Sono le passioni fragili a incantarci e, a volte o spesso,
incatenarci ad un amore che crediamo forte, o che non per uno solo ma per
entrambi vorremmo fosse forte.
Ogni ferita inferta in quest’amore e che l’anima subisce,
ogni passione resa fragile da una vita frenetica, vita dominata da una perversa
etica del lavoro e dal consumo senza uso che nulla tralascia di infettare, fa
parte a pieno titolo della nostra esperienza e pretende di essere riconosciuta
come tale.
Le passioni fragili devono emergere nella realtà tutta
umana, anche quando calpestate e maltrattate da un egoismo di fondo che si
pavoneggia nel “Io sono fatto così”, anche quando la lontananza ti è
imposta come fosse lei il ponte dell’amore e non il convivere dentro e non
accanto alle cose che è nascondersi imponendo la distanza.
“Le passioni fanno vivere l’uomo, la saggezza lo fa
semplicemente durare” scriveva Sébastien-Roch Nicolas de Chamfort.
Le passioni fragili, quelle vulnerabili, quelle che si
ammalano al primo sbalzo di temperatura ma non mollano la presa, quelle che ti
portano il pessimismo dentro il cuore, quelle che ti fanno rimuginare e
rimuginare ancora le parole sbattute in faccia a nascondere, a mistificare,
quelle per cui il tempo di adesso è sempre minacciato dai ricordi di un tempo
bastardo che fu e dai timori di un tempo futuro che bastardo potrebbe essere.
Ecco, quelle passioni fragili, quella passione fragile che è, per me, l’amore,
e che mi fa ricordare, con Hillman, che l’amore e la relazione d’amore non
finisce quando si smette di amare, ma quando si smette di immaginare, mi tiene
dentro la vita.
Ogni passione fragile, ogni passione d’amore, che sia per
un figlio, per l’amata, per una scelta di vita, non importa, ha il diritto di
esistere in ogni cuore. Sapendo che verrà ferita e mutilata, ma sapendo anche
farne acciaio affilato contro ogni disperazione. Anche contro quella
disperazione che della tenerezza è componente ineliminabile, è eterna
afflizione.
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