martedì 11 aprile 2023

Incontri e scontri

 Il mio praticare Arti Marziali è soddisfare impulsi di violenza quanto sognare momenti di abbandono ed estasi.

Sorta di immersione totale tra corporeità poetica e contatto con il reale, è fascino struggente e ambiguo che emana dal gesto guerriero e mi accompagna verso stati di coscienza espansa.

Mi piace, ed ogni volta mi sorprende, questo rapporto intenso tra corpo agito e confronto col reale che vi si oppone, tra ricerca del gesto semplicemente efficace e contraddittorietà dell'essere umano.

Mi confonde la difficoltà nel far convivere il linguaggio del corpo con quanto scopro di me in una straordinaria intensità.

Sono gesti lenti e gesti esplosivi; è il rapace Taiki Ken che sperimenta nuove uccisioni; è il movimento fluido del Tai Chi Chuan, scomparire dell'acqua tra gli scogli; è lo scompigliarsi di mani ladrone del Kali filippino.

Sartre scriveva che tutti agiamo stessi muscoli e nervi nel ridere o piangere, ma il riso o il pianto è diverso, ha senso diverso per ognuno di noi.

Ringrazio il Maestro Mochizuki Hiroo per avermi detto che tutti noi flettiamo l'avanbraccio sul braccio e nessuno, proprio nessuno, agisce l'opposto. Affermazione che porta intelligentemente a spiegare gyakuzuki - ushirogeri ( controdiretto- calcio all'indietro) per comprendere kuzushi- o uchi barai ( squilibrio-falciata all'indietro) oppure a procedere invertendo i fattori, spiegare il proiettare per comprendere il colpire, che il risultato non cambia!! (1)

Ma il Maestro probabilmente non sapeva di Sartre e prima di lui di Heidegger, non sapeva di Jaspers, Merleau Ponti o Borgna, di Bonnie Bainbridge Cohen o Stefania Guerra Lisi. Non sapeva che ogni gesto meccanico ha dietro e poi esprime un sentire che è individuale, un emozionarsi che esprime una soggettività assolutamente non riconducibile e riducibile ad omologazione, ad uniformazione, a livellamento incolore.

La natura si organizza in pattern. Anche in noi, che della natura siamo parte, si formano dei pattern. La mente è come il vento e il corpo come la sabbia: se vuoi sapere come soffia il vento, puoi guardare la sabbia. (B. Bainbridge Cohen)

E così, ogni gesto, pugno o calcio, leva articolare o proiezione al suolo, blocco o schivata, è sempre individuale, agito ed espressione d'un soggetto mai supinamente riconducibile ad un modello, ad una copia esatta.

Ogni fase del movimento, ogni minimo trasferimento del peso, ogni singolo gesto di qualsiasi parte del corpo rivela un aspetto della nostra vita interiore. (R. Laban)

Ed io, e noi Spirito Ribelle, siamo qui a proporci e a proporre un percorso di corpo e combattimento per chiunque voglia sperimentare di sé tra scontri ed incontri.

Aperti a tutte e tutti gli appassionati.

 

1. Questa affermazione, il Maestro la fece una sera a cena da me, i primi anni ’80. Fu, per me, autentica illuminazione perché mi spinse finalmente a praticare non cercando l’Arte più efficace, quella completa, o a sommare parti di questa o quella per costruirne una efficace e completa. Questa sua affermazione, che sorreggeva da anni il lavoro del Maestro ma che io scoprii in quella occasione, intendeva comunicare che il “segreto” sta nel come si lavora di corpo e quel lavoro corporeo era un unico tessere un solido filo capace di unire e ricamare una gestualità varia e complessa. Siamo ormai nel terzo millennio, ma quelle parole suonano ancora mute ai sordi che imperversano nel mondo marziale, tra specialisti di un unico e solo sapere e sommatori di tecniche prese qui e là e poi in qualche modo mischiate.




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