giovedì 26 luglio 2012

Biancaneve e il cacciatore


Tutti al cinema !


Serata piacevole, con  me e Monica c’erano Giuseppe e Donatella: tutti a vedere “Biancaneve e il cacciatore”, la pellicola diretta da Rupert Sanders .
Non un capolavoro del cinema mondiale, ma interessante lo snodarsi della trama, l’intreccio dei personaggi che, come ormai d’uso da decenni, non sono mai del tutto buoni o del tutto cattivi, i paesaggi mozzafiato, le inquadrature ardimentose, le musiche incalzanti, i colori avvolgenti, i rimandi a precedenti pellicole di successo, come “Avatar” o “Alice in wonderland” o la serie televisiva “Il trono di spade”
Finisce il film e, al solito, solo l’unico ad applaudire in una sala praticamente vuota. Poi, chi mi conosce lo sa, io sono un tenerone, magari anche un po’ stupido ?, ed in un paio di scene mi sono commosso ed emozionato, emozionato pure alla scena finale, l’incoronazione di Biancaneve.

Una pizza dal sempre ottimo Spontini e poi tutti a casa.
Finisce qui ?
No perché, nei giorni a seguire, dalle emozioni fuoriescono riflessioni a raffica, considerazioni, domande, come sempre mi succede in ogni mio vivere, laddove le emozioni scorrano libere e pulsanti.

E penso alle fiabe, semplice e profondo  strumento che mette il bambino di fronte ai principali problemi umani (il bisogno di essere amati, la sensazione di inadeguatezza, l’angoscia della separazione, la paura della morte), distribuendo nettamente il bene e il male in determinati personaggi, cosa che la realtà sconfessa ogni giorno proponendoci i mille contradditori micro noi che compongono il “noi” totale. Un modo semplice per arrivare al cuore del bambino e, nel divertimento, proporgli i primi rudimenti di una educazione / formazione emozionale e sentimentale.
Questa identificazione coi personaggi e la partecipazione emotiva alla fiaba sono possibili perché le fiabe parlano il linguaggio della fantasia, che è il linguaggio proprio  del bambino.
Ma Biancaneve, e tutti quelli che le stanno attorno in questa inquietante pellicola, si mostrano e mostrano segni che fanno del fantasy, persino, a tratti, dell’horror, uno strumento per entrare nella vita di noi adulti, nella vita dove non c’è la separatezza infantile del bianco e del nero. Un film per adulti, insomma, dove, però, come per i bambini ed anche per noi adulti ( la pubblicità insegna) sono le emozioni a veicolare scelte e valori.

Nella favola, come nel film che è esplicito in questo senso, è il principio femminile che genera il desiderio: una figlia bianca come la neve, rossa come il sangue e nera come le piume dei corvi. Sono  i colori della trasformazione alchemica: la nigredo, l'albedo e la rubedo.
La storia, comunque reinterpretata, mostra lo sviluppo della coscienza del femminile attraverso la violenza e  la morte, e il conseguente incontro con il principio maschile. Se l’ingenuità del padre di Biancaneve, facile preda della bellezza di Ravenna ( come dice spesso mia madre, ultranovantenne ? ‘”Tira più un pelo di f… che un carro di buoi”) non gioca a favore di noi maschi, ci rifacciamo subito col virile cacciatore ( ben gustato da Monica e Donatella !) e con il senso dell’onore del giovane William.

La nostra cultura e la società inducono a controllare quando non a reprimere emozioni e sentimenti giudicati sconvenienti: è pensiero comune che la madre desideri sempre per la propria figlia ogni bene, ma davvero è sempre e solo così? E' verosimile che ogni donna, nel momento in cui dà alla luce una bambina, abbandoni il suo essere donna? E se nel cuore di mamma, in mezzo a tanto amore si annidasse  anche l’ invidia?   Fatti ,anche recenti, di cronaca nera mi inducono a foschi pensieri.
La pellicola di  Sanders aggira lo scabroso tema: Nella favola di Biancaneve la matrigna, una donna incapace di accettare il tempo che passa, la vecchiaia e tutto quello che essa comporta (come la decadenza del proprio corpo), vive sua figlia come una minaccia. La sua bellezza, la sua fresca femminilità sono una potente e pericolosa concorrente. Nella pellicola, il regista assolve la mamma di Biancaneve facendola morire in un rigido inverno e, pur dipingendo oscuri tratti feroci in Ravenna, “matrigna” sui generis, le dona un passato subìto di violenze e separazioni che nello spettatore si insinuano a giustificare le malefatte della regina. In questo aiutati da una Charlize Theron di incredibile bellezza.

by finalciak.com
Nella favola, la matrigna, posta brutalmente di fronte alla superiore bellezza di Biancaneve, sconvolta dalla gelosia, si rivolge ad un cacciatore, gli ordina di portare la bimba nel bosco e di pugnalarla, riportandole il suo cuore a prova della sua morte. Ma il cacciatore, risparmia la vita a Biancaneve e uccide al suo posto una cerbiatta. L'uomo (che potremmo pensare  una rappresentazione inconscia del padre) ha un comportamento ambivalente: finge di ubbidire alla regina ma, in realtà, non se la sente di uccidere la fanciulla. Nell’interpretazione psicoanalitica,  la gelosia della madre può riaccendersi proprio nel momento in cui il compagno non la rassicura più sull'intoccabilità del suo ruolo esclusivo di compagna e femmina, che non viene minacciato dalla presenza della figlia, per quanto bella e amata possa essere. La matrigna della favola, così come le mamme narcisistiche, cerca di liberarsi della ragazza che percepisce come una rivale.


Nella pellicola, la regina Ravenna agisce altrettanto crudelmente ma qui, con la gioventù e la bellezza, c’è in gioco il potere. Come a dire che, nella società del terzo millennio, il “potere” è il terreno di scontro condiviso da uomini e donne, senza differenza alcuna.
Se così fosse, avremmo dei tratti di parità uomo / donna che potrebbero piacere alle femministe, ma come non pensare anche ad una parità ottenuta su un terreno ambiguo e infido come il “potere” ? Un potere per cui Ravenna non solo agisce crudelmente ed attingendo  alla magia nera ma anche  servendosi di un fratello viscido  ( le mani di lui sul corpo di Biancaneve in cella). Come a dire che se non hai un uomo che ti faccia parte del lavoro “sporco” da sola non ce la fai. E infatti Ravenna affida al cacciatore il compito di scovare Biancaneve in quella foresta dove lei non ha alcun potere. Come a dire che, senza l’uomo “cacciatore”, tu donna non hai alcun potere fuori dalle mura di casa ?

by Flowerzzxu
Se Il cacciatore, la foresta da attraversare, rappresentano  l'iniziazione della fanciulla “innocente”,  lo sviluppo della sessualità,  mi è molto piaciuto vedere il confronto tra l’inutile bacio del bello e bravo e colto e di sangue nobile William, con il triste e passionale bacio del rude Eric: questo sì che funziona e ridà vita a Biancaneve ! Come a dire che, al passo con i tempi, quelli un po’ persi e dannati sono sdoganati dalla cultura odierna ed  hanno la meglio ? Non facciamoci sentire da Fabrizio Corona, da Costantino Vitagliano, pallide e goffe imitazioni attuali del mito dell’eroe perso, burbero e solitario. Eppure è questo che ci passa il “convento”, sociale e televisivo. Che tristezza !!

Interessante, comunque, il tema dello specchio, sotto diversi punti di vista. Per esempio l’ormai diffusa percezione distorta della propria immagine corporea che coinvolge sempre più persone, tanto da indurle a “vedere” difetti dell’aspetto risibili o del tutto immaginari. Diffusione che, sempre più, sfocia in vere e proprie malattie, quali l’anoressia nervosa. (“Nel corpo sbagliato” di C. Arnold, in “Mente & Cervello”  Luglio 2012)
Il tema dello specchio evoca anche la ricerca dell'assoluto, della verità e della perfezione illusoria poiché vissuta unilateralmente, senza altro confronto che non sia con se stessi; in questo senso rimanda all'immagine e al suo doppio e al significato dell'uscita dalla dualità per entrare nel conflitto della triangolarità e della morte.
L'immagine dello specchio, secondo diversi autori, rinvia  sempre a sé e rappresenta il rischio di restare impantanati  nella sfera narcisistica. Questa, al  femminile, coincide con il legame materno dove esso non permette alcuno  spazio vitale, pena appunto, il confliggere violento  con la madre e la non rispondenza idilliaca, in questa fiaba rappresentata dalla prima madre ( sempre buona), che non a caso deve uscire di scena, cioè morire.

Mi piacerebbe scrivere ancora:
-       Del perché, per essere sette, i nani debbano veder morire uno di loro già alle prime battute.
-       Di quanto la fissazione di ingoiare resti umani propria della regina Ravenna rimandi al carattere “orale”, sia in termini di incorporazione ( di cui la mitologia, ma anche le storie dei popoli, dai pellerossa ai guerrieri Berserker, è piena) ovvero il desiderio di prendere su di sé il potere dell’altro, sia in termini psicologici  “Questi tratti rimandano a una situazione infantile di insoddisfazione e rappresentano un certo grado di fissazione ai primi stadi dello sviluppo”. (A. Lowen “Bioenergetica”).
-       Della figura, in chiave di archetipi junghiani, di Biancaneve  amazzone/guerriera.  Un tratto che, nei suoi aspetti deleteri,  andrà ad esigere  sempre più attenzione su di sé. Essa  sobilla  gli uomini con accanimento sia perché, frustrata nelle proprie ambizioni, le ha proiettate su un certo uomo o sugli uomini in generale, sia perché non è riuscita a sviluppare altri importanti aspetti della sua femminilità. Come a dire, da maschiaccio quale sono: Mooolto più appetibile ( ma la parole che ho pensato è un’altra) la femmina Ravenna  dell’insipida e “perfettina” Biancaneve.
by PiccolaRia

È possibile che una giovane che ha subìto una madre / matrigna opprimente e gelosa lo diventi a sua volta, con le proprie figlie? Certamente. Così, all’insegna del motto "Non voglio assolutamente assomigliare a mia madre!" le donne che cercano ostinatamente di differenziarsi dalla loro madre, spesso sono quelle che paradossalmente le assomigliano, sia fisicamente che psicologicamente. Si sforzano di dare, divenute madri a loro volta, alla propria figlia tutto ciò che non hanno avuto nel rapporto con la propria madre, sprofondando nell'eccesso opposto. Queste neo madri, quando hanno sofferto di mancanza di affetto, tendono a dare alla figlia ciò di cui esse stesse hanno bisogno ma non quello di cui ha davvero bisogno la figlia. Più la figlia rifiuta queste sproporzionate attenzioni, più la madre gliene offre, rendendo malsano il loro rapporto.
Sarà anche questo il caso della nostra Biancaneve ? Per saperlo, dovremo attendere il sequel.






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