mercoledì 22 aprile 2015

Selvaggia magia


“Per vincere un combattimento è indispensabile possedere buone armi, ma anche essere efficacemente protetti contro quelle altrui”
( A. Fieschi )

 Strana, la sensazione del legno tra le mani. Io che, ormai, sono abituato all’asettico tattile del “polipropilene”, il duro e possente “plasticone” del bokken Cold Steel.
Come strana è la luce bianca del legno. Levigato e agile tra le mani, di un biancore pallido, come fosse possibile diffondere la luce lunare su un’arma di legno.
I fondamentali del Tameshigri, l’arte di tagliare un bersaglio.

Poi è la volta dell’acciaio vero e proprio.
Slego meticoloso il kumihimo, la corda intrecciata che avvolge il cotone finemente decorato a protezione del saya e del katana stesso.
Lupo di Settembre” è nelle mie mani.
Lupo di Settembre
Lama leggera, sensibile, classico shinogi – zukuri che, visto dall’alto di me che la impugno, spinge verso immagini di un proiettile lanciato a perforare l’aria.
Sono passi danzati, precisi, accurati. Feroci.
Sono falciate discendenti ed ascendenti a succedersi rapide: volo di falco in picchiata e sollevarsi famelico di fauci spalancate di rettile acquattato.

Periodo, questo d’oggi, che alcuni chiamano postmoderno per noi, periodo Heisai per il Giappone.
Impugno un katana dei primi del 1600, uno Shinto, acciaio di samurai medioevale, nel terzo millennio d’occidente, conducendo una vita dal sapore italiano.
Il senso ?
Il senso di un praticare di katana oggi, in questo contesto ?
Lama Danzante e Lupo di Settembre

Respiro profondo, come il mugghiare di un vento in tempesta e quello che sento rimbombare  dentro non sono le percussioni  di un pugile al sacco ma i battiti incalzanti del mio cuore in tumulto.
Ecco, il senso. Di vitalità e passione profonda. Di istinto di morte non taciuto, non negato, ma riconosciuto e trasformato  in energia creativa.
Lama Danzante
Di cuore e pancia immersi nell’Ombra, nei meandri di quelle oscurità che giacciono, sepolte ma non onorate, dentro ognuno di noi. Zombie, morti viventi, che in ogni momento possono prendere forma e riaffiorare nella nostra coscienza senza che noi siamo in grado di riconoscerli e gestirli. Allora li neghiamo mentre ne siamo  schiavi. Potere delle pulsioni inconsce che la mente umana si illude di governare negandole e reprimendole, mentre solo la conoscenza e il riconoscimento ci permettono di farne una parte consapevole di noi.

Audaci, coraggiosi pur nelle nostre paure, onesti con i nostri turbamenti, efficaci in combattimento, ecco il senso.
Quel continuo, incessante combattimento che tutti, nel medioevo o ai giorni nostri, in Giappone o in Italia, chiamiamo vivere. Finche vivere ci sia concesso.

 “Sia che ci troviamo nella posizione di chi rifà il letto sia in quella di chi vi si trova confinato, dobbiamo fare i conti con la natura precaria della vita. Con estrema immediatezza, siamo messi di fronte alla verità fondamentale che ogni pensiero, ogni atto d’amore, ogni vita, ha un inizio e una fine. Capiamo che la morte fa parte della vita, di ogni cosa, e rimuovere questa verità comporta un enorme dolore. Lo sforzo di impedire il cambiamento o di raggiungere una condizione di soddisfazione permanente su cui rimanere assestati, è fonte di infinita sofferenza”
(F. Ostraseski)
 

Shinogi Zukuri



lo shinogi zukuri di Lupo di Settembre
 

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