Nati nel 1980, nel corso degli
anni, dei decenni, ci siamo trasformati nello spirito, Shen. Da
palestra di Karate e Arti Marziali (palestra nel suo antico significato di
luogo di esercitazione, addestramento e competizione, significato in voga
tutt’ora in tutte le “palestre”, i “gym” di qualsiasi sport, disciplina o
fitness, arti marziali varie comprese) a “Scuola”, intesa come nella
Grecia antica quale “paideia”, luogo della formazione mediante la
cultura; per noi cultura dell’individuo fisicoemotivo, dunque del corpo tutto:
“Il nostro corpo è abitato: sangue, ossa, organi, muscoli segnalano una vita
interna che non si esaurisce nella sua fisiologia, ma che produce intrecci,
sovrapposizioni e risonanze nella nostra esperienza emozionale, affettiva,
psichica” (I. Gamelli. Pedagogia del corpo) (1).
Così diveniamo Dojo, che è “a place of severe confrontation
between oneself and one’s self - luogo di aspro confronto tra sé e se stessi.
Trad. mia (D.F. Draeger. Classical Budo) (2).
Diveniamo uno spazio collettivo di pratica e cultura
‘altra', in cui ogni singolo praticante, come il gruppo tutto, può scoprire un
nuovo contatto con se stesso; immergersi in Neijia, il profondo,
l‘interno; attingere a personali risorse fino ad allora inesplorate;
attraversare antiche alchemiche pratiche taoiste e moderne espressioni di
movimento per costruire un adulto autodeterminato, vitale, erotico e
propositivo.
E’ un percorso scelto da tutti
coloro che intendono riappropriarsi dell’autentico senso del corpo
fisicoemotivo e del corpo in movimento, costruendo attraverso la pratica
corporea il Do, la Via, per la propria conoscenza e crescita.
Con tutto il rispetto (ma anche la distanza) verso chi si
addestri ripetendo esercizi e tecniche preordinate, imitando gesti imposti da
altri, da noi il muoversi non è una espressione imprigionata dentro sequenze di
‘gestualità’ specifiche, per giunta uguali per tutti, ma è IL processo
che sostiene l’esistere umano.
Da noi “Spirito Ribelle” (3), la pratica si
compone di diverse connessioni tra i sistemi corporei originando un’area di
appassionato fare e confrontarsi in cui “Pratichiamo la sensibilità per
espandere la nostra creatività” (E. Parrello) (4); in cui le Arti
Marziali sono metafora e metonimia degli incontri e scontri quotidiani al
lavoro, in famiglia, in ogni relazione, sostenendo il praticante verso la
capacità di stare nel conflitto, in ogni tipo di conflitto.
Da ZNKR (“scuola antica di tutta la Via della mano
vuota giapponese”) a “Spirito Ribelle”, come a dire “corpo e mondo
antagonista, persino alternativo, al pensiero e alle pratiche dominanti”.
Mica poco!!
“Essere indipendenti è l’unico modo
per continuare ad essere chi siamo”
(in
“Scomodo” n.51)
1. Ivano Gamelli, pedagogista e professore associato di
Pedagogia generale e sociale all'Università degli Studi di Milano-Bicocca
2. Donn F. Draeger (1922 – 1982,) pioniere delle arti marziali
giapponesi, autore di numerosi libri sulle arti marziali asiatiche. Una sua
beve biografia in
https://budojapan.com/feature-articles/donn-f-draeger-the-pioneer/.
3. Di questa nuova svolta ho già scritto più volte.
Sinteticamente posso scrivere che abbiamo lasciato alle spalle un’affascinante
struttura che molto ha dato sotto ogni aspetto della loro vita ai praticanti,
come anche a chi solo vi si è accostato come spettatore, per intraprendere un
cammino errante con poche regole, ancor meno certezze e tanta passione “gyakufu”,
“faccia al vento”.
4. Eleonora Parrello, insegnante, educatrice del movimento
somatico e del movimento in età evolutiva, practitioner diplomata presso The
School for Body-Mind Centering. A lei, dopo una iniziale esperienza con Jader
Tolja vent’anni or sono, devo la mia introduzione all’anatomia esperienziale.
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