“L’uomo antico parlava ad un universo che gli rispondeva. La scienza
pretende oggi che l’universo sia vuoto e muto”
(Hubert Reeves,
direttore delle ricerche al CNRS e all’Istituto di Astrofisica)
Nella
vetrina, spiccava. Forte, bello. A Tratti, inquietante.
Lupo,
mio figlio, col naso incollato al vetro, gesticolava, mi diceva che sì, era
proprio quello il negozio, ed intanto indicava un enorme T rex. Dietro di lui,
si stagliava una mantide religiosa bellissima ,affascinante.
Ma
io avevo occhi solo per lui: quel bellissimo pitone dagli occhi verdi.
Giorni
dopo, nella pausa pranzo di un convegno, sono tornato al negozio e l’ho
acquistato.
Il
pitone arrotolato nel sacchetto, Monica che non mostrava di gradirlo un gran
che, complice anche la mia capacità di sporcami quando mangio il gelato, anche
se poi un sorriso le è apparso sulle labbra.
Sì,
a volte ( spesso ?) sono proprio un bambino. Forse un idiota, con i miei
sessant’anni, la macchia di gelato ad insozzare una maglietta rock – fantasy (
toh, pure lì, ritratti dei serpenti ad incorniciare un ambiguo volto di donna)
certamente adatta per un teen ager ma fuori luogo su un panzutello sessantenne.
Un idiota che, per casa e non solo, “stona” vecchi pezzi rock, si incanta ad
ammirare le rotondità femminili che la calda stagione offre generosamente,
ricalca e reitera lallazioni ed ecolalie incurante dello sguardo dei passanti,
tiene sul comodino un brutale coltello “fighter”, si emoziona, fino alle
lacrime, per una luna rossastra che buca la notte come per un cartone animato
nei momenti più epici. Un idiota sessantenne bambino, che si compera un pitone
in lattice.
Sarà
così, ma che soddisfazione portare “Piccolo Cuore” ( il nome glielo dato così,
all’improvviso) in Dojo. Nel luogo del mio percorso, del mio cercare ed offrire
la mia ricerca a tutti quelli che, per un anno o per decenni, vogliono
condividerla.
L’Arte
dell’essere presente “qui ed ora”, unica in grado di espandere la sensibilità
cinestetica perché senta e registri come il corpo agisce e si muove.
L’Arte
della sorpresa e dell’imprevedibilità, che richiede l’allontanamento
paradossale dalla comprensione. Ciò che io capisco mi conduce inevitabilmente
ad una successiva comprensione, ad un futuro immaginato prevedibile; invece,
per come io intendo l'Arte Marziale, essa accetta volentieri la conduzione
senza comprensione razionale: la pratica del paradosso, del koan zen
fisicoemotivo, del “prestige”.
L’Arte
del chiedersi sempre chi sono, cosa faccio e come mi relazione con gli altri.
L’arte
sinuosa, forte, evocatrice di archetipi oscuri, tutta “reni”, del colore nero e
dell’emozione della paura, del richiamo alle origini dell’uomo, allo stadio di
rettile, evocatrice della profondità,
del male oscuro, di ciò che è torbido, del mistero e della notte: come un
serpente, appunto.
Ed
è con gioia che lascio a Lupo e ad Angelica la scelta di dove e come
posizionare “Piccolo cuore” in Dojo. Ora è là, a strisciare e mostrarsi sulle
scale rosse della pedana.
Benvenuto
tra noi, animale potente.
Ormai siamo anziani,
è un dato di fatto.
Nonostante ci ostiniamo a indossare felpe consunte al posto di folgoranti golfini col collo a V sopra improbabili camice a righe, ci sono diversi, inconfutabili segni che ci ricordano con solenne severità che ormai siamo entrati a far parte degli anziani.
Alcuni di questi segni, sono:
• Sempre più spesso, dopo abbuffate clamorose, degne d’un condannato a morte, passiamo sudate e insonni nottate a ruttare contro la Regina Coeli, che non ha saputo trattenerci dall’indugiare nei piaceri della gola.
• A primavera, le prime canottiere e le prime minigonne ci provocano più o meno gli stessi effetti delle abbuffate di cui sopra.
• La musica ad alto volume ci dà fastidio, soprattutto se musica del cazzo… non come quella che sentivamo noi, ai nostri tempi. Col risultato che ascoltiamo da anni sempre gli stessi gruppi, a rotazione.
• Non siamo su Facebook. E non per snobismo, ma semplicemente perché non ce ne importa una sega e, cosa non secondaria, non ci capiamo un cazzo. Lo stesso dicasi per I-Phone e derivati.
• Siamo diventati insofferenti e intransigenti. Se una cosa non ci piace, deve andare in culo. Abbiamo concesso abbastanza tempo, energie ed attenzione a minchiate inutili. Ora che il tempo, le energie e l’attenzione cominciano a scarseggiare, pretendiamo di sfruttarle al meglio.
• Siamo cinicamente disillusi. Questo non vuol dire che non crediamo più a niente, vuol dire che mal sopportiamo tante di quelle cose che solo qualche anno fa, al contrario, apprezzavamo.
Nonostante ci ostiniamo a indossare felpe consunte al posto di folgoranti golfini col collo a V sopra improbabili camice a righe, ci sono diversi, inconfutabili segni che ci ricordano con solenne severità che ormai siamo entrati a far parte degli anziani.
Alcuni di questi segni, sono:
• Sempre più spesso, dopo abbuffate clamorose, degne d’un condannato a morte, passiamo sudate e insonni nottate a ruttare contro la Regina Coeli, che non ha saputo trattenerci dall’indugiare nei piaceri della gola.
• A primavera, le prime canottiere e le prime minigonne ci provocano più o meno gli stessi effetti delle abbuffate di cui sopra.
• La musica ad alto volume ci dà fastidio, soprattutto se musica del cazzo… non come quella che sentivamo noi, ai nostri tempi. Col risultato che ascoltiamo da anni sempre gli stessi gruppi, a rotazione.
• Non siamo su Facebook. E non per snobismo, ma semplicemente perché non ce ne importa una sega e, cosa non secondaria, non ci capiamo un cazzo. Lo stesso dicasi per I-Phone e derivati.
• Siamo diventati insofferenti e intransigenti. Se una cosa non ci piace, deve andare in culo. Abbiamo concesso abbastanza tempo, energie ed attenzione a minchiate inutili. Ora che il tempo, le energie e l’attenzione cominciano a scarseggiare, pretendiamo di sfruttarle al meglio.
• Siamo cinicamente disillusi. Questo non vuol dire che non crediamo più a niente, vuol dire che mal sopportiamo tante di quelle cose che solo qualche anno fa, al contrario, apprezzavamo.
( da “donzauker.it"
)
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