squat, ci sta che il piegarsi sulle gambe sarà
concretamente, fisicamente, un gesto ben diverso se mi accingo a sedermi
sul water o se ho ricevuto una spinta atta a farmi cadere o se mi sto
accucciando per nascondermi alla vista di un creditore!! Infatti, la sfera
sensomotoria si attiva insieme ai processi cognitivi ed affettivi.
4. Che non è ripetere e ripetere e ripetere ancora gesti o
tecniche: questo lo lasciamo a chi sia afflitto da disturbi ossessivo
compulsivi!! Esperire è provare, sperimentare, conoscere attraverso il
provare.
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