giovedì 15 febbraio 2024

Di doman (del presente?) non c’è certezza

Lorenzo de' Medici, conosciuto come “il Magnifico”, così scriveva nel quindicesimo secolo, invitando a godere giorno per giorno delle gioie della vita, esaltando la giovinezza, con i suoi amori, le sue gioie, i suoi momenti spensierati.

Quanto di questo invito al godimento è rimasto oggi? Il consumismo compulsivo, il narcisismo diffuso che scorrazza indisturbato nei “social”, la vetrinizzazione di corpi oggetti, la smania di stupire, l’esaltazione di ogni eccesso, il “limite” visto come una pecca di cui liberarsi, sono la testimonianza dell’attualità del moto del “Magnifico”? O, invece, nella loro spasmodica tensione, nella loro delirante ossessione, sono lì a testimoniare una paura profonda, un radicato senso di smarrimento esistenziale e il disperato tentativo di sfuggirli?

Da alcuni anni, secondo alcuni dopo la destabilizzante esperienza del covid e le restrizioni imposte dal potere politico a cui si sta aggiungendo la percezione di una guerra globale strisciante che si manifesta attraverso diverse guerre locali; una crisi economica che funge da divaricatore smisurato tra i pochi che hanno molto ed i molti che hanno poco, molti le cui fila si ingrossano con l’ingresso di quelli che una volta erano i ceti medi ed oggi precipitano ai confini della povertà; le sensazioni soggettive hanno preso una piega estremamente critica e pessimista verso l’ambiente, la società ed il futuro prossimo. Come a dire: “Comunque vada là fuori, noi stiamo male e non ci fidiamo affatto”.

Paolo Iacci, figura di spicco nel mondo del lavoro e della direzione del personale, scrive: “Viviamo in una sensazione di malessere ampio e generalizzato che investe non solo il mondo del lavoro, ma anche l’intera società civile e il nostro universo relazionale”. (HR n°3. a. 2024)

Insomma, che i dati oggettivi siano ancora lontani dalla catastrofe o ne siano invece sempre più prossimi, l’attenzione e la percezione della realtà si è spostata dall’oggetto analizzato al soggetto analizzante, soggetto con un carico emozionale tale mettere in figura quel che uno prova, sente, e cacciare sullo sfondo quel che (forse) è.

Chi si occupa di studiare i fenomeni sociali suddetti, ha individuato alcune caratteristiche di questo atteggiamento.

- La fragilità: l’individuo si scopre sempre più precario in un ambiente, sia generale che privato ovvero quello a lui vicino, vieppiù vacillante e transitorio. Ogni certezza appare sempre velata dal dubbio di una sua caduta, di una possibile aggressione esterna tale da farla crollare.

Qui la pratica marziale, la nostra pratica Spirito Ribelle, è formazione a non affidarsi mai ad alcuna certezza, a stare nel “qui ed ora” come continuo mutamento; a trasformare la fragilità in flessibilità, in apertura che sappia filtrare quanto ci arriva addosso secondo le nostre personali ed autonome decisioni. Quella delicata e forte insieme linea che, nel segno del Tao, è tanto confine quanto preziosa sutura tra una metà e l’altra.

- Fragilità e precarietà partoriscono l’ansia. Se la paura è un nostro prezioso alleato nel farci muovere sensatamente davanti ad un pericolo, l’ansia si prefigura come una paura totalizzante e paralizzante non solo davanti ad un pericolo individuato ma anche, e qui sta la gravità, quando il pericolo, la minaccia, non è affatto incombente ma abita solo nella nostra mente.

Qui la pratica marziale, la nostra pratica Spirito Ribelle, è sfida nel cogliere le opportunità là dove altri vedono solo il pericolo, la minaccia; è, nel segno del Tao, fare leva sul pur minuscolo punto nero che campeggia nel campo bianco e viceversa.

- La “non linearità (ibid). Ovvero la percezione di forze e spinte che si contrappongono originando contraddizioni apparentemente insanabili, problematicità apparentemente ingestibili.

Qui la pratica marziale, la nostra pratica Spirito Ribelle, punta a percorre quella linea sottile che si traccia nel bel mezzo del Tao seguendo un percorso sempre curvilineo, sempre dolce e pure inarrestabile, scartando la direzione retta per assumere quella avvolgente, quella periferica. Vulnerabilità che si fa forza.

- L’imperscrutabilità, laddove non solo ci sentiamo privati del controllo, ma manchiamo di comprensione. La complessità che il mondo ha assunto ci trova impreparati, privi degli strumenti necessari per leggere quanto ci accade. La massa caotica di informazioni in cui giacciamo non solo è superficiale, ma pure approssimativa quando non mendace.

Qui la pratica marziale, la nostra pratica Spirito Ribelle, legge la semplicità e profonda intelligenza del Tao nel suo essere figura perfetta, che il cerchio non ha inizio né fine, che la sfera non perde mai il suo equilibrio.

Noi Spirito Ribelle traduciamo tutto ciò in pratiche corporee profondamente trasformatrici, capaci, attraverso un particolare e sapiente modo di muoversi, di affidarsi a stupore e curiosità alla scoperta di connessioni, relazioni e incontri all’interno del nostro sé - corpo che è sempre e indissolubilmente corpo e mondo; di far crescere vitalità ed erotismo quali caratteristiche di ogni praticante.

Che siano Suishou, Yuri, Peng Lu Ji Han, Hakkei, Iron Shirt, Randori d’Entraide, Chi Sao, Fushime Taiso, Kumite, che ci si affidi alle mani nude o ai bastoni nelle loro diverse lunghezze o ai coltelli, che siano agiti a solo, in coppia o in gruppo, sono giochi, incontri e scontri di corpo, capaci di introdurci ai segreti dei Poteri Potenti, alla meraviglia quotidiana del vivere.

Senza la paura che del domani non vi sia certezza e 

affrontando consapevolmente quel che ci accade oggi.





 

 

 

 

 

Nessun commento:

Posta un commento