Tutti
al cinema !
Serata
piacevole, con me e Monica c’erano
Giuseppe e Donatella: tutti a vedere “Biancaneve e il cacciatore”, la pellicola
diretta da Rupert Sanders .
Non
un capolavoro del cinema mondiale, ma interessante lo snodarsi della trama,
l’intreccio dei personaggi che, come ormai d’uso da decenni, non sono mai del
tutto buoni o del tutto cattivi, i paesaggi mozzafiato, le inquadrature
ardimentose, le musiche incalzanti, i colori avvolgenti, i rimandi a precedenti
pellicole di successo, come “Avatar” o “Alice in wonderland” o la serie
televisiva “Il trono di spade”
Finisce
il film e, al solito, solo l’unico ad applaudire in una sala praticamente
vuota. Poi, chi mi conosce lo sa, io sono un tenerone, magari anche un po’
stupido ?, ed in un paio di scene mi sono commosso ed emozionato, emozionato
pure alla scena finale, l’incoronazione di Biancaneve.
Una
pizza dal sempre ottimo Spontini e poi tutti a casa.
Finisce
qui ?
No
perché, nei giorni a seguire, dalle emozioni fuoriescono riflessioni a raffica,
considerazioni, domande, come sempre mi succede in ogni mio vivere, laddove le
emozioni scorrano libere e pulsanti.
E
penso alle fiabe, semplice e profondo
strumento che mette il bambino di fronte ai principali problemi umani
(il bisogno di essere amati, la sensazione di inadeguatezza, l’angoscia della
separazione, la paura della morte), distribuendo nettamente il bene e il male
in determinati personaggi, cosa che la realtà sconfessa ogni giorno
proponendoci i mille contradditori micro noi che compongono il “noi” totale. Un
modo semplice per arrivare al cuore del bambino e, nel divertimento, proporgli
i primi rudimenti di una educazione / formazione emozionale e sentimentale.
Questa
identificazione coi personaggi e la partecipazione emotiva alla fiaba sono
possibili perché le fiabe parlano il linguaggio della fantasia, che è il
linguaggio proprio del bambino.
Ma
Biancaneve, e tutti quelli che le stanno attorno in questa inquietante
pellicola, si mostrano e mostrano segni che fanno del fantasy, persino, a
tratti, dell’horror, uno strumento per entrare nella vita di noi adulti, nella
vita dove non c’è la separatezza infantile del bianco e del nero. Un film per
adulti, insomma, dove, però, come per i bambini ed anche per noi adulti ( la
pubblicità insegna) sono le emozioni a veicolare scelte e valori.
Nella
favola, come nel film che è esplicito in questo senso, è il principio femminile
che genera il desiderio: una figlia bianca come la neve, rossa come il sangue e
nera come le piume dei corvi. Sono i
colori della trasformazione alchemica: la nigredo, l'albedo e la rubedo.
La
storia, comunque reinterpretata, mostra lo sviluppo della coscienza del
femminile attraverso la violenza e la
morte, e il conseguente incontro con il principio maschile. Se l’ingenuità del
padre di Biancaneve, facile preda della bellezza di Ravenna ( come dice spesso
mia madre, ultranovantenne ? ‘”Tira più un
pelo di f… che un carro di buoi”) non gioca a favore di noi maschi, ci
rifacciamo subito col virile cacciatore ( ben gustato da Monica e Donatella !)
e con il senso dell’onore del giovane William.
La
nostra cultura e la società inducono a controllare quando non a reprimere
emozioni e sentimenti giudicati sconvenienti: è pensiero comune che la madre
desideri sempre per la propria figlia ogni bene, ma davvero è sempre e solo
così? E' verosimile che ogni donna, nel momento in cui dà alla luce una
bambina, abbandoni il suo essere donna? E se nel cuore di mamma, in mezzo a
tanto amore si annidasse anche l’
invidia? Fatti ,anche recenti, di
cronaca nera mi inducono a foschi pensieri.
La
pellicola di Sanders aggira lo scabroso
tema: Nella favola di Biancaneve la matrigna, una donna incapace di accettare
il tempo che passa, la vecchiaia e tutto quello che essa comporta (come la
decadenza del proprio corpo), vive sua figlia come una minaccia. La sua
bellezza, la sua fresca femminilità sono una potente e pericolosa concorrente.
Nella pellicola, il regista assolve la mamma di Biancaneve facendola morire in
un rigido inverno e, pur dipingendo oscuri tratti feroci in Ravenna, “matrigna”
sui generis, le dona un passato subìto di violenze e separazioni che nello
spettatore si insinuano a giustificare le malefatte della regina. In questo
aiutati da una Charlize Theron di incredibile bellezza.
by finalciak.com |
Nella
favola, la matrigna, posta brutalmente di fronte alla superiore bellezza di
Biancaneve, sconvolta dalla gelosia, si rivolge ad un cacciatore, gli ordina di
portare la bimba nel bosco e di pugnalarla, riportandole il suo cuore a prova
della sua morte. Ma il cacciatore, risparmia la vita a Biancaneve e uccide al
suo posto una cerbiatta. L'uomo (che potremmo pensare una rappresentazione inconscia del padre) ha
un comportamento ambivalente: finge di ubbidire alla regina ma, in realtà, non
se la sente di uccidere la fanciulla. Nell’interpretazione psicoanalitica, la gelosia della madre può riaccendersi
proprio nel momento in cui il compagno non la rassicura più sull'intoccabilità
del suo ruolo esclusivo di compagna e femmina, che non viene minacciato dalla
presenza della figlia, per quanto bella e amata possa essere. La matrigna della
favola, così come le mamme narcisistiche, cerca di liberarsi della ragazza che
percepisce come una rivale.
Nella
pellicola, la regina Ravenna agisce altrettanto crudelmente ma qui, con la
gioventù e la bellezza, c’è in gioco il potere. Come a dire che, nella società
del terzo millennio, il “potere” è il terreno di scontro condiviso da uomini e
donne, senza differenza alcuna.
Se
così fosse, avremmo dei tratti di parità uomo / donna che potrebbero piacere
alle femministe, ma come non pensare anche ad una parità ottenuta su un terreno
ambiguo e infido come il “potere” ? Un potere per cui Ravenna non solo agisce
crudelmente ed attingendo alla magia
nera ma anche servendosi di un fratello
viscido ( le mani di lui sul corpo di
Biancaneve in cella). Come a dire che se non hai un uomo che ti faccia parte
del lavoro “sporco” da sola non ce la fai. E infatti Ravenna affida al
cacciatore il compito di scovare Biancaneve in quella foresta dove lei non ha
alcun potere. Come a dire che, senza l’uomo “cacciatore”, tu donna non hai
alcun potere fuori dalle mura di casa ?
by Flowerzzxu |
Se
Il cacciatore, la foresta da attraversare, rappresentano l'iniziazione della fanciulla “innocente”, lo sviluppo della sessualità, mi è molto piaciuto vedere il confronto tra
l’inutile bacio del bello e bravo e colto e di sangue nobile William, con il
triste e passionale bacio del rude Eric: questo sì che funziona e ridà vita a
Biancaneve ! Come a dire che, al passo con i tempi, quelli un po’ persi e
dannati sono sdoganati dalla cultura odierna ed
hanno la meglio ? Non facciamoci sentire da Fabrizio Corona, da
Costantino Vitagliano, pallide e goffe imitazioni attuali del mito dell’eroe
perso, burbero e solitario. Eppure è questo che ci passa il “convento”, sociale
e televisivo. Che tristezza !!
Interessante,
comunque, il tema dello specchio, sotto diversi punti di vista. Per esempio l’ormai
diffusa percezione distorta della propria immagine corporea che coinvolge
sempre più persone, tanto da indurle a “vedere” difetti dell’aspetto risibili o
del tutto immaginari. Diffusione che, sempre più, sfocia in vere e proprie
malattie, quali l’anoressia nervosa. (“Nel corpo sbagliato” di C. Arnold, in
“Mente & Cervello” Luglio 2012)
Il
tema dello specchio evoca anche la ricerca dell'assoluto, della verità e della
perfezione illusoria poiché vissuta unilateralmente, senza altro confronto che
non sia con se stessi; in questo senso rimanda all'immagine e al suo doppio e
al significato dell'uscita dalla dualità per entrare nel conflitto della
triangolarità e della morte.
L'immagine
dello specchio, secondo diversi autori, rinvia
sempre a sé e rappresenta il rischio di restare impantanati nella sfera narcisistica. Questa, al femminile, coincide con il legame materno dove
esso non permette alcuno spazio vitale,
pena appunto, il confliggere violento con la madre e la non rispondenza idilliaca,
in questa fiaba rappresentata dalla prima madre ( sempre buona), che non a caso
deve uscire di scena, cioè morire.
Mi
piacerebbe scrivere ancora:
-
Del
perché, per essere sette, i nani debbano veder morire uno di loro già alle
prime battute.
-
Di
quanto la fissazione di ingoiare resti umani propria della regina Ravenna
rimandi al carattere “orale”, sia in termini di incorporazione ( di cui la
mitologia, ma anche le storie dei popoli, dai pellerossa ai guerrieri
Berserker, è piena) ovvero il desiderio di prendere su di sé il potere
dell’altro, sia in termini psicologici “Questi tratti rimandano a una situazione
infantile di insoddisfazione e rappresentano un certo grado di fissazione ai
primi stadi dello sviluppo”. (A. Lowen “Bioenergetica”).
-
Della
figura, in chiave di archetipi junghiani, di Biancaneve amazzone/guerriera. Un tratto che, nei suoi aspetti deleteri, andrà ad esigere sempre più attenzione su di sé. Essa sobilla gli uomini con accanimento sia perché,
frustrata nelle proprie ambizioni, le ha proiettate su un certo uomo o sugli
uomini in generale, sia perché non è riuscita a sviluppare altri importanti
aspetti della sua femminilità. Come a dire, da maschiaccio quale sono: Mooolto
più appetibile ( ma la parole che ho pensato è un’altra) la femmina Ravenna dell’insipida e “perfettina” Biancaneve.
by PiccolaRia |
È
possibile che una giovane che ha subìto una madre / matrigna opprimente e
gelosa lo diventi a sua volta, con le proprie figlie? Certamente. Così,
all’insegna del motto "Non voglio
assolutamente assomigliare a mia madre!" le donne che cercano
ostinatamente di differenziarsi dalla loro madre, spesso sono quelle che
paradossalmente le assomigliano, sia fisicamente che psicologicamente. Si
sforzano di dare, divenute madri a loro volta, alla propria figlia tutto ciò
che non hanno avuto nel rapporto con la propria madre, sprofondando
nell'eccesso opposto. Queste neo madri, quando hanno sofferto di mancanza di
affetto, tendono a dare alla figlia ciò di cui esse stesse hanno bisogno ma non
quello di cui ha davvero bisogno la figlia. Più la figlia rifiuta queste
sproporzionate attenzioni, più la madre gliene offre, rendendo malsano il loro
rapporto.
Sarà
anche questo il caso della nostra Biancaneve ? Per saperlo, dovremo attendere
il sequel.
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