Lorenzo de' Medici, conosciuto come “il Magnifico”, così scriveva nel quindicesimo secolo, invitando a godere giorno per giorno delle gioie della vita, esaltando la giovinezza, con i suoi amori, le sue gioie, i suoi momenti spensierati.
Quanto di questo invito al godimento è rimasto oggi? Il consumismo compulsivo, il narcisismo diffuso che scorrazza indisturbato nei “social”, la vetrinizzazione di corpi oggetti, la smania di stupire, l’esaltazione di ogni eccesso, il “limite” visto come una pecca di cui liberarsi, sono la testimonianza dell’attualità del moto del “Magnifico”? O, invece, nella loro spasmodica tensione, nella loro delirante ossessione, sono lì a testimoniare una paura profonda, un radicato senso di smarrimento esistenziale e il disperato tentativo di sfuggirli?
Da alcuni anni, secondo alcuni
dopo la destabilizzante esperienza del covid e le restrizioni imposte dal
potere politico a cui si sta aggiungendo la percezione di una guerra globale strisciante
che si manifesta attraverso diverse guerre locali; una crisi economica che
funge da divaricatore smisurato tra i pochi che hanno molto ed i molti che
hanno poco, molti le cui fila si ingrossano con l’ingresso di quelli che una
volta erano i ceti medi ed oggi precipitano ai confini della povertà; le
sensazioni soggettive hanno preso una piega estremamente critica e pessimista
verso l’ambiente, la società ed il futuro prossimo. Come a dire: “Comunque
vada là fuori, noi stiamo male e non ci fidiamo affatto”.
Paolo Iacci, figura di spicco nel mondo del lavoro e della
direzione del personale, scrive: “Viviamo in una sensazione di malessere
ampio e generalizzato che investe non solo il mondo del lavoro, ma anche
l’intera società civile e il nostro universo relazionale”. (HR n°3. a.
2024)
Insomma, che i dati oggettivi siano ancora lontani dalla
catastrofe o ne siano invece sempre più prossimi, l’attenzione e la percezione
della realtà si è spostata dall’oggetto analizzato al soggetto analizzante, soggetto
con un carico emozionale tale mettere in figura quel che uno prova, sente,
e cacciare sullo sfondo quel che (forse) è.
- La fragilità: l’individuo si scopre sempre più precario
in un ambiente, sia generale che privato ovvero quello a lui vicino, vieppiù vacillante
e transitorio. Ogni certezza appare sempre velata dal dubbio di una sua caduta,
di una possibile aggressione esterna tale da farla crollare.
Qui la pratica marziale, la nostra pratica Spirito
Ribelle, è formazione a non affidarsi mai ad alcuna certezza, a stare nel
“qui ed ora” come continuo mutamento; a trasformare la fragilità in
flessibilità, in apertura che sappia filtrare quanto ci arriva addosso secondo
le nostre personali ed autonome decisioni. Quella delicata e forte insieme
linea che, nel segno del Tao, è tanto confine quanto preziosa sutura tra una
metà e l’altra.
Qui la pratica marziale, la nostra pratica Spirito
Ribelle, è sfida nel cogliere le opportunità là dove altri vedono solo il
pericolo, la minaccia; è, nel segno del Tao, fare leva sul pur minuscolo punto
nero che campeggia nel campo bianco e viceversa.
- La “non linearità” (ibid). Ovvero la
percezione di forze e spinte che si contrappongono originando contraddizioni
apparentemente insanabili, problematicità apparentemente ingestibili.
- L’imperscrutabilità, laddove non solo ci sentiamo
privati del controllo, ma manchiamo di comprensione. La complessità che il
mondo ha assunto ci trova impreparati, privi degli strumenti necessari per
leggere quanto ci accade. La massa caotica di informazioni in cui giacciamo non
solo è superficiale, ma pure approssimativa quando non mendace.
Qui la pratica marziale, la nostra pratica Spirito
Ribelle, legge la semplicità e profonda intelligenza del Tao nel suo essere
figura perfetta, che il cerchio non ha inizio né fine, che la sfera non perde
mai il suo equilibrio.
Noi Spirito Ribelle
traduciamo tutto ciò in pratiche corporee profondamente trasformatrici, capaci,
attraverso un particolare e sapiente modo di muoversi, di affidarsi a stupore e
curiosità alla scoperta di connessioni, relazioni e incontri all’interno del
nostro sé - corpo che è sempre e indissolubilmente corpo e mondo; di far
crescere vitalità ed erotismo quali caratteristiche di ogni praticante.
Che siano Suishou, Yuri, Peng Lu Ji Han, Hakkei, Iron
Shirt, Randori d’Entraide, Chi Sao, Fushime Taiso, Kumite, che ci si affidi
alle mani nude o ai bastoni nelle loro diverse lunghezze o ai coltelli, che
siano agiti a solo, in coppia o in gruppo, sono giochi, incontri e scontri di
corpo, capaci di introdurci ai segreti dei Poteri Potenti, alla
meraviglia quotidiana del vivere.
Senza la paura che del domani non vi sia certezza e
affrontando consapevolmente quel che ci accade oggi.
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