Calda mattina di primavera, qui ai giardini Marcello Candia in Milano. Il vento gentile si muove silenzioso, invisibile. L’erba alta, pochi i bambini a giocare qui e là, mentre il mattino prende ad arrossirsi di un timido sole.
Piccolo
gruppo di praticanti che, in occasione della
Giornata
mondiale del Tai Chi Chuan
hanno
aderito alla mia proposta di una
Lezione
Aperta
C’è Matteo, a rappresentare lo Spirito Ribelle, e c’è Sergio, che fu allievo negli anni dello ZNKR. Con loro un paio di persone che hanno visto la proposta della lezione sul periodico di zona “Quattro”.
Praticare di corpo, in particolare praticare Neijia
Kung Fu /Naido, le Arti Marziali con una visione interna, per me è come
scoprire l’intero mondo in uno scambio di sguardi, trovare l’infinito sulla
punta delle dita della mano.
Questo mio mondo provo ad aprire al corpo degli astanti.
Due saranno i temi fondanti l’incontro:
- La percezione dell’aria come presenza fisica, reale, con cui confrontarsi; resistenza a cui relazionarsi, materia da attraversare.
- Il movimento ad onda, la successione delle spirali, come energia cinetica atta ad agire e muoverci nello spazio.
Così, qualsiasi siano le proposte motorie, corredate da
riferimenti teorici che spaziano dai testi taoisti alle ricerche sul movimento
di Moshe Feldenkrais, dalle indicazioni di strategia guerriera del
generale Sun Tzu all’anatomia esperienziale come spiegata dal Body
Mind Centering, suggerisco sempre di fare i conti con la presenza viva e
reale dell’aria attorno a noi e delle catene cinetiche che innescano l’onda.
Oscillazioni secondo i principi
dello Yi Quan; mani nello spazio e dentro l’energia dello Healing
Tao; la respirazione a narici alterne; l’onda shock; Peng Lu Ji
Han….
Per esperienza, so che chi vuol parlare di quel che sente
non sa cosa e come dirlo: Esprimersi sembra solo confusione, stare in silenzio
sembra scansare quel che si prova.
In cerchio, un sorriso corale, sorriso nel volto che mi
auguro giunga al cuore, e l’incontro termina.
Con Sergio, raggiungiamo casa, dove Monica ci accoglie
sorridente e viziandoci con un pranzo delizioso. Lunghe chiacchiere con un ex
allievo, con un amico, che non vedo da una decina d’anni poi raggiungiamo
La
Fabbrica del Vapore
dove
si tiene il
Festival
del Taiji Quan
Lì ad attenderci ci sono Giuseppe, già allievo,
Maestro a sua volta, e Donatella, anche lei praticante di lungo corso ed
amica cara.
Mi piace questa costruzione, da anni votata alle
sperimentazioni di corpo e movimento, aperta a mostre di ogni forma artistica;
da anni anche “casa” del corso di Laban Movement Analysis che conduce la
docente Micaela Sapienza e che ho il piacere di frequentare regolarmente.
Beh, ora un inconveniente salutistico mi terrà fermo qualche mese, ma poi …
Non mi piace affatto quel che vedo. Qua un ammasso di
praticanti intruppati ad imitare gesti, là un capannello in cui il Maestro
spinge e sbatacchia gli allievi usando modesti trucchi, accanto a noi un altro
Maestro sistema braccia e mani di una praticante come fosse una marionetta e
non un corpo vivente; passano quelli della spada, che in realtà (e come
purtroppo è ovunque) è un pezzo di latta del tutto inoffensivo: Come guidare ai
giardinetti un’auto a pedali credendosi un pilota di Formula Uno!!
Mi intrufolo qui e là. Una praticante bofonchia sconsolata
“E’ difficile, è difficile”, un altro cerca di resistere di forza allo squilibrio
dell’esperto, c’è chi allunga il collo per vedere che fa il Maestro superando
il muro di chi gli sta davanti, sento scandire i comandi a dirigere chi imita un
gesto dopo l’altro per eseguire una forma.
Ma è
questo il Tai Chi Chuan? Questo è il mondo Neijia Kung Fu /
Naido?
“I
miglioramenti dipendono dalla consapevolezza interiore e non dalla forza
esteriore” ed anche “Se continuerete a dipendere dal maestro o a
riprodurre il particolare approccio dell’insegnate, non potrete raggiungere il
vostro potenziale più alto”
(Jou
Tsung Hwa in “Il Tao del Tai Chi Chuan”)
“L’esercizio
giusto è quello che si adatta all’evoluzione naturale di ogni corpo umano”
(Tokitsu
Kenji in “Yi Chuan”)
Un curioso che ora si aggirasse tra questi gruppi, che penserebbe
del Tai Chi Chuan e delle Arti cosiddette “interne”, “dolci”?
Sono combattuto tra lisciare il
mio ego o ritenermi dentro una sorta di “black mirror”, in cui
non è la tecnologia a distorcere le mie percezioni ma qualcosa di sbagliato in
me.
Ecco, avrei molto da scrivere. Ma sono troppo disturbato. E
chi sono io per criticare, financo giudicare, altri?
Che costoro seguano pomposamente la loro strada, Maestri ed
allievi. Io mi tengo la mia, la nostra Spirito Ribelle. Mi tengo il
dubbio di essere io, noi, quelli sbagliati.
Sbagliati a ritenere l’Arte
Marziale un percorso incerto, affascinante proprio perché tale e non
un’autostrada con luccicanti autogrill, indicazioni precise ed inappellabili,
entrate ed uscite obbligate in cui paghi, quanto paghi!!
Sbagliati a ritenere che ogni
individuo, dunque anche il neofita alle prime armi, è una risorsa ed ogni
relazione un campo di sperimentazione, rifiutandosi di trattare l’altro come un
ignorante ed asettico ricevitore, di ritenere che la materia di pratica e
studio è immutabile è un dogma, e che l’allievo non ha altra scelta se non
vedere e capire l’insegnamento così come esso “è”.
A ciascuno il suo!!
“Che
cosa credono i buoni allievi ? Che cosa fanno ?
Anzitutto,
confidano nella loro capacità di apprendere. (…)
I
buoni allievi tendono a provar piacere nel risolvere i problemi. (…) essi
preferiscono fidarsi del proprio giudizio. (…)
essi sono sospettosi verso le “autorità”, in special modo verso tutte
quelle autorità che tendono a dissuadere gli altri dal fidarsi del proprio
giudizio.
Normalmente
i buoni allievi non hanno paura di sbagliare. Essi riconoscono i propri limiti
e non subiscono alcun trauma nello scoprire che ciò a cui essi credono è
apparentemente errato. In altre parole, possono cambiare di convinzione. (…)
I
buoni discepoli sono flessibili. (…) le “risposte” sono relative, che ogni cosa
dipende dal sistema al cui interno si opera. Quello che è “vero” in un sistema
può non esserlo in un altro. (…)
I
buoni allievi non hanno bisogno di una soluzione assoluta, definitiva,
irrevocabile per ogni problema. (…)”
(N.
Postman in “L’insegnamento come attività sovversiva”)
Nessun commento:
Posta un commento