giovedì 19 settembre 2019

Le pallavoliste non lo sanno




Scorrono sul televisore le immagini del campionato europeo femminile di pallavolo.

Quando di apre la contestazione per una palla “in” o “out”, le nostre azzurre, come le rivali del momento, sono colte naso all’insù ad aspettare le immagini decisive.
Lo fanno accorciando il rachide cervicale, la porzione posteriore del collo, ovvero comprimendone le vertebre.
Splendide atlete, ottime “macchine” da competizione, sfugge loro che una migliore e completa osservazione di quanto posto in alto, una postura che non ingeneri fastidio e, col tempo, probabili dolori cervicali, richiede l’intervento anche del tratto alto della colonna vertebrale: la porzione immediatamente sopra e tra le scapole.
Tra l’altro, un uso corretto del tratto alto della colonna vertebrale limita, fino ad impedirlo, l’accorciamento della parte bassa, lombare, della colonna, con relativa compressione vertebrale.
Insomma, per guardare più agevolmente, per ampliare lo spazio guardato, per farlo rispettando la fisiologia del nostro corpo, la salute del nostro corpo, occorre coinvolgere la colonna vertebrale tutta!!

Ma loro non lo sanno. Loro, come tutti gli sportivi, sono il risultato di allenamenti tesi a ripetere  e ripetere e ripetere ancora questo o quel gesto senza alcuna attenzione alla salute, a coordinare in sé collegamenti funzionali tra le diverse parti del corpo, alla consapevolezza (sai cosa e come lo stai facendo?) e neppure al binomio efficacia ed efficienza. Senza trascurare come questa consapevolezza inciderebbe positivamente sulla capacità emotiva di reggere lo stress e prendere rapidamente le decisioni gestuali più adatte al momento.

Pensate a che formidabili esecutrici, che formidabili atlete, sarebbero se fossero coinvolte in una pratica che realmente mettesse a loro disposizione tutto il sapere del corpo, tutto il perfetto funzionamento del corpo.
Perché questo a loro, come a tutti gli sportivi, non accade?
Credo per diversi fattori: l’ignoranza, mi duole scriverlo, dei loro preparatori; il tempo più lungo che una simile formazione corporea comporta impedendo, con ciò, di avere rapidamente pronte, ovvero già in giovanissima età, delle “macchine” da competizione; l’età stessa di queste atlete. Sì perché la capacità di ascoltare il proprio corpo fino a diventare, come Natura vuole, noi stessi corpo, e la pazienza curiosa ed entusiasta di osservare ogni minimo dettaglio gestuale per poi integrarlo in un gesto più ampio, difetta ai giovani.

Tali capacità sono, invece, concesse agli adulti e agli anziani, sia per una maggiore maturità psichica che per un diverso equilibrio energetico.
Sempre che anche costoro, benché non si guadagnino la “pagnotta” con lo sport ma pratichino sport ed esercizio fisico per divertimento e per stare in salute, non siano irretiti dal miraggio della prestazione (presunta) eccellente, non siano portati ad usare (male) il corpo come una macchina, nella quale, restando in quest’esempio, premere l’acceleratore mentre tengono tirato il freno a mano, scalare le marce senza usare la frizione, pretendere di avanzare pur avendo le ruote rivolte all’esterno.
E tu, che intendi fare?

Prenditi cura di te per non doverti curare!!














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