mercoledì 13 febbraio 2019

Costruirsi corpo




La mia mente nel profondo si sta svegliando, abbandonando ogni vuoto, e ogni passo, ogni spostamento, muove un terreno che parla.
Dal buio totale, dal silenzio rumoroso di un pensiero che si fa libero, mi accorgo di precipitare tra le pagine bianche di una scrittura incerta prima, poi fluida e potente.   

E’ la mia storia ora che vado a raccontare.
Per farlo mi affido ad un corpo, un sé fisicoemotivo, che va a costruirsi.

Sentire il proprio peso, sentirsi stabili.
Lasciarsi andare, sprofondare, affidandosi ad un valido sostegno: il pavimento, che è elemento Terra.
Solo così potrai stare in piedi, spostare il peso da una gamba all’altra, investire di te lo spazio: il peso del corpo obbedisce alla legge di gravità, sempre.
Allora lascia ogni tensione e lasciati andare. Ne sei capace?

Aprirsi.
Aprirsi nelle fasce elastiche e tra le articolazioni, aprirsi nel respirare e nelle pause tra una inspirazione ed una espirazione, aprirsi nell’ascolto delle emozioni, delle “resistenze” che ti incollano al passato, ai gesti ripetuti, al “copione” introitato, come nell’ascolto  delle aspirazioni al nuovo, alla curiosità dello straordinario che, piano piano, si disvela nell’ordinario.

Cogliere che il flusso del movimento è influenzato
dalla successione in cui le parti del corpo si mettono in moto.
Allora riconoscere le diverse componenti di sé e definirle così che ogni parte, ogni componente, abbia una funzione e si colleghi alle altre formando armoniosamente un tutto che, come sappiamo, è ben altro e oltre la somma delle singole parti. Un tutto in cui, per esempio, “colpire” sia energico e rapido, mentre “spingere” sia contenuto e sia possibile fermarlo in qualsiasi momento.

Ecco come sia importante avere un centro.
Un centro di forze e sforzi che sia anche centro di sapiente attesa. E’ dal centro, dal ventre, che si irradiano tutti i movimenti, attraverso un tronco in continuo mutamento tra estensione, contrazione, flessione, slancio.
Lì, nel centro, non stagna alcuna imposizione, vi è la totale libertà di prendere qualsivoglia direzione; lì, nel centro, che è ikigai kan, ovvero “sentire la spinta vitale”, l’esuberante vitalità e l’erotismo come amore, adesione al vivere. Ed è lì, nel centro, che interagiscono, a saperli cogliere, il fuori ed il dentro con la trasformazione del mondo esterno per essere interiorizzato, per così dire assimilato tanto dal cibo come dall’ossigeno, dalle emos – azioni come da ogni incontro: per questo è luogo reale, non solo simbolico, di filtraggio e mediazione, di opposizione o accettazione. Per questo non lotti con le braccia ma affidandoti al ventre!!

Questo è solo l’inizio per costruirsi corpo consapevole; altri temi, altri terreni saranno da affrontare perché il viaggio sia davvero pieno, tra l’identificazione dei pieni e dei vuoti, del volume; la scansione di pause e ritmi; la capacità di immergersi nella reverie, laddove tu sia l’agire e l’immagine di questo agire, ed altro ancora.

Tra cui, fondamentale, l’incontro con l’altro, le sue percezioni ed il suo agire, in una relazione la cui conflittualità sia un dono verso la consapevolezza, verso il “Conosci te stesso”:
Senza l’altro, solo vacui soliloqui in cui illudersi di sapere e capire, illudersi di essere.
Senza il rispetto verso l’altro, senza la comprensione dell’altro, senza  itadakimasu, che è “ricevere”, accogliere l’atro, solo prevaricazione, solo sordido sfogatoio per giochi di mano tra repressi.

Per questo l’importanza del confronto come proposto qui allo Spirito Ribelle ZNKR, della pratica marziale tra Tai Chi Chuan, Wing Chun e il fenomenale Kenpo Taiki Ken.
E mente pratico, a volte nella sala semibuia altre tra i giardini di una Milano frenetica che solo li lambisce, a volte tra gli odori di casa altre perso in una natura ancora selvatica, chiudo gli occhi, mi ritraggo dentro di me per meglio ascoltare quel che pulsa fuori di me.
I contorni prendono una forma mai fissa, dentro di me qualcosa si è svuotato, qualcosa si è riempito, in un gioco tra honne, i “sentimenti autentici” e tatemael’apparenza”, un gioco impossibile da vedere con gli occhi ma lucido, chiaro, nitido, danzando la danza del guerriero Taiki Ken.  











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