mercoledì 20 dicembre 2023

La passione dell’Arte

Una passione che si nutre di corpo e corporeità, di gesti e movimento nello spazio. Tutto questo a solo, in coppia, in gruppo, ovvero, in questo ultimi due casi, confrontandosi, incontrando e scontrando il corpo, la corporeità dell’altro, dunque avventurandosi sul terreno del corpo a corpo.

Una pratica che scopre l’ineccepibile verità del corpo e della corporeità come strumento fondamentale attraverso cui l’esistenza dispiega le proprie possibilità in relazione a sé stessi e all’ambiente in cui viviamo. Come ho scritto più volte, ogni postura, ogni gesto mostra il nostro personale modo di stare al mondo, il nostro personale modo di relazionarci con le diverse sfumature che ci compongono quanto con la personalità e il carattere di chi ci sta accanto nel lavoro, a scuola, in famiglia, in tutte le relazioni sociali.

D’altronde

 il corpo è il luogo ove si realizza ogni tipo di apprendimento,

ogni tipo di comunicazione.

Ancora impera, è senso comune, il pensiero cartesiano mente – corpo (siamo ancor in pochi a leggere il vivere come corpo – mondo) e lo si nota nell’uso di massa del corpo Korper, oggetto da plasmare e modificare a piacimento e non corpo Leib, corpo vissuto, corpo abitato; uso di massa non solo nelle pratiche ginniche, sportive e, ahimè, marziali, ma anche in quella che è chiamata “vetrinizzazione” (1) dell’individuo e di cui ho già scritto in altri post.

Piano piano, però, si va facendo strada il “Sento dunque sono” (V. Bizzari, filosofa, si occupa di disordini dell’intersoggettività, combinando fenomenologia e psicopatologia.) o ancora “Pensare in termini di movimento” (R. Laban), “Noi siamo emozioni in movimento” (T. Santambrogio): Io sono questo corpo, essere fisicoemotivo, che ha imparato dalla propria personale storia a tenere un certo stile relazionale verso se stesso e verso gli altri. (2)

Conoscere, migliorare, mutare, questo nostro personale modo di stare al mondo è possibile lavorando a partire e con il nostro essere corpo.

Qualsiasi altra strada che sia logocentrica è destinata a fallire. A parte che anche ogni intervento logocentrico, mentale, in realtà non prescinde MAI dal corpo, con l’aggravante che, pur investendo il sé corpo, non ne è consapevole: Usa il cervello, che è corpo, la lingua, che è corpo, le orecchie con l’udito che è corpo ecc.



E la pratica delle Arti Marziali?

Noi Spirito Ribelle sappiamo e proponiamo “la forza che si espande” (peng) e “la cedevolezza che attrae (lu) come espressione  del nostro personale sostegno, del nostro personale stare più o meno bene in una situazione critica di confronto e scontro; il cadere al suolo (ukemi), come disponibilità a lasciarsi andare accettando la momentanea perdita di controllo e il rovesciamento di ogni nostra abitudine e certezza quanto la capacità di ridurre il danno; la strategia difensiva mukae come capacità di assorbimento di ogni possibile intrusione per ridurne l’impatto e come momentanea perdita per poi guadagnare. Ogni nostro “fare” corporeo, marziale, è terreno di pratica e ricerca di sé, mai “tecnica” a sé stante.

Tutto il nostro fare marziale è volto a “aiutare a cambiare le strutture corporee cristallizzate o stereotipate in processi organismici attivi, e di facilitare l'integrazione della scissione del sé che vi è alla base. Così lo scopo non è quello di eliminare le strutture, ma di trasformarle nei processi che esse rappresentano, e di integrare nel sé ciò che è stato rinnegato o non assimilato” (J.K. Kepner “Body process – il lavoro con il corpo in psicoterapia”).

Ecco perché praticare Spirito Ribelle è fare della gestualità a solo e poi nel corpo a corpo autentica ed efficace pratica di difesa personale intesa non solo come capacità di reggere un’aggressione fisica, ma anche e soprattutto una Via (Do) verso la salute fisicoemotiva e lo stare bene, stare meglio, con se stessi e con gli altri in ogni ambito della nostra vita quotidiana.

Mica poco!!

1. Con “vetrinizzazione sociale” si intende un fenomeno sociale caratterizzato dalla spettacolarizzazione di sé stessi, della propria vita e di tutto ciò che è ad essa relativo.

2. Le stesse scienze cognitive stanno abbandonando l’idea del corpo come periferico per abbracciare, invece: “"Il paradigma della cognizione incorporata enfatizza il ruolo delle possibilità d’interazione con l’ambiente associate al possesso di sistemi percettivi e di abilità motorie. Ciò conduce i sostenitori di questa visione a sostenere che la definizione di processi come la percezione, il ragionamento e il linguaggio dipendono, da un punto di vista ontologico ed epistemico, da proprietà corporee collocabili al di là dei confini stabiliti dal sistema nervoso. Oltre a essere una tesi teorica, il paradigma della cognizione incorporata fa riferimento a numerose evidenze empiriche. Studi sperimentali mostrano il sussistere di una dipendenza tra il possesso di particolari abilità cognitive da parte di un agente e le caratteristiche morfologiche e dinamiche del suo corpo, suggerendo nuovi modi di concettualizzare ed esplorare la natura dei sistemi cognitivi."(Cit. S. Zipoli Caiani in https://www.pensierocritico.eu/intelligenza-incarnata.html)

 




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