“Perciò
un buon maestro, o, più precisamente, una guida, considera ogni studente
individualmente e aiuta a risvegliare in lui la voglia di scoprire se stesso,
dentro e fuori, e fondamentalmente a integrare le diverse parti di se stesso”
by Omeg |
(B. Lee)
Il
Chi Sao è un’area della pratica del Wing Chun
Chiamato
in altri modi, è terreno di pratica anche in altre Arti Marziali, tutte attente
al lavoro di contatto a corta / media distanza.
Due caratteristiche della pratica Chi Sao,
qui voglio brevemente affrontare.
La
prima è capire cosa accada nello “scambio di braccia incollate” ascoltando con
tutti i sensi come la cosa stia accadendo.
by Krenx |
Questo
significa, nell’agire, avere la consapevolezza
di quel che io sto facendo insieme alla capacità di capire cosa sta intanto
facendo l’altro, unita alla capacità di intuire cosa l’altro sta capendo di me.
Tre
“voci” indissolubilmente legate e contemporanee. Per le quali occorre
sviluppare empatia ( capacità di ascolto ) ed anche simpatia. Simpatia come
coinvolgimento totale nello scambio, emozionandosi con l’emozionarsi del
partner.
Questo
toglie spazio al pensiero unilaterale, quello che agisce un’unica conclusione
possibile., aprendosi invece ad un pensare ( ed agire) multifattoriale.
Quest’ultimo, nel reciproco ascoltarsi, accede ad una varietà di scelte, in
termini di vantaggi / svantaggi, prontamente offrendosi al mutare della
situazione.
Poiché
il tutto avviene in un contesto fortemente emotivo e temporalmente rapido, il
praticante ha da affidarsi a tutte le potenzialità del cervello:
il
tronco encefalitico ( cervello rettile), cui spetta, tra l’altro, presiedere il
livello generale di attenzione e notare le informazioni sensoriali in entrata;
il
cervelletto, che sovraintende al movimento nello spazio;
il
sistema limbico (cervello mammifero), che è coinvolto in tutte le emozioni
primordiali, quali, per esempio, l’autodifesa, o, per dirla all’inglese:
“feeding, fighting, fleeing and fucking” (mangiare, combattere, scappare e
copulare) come ebbe a definirle lo psicologo statunitense Robert Ornstein.
Una
pratica che, certamente, non si sviluppa ripetendo sequenze di movimenti da
memorizzare o risposte univoche a domande “chiuse”, come avviene nelle
“sezioni” così in auge presso diverse correnti di Wing Tsun / Wing Chun: “tu spingi così, io reagisco cosà”. (1)
Una pratica che, invece, si sviluppa
attraverso l’attenzione a quel che faccio e come lo faccio; dove mi muovo e
come valuto il mio ed altrui spazio vitale;
quali emozioni attraverso e come influenzano il mio agire; qual è la mia
attitudine interna mentre cambio la mia forma / struttura corporea. Il tutto,
in una frazione di secondo che … piovono cazzotti !!
La
seconda è la distanza spaziale da prendere nel Chi Sao. Scritto così pare una
sciocchezza, ma vedo spesso praticanti che duettano a braccia tese o praticanti
che si allacciano rapidamente in un grappling forsennato.
La
distanza equilibrata, in realtà, è figlia di criteri legati all’area emotiva ed
alla capacità di non subire l’evento (reagisco), quanto di interpretarlo per modificarlo (agisco).
Questa capacità si realizza nel saper gestire ansia da prestazione, voglia di
fuga o, al contrario, voglia di uno sfogo immediato, permettendo, invece, di costruire uno spazio – tempo adeguato a
capire cosa sta succedendo e ad intervenire.
Il
conflitto presente in ogni relazione, dunque anche nel Chi Sao, che si svolge così
…. a contatto !!, presenta sia aspetti evidenti, presenti in superficie, sia
aspetti sotterranei, profondi, interni …
L’incapacità
di mettersi ad una distanza adeguata al conflitto Chi Sao, ostacola l’accesso a
questa parte nascosta, sotterranea, per
cui risulta ben arduo non sbattercisi contro.
Che
si tratti di braccia iper tese o di braccia che subito si avvinghiano, esse mostrano l’incapacità di saper stare nel
conflitto, volendosene estraniare che sia tenendosene alla larga o che sia volendolo risolvere in fretta.
by darkuitar 3000 |
La tentata soluzione ad ogni costo, che sia
reagendo all’azione altrui o prendendo “di petto” la prima soluzione che si
vede, non solo depotenzia gli aspetti formativi del Chi Sao: coniugare le reciproche
risorse e scarsità per costruire possibili soluzioni, ovvero la spinta al
dialogo, alla cooperazione, ma pure quelli immediatamente più palpabili “ne prendo meno di quelle che ti do”. Perché solo se so quello che faccio e come lo
faccio, sarò regista del film che è lo scontro fisico. Altrimenti agirò alla
cieca, sperando nel “colpo della domenica” (2), sperando che nel caos della zuffa, i miei cazzotti centrino
l’altro prima che lui centri me.
Allora,
buon scambio, buona relazione Chi Sao a tutti !!
“… solo
chi sa combattere può non combattere e chi non sa
combattere
può solo farsela addosso (…) Le masse irresponsabili sono
invitate
a “non uccidere” perché il potere abbia vita facile (…) ma
nella
realtà bisogna saper uccidere per cercare di non uccidere
più.
Si, nel Judo io insegno a combattere e simbolicamente ad
uccidere,
ma intanto insegno anche un principio morale”
(C. Barioli)
1.
La
domanda chiusa ( “Ci vediamo alle 15.00 o
alle 17.00 ?”) richiede in linea di
massima un sì o un no, essa non dà molta
libertà di scelta e quindi offre poche
opportunità di intervento.
La domanda aperta (“Quando ci vediamo ?”), invece, permette al praticante non solo di rispondere
in base ai propri tempi quanto di lasciar emergere una vasto arco di azioni /
emozioni. Questo, a livello strettamente combattivo, consente di vagliare e
scegliere tra strategie e tattiche, di volta in volta, le più appropriate.
Inoltre ( ed è quello che più mi interessa in ambito di formazione al confliggere
quotidiano) “… prendiamo coscienza delle emozioni attraverso il corpo, perché è
attraverso le sensazioni del corpo che le registriamo e le rievochiamo. Ne
consegue che, parallela a una semiotica del corpo rivolta verso l’esterno, c’è
una semiotica rivolta verso l’interno che struttura l’Immagine di sé” (S.
Guerra Lisi & G. Stefani: Il corpo matrice di segni”)
2. Si intende per “colpo
della domenica”, il gesto che arriva allo scopo del tutto casualmente, privo di
consapevolezza o strategia. Certo … fa comunque male e, a volte, è risolutivo
!!
quando iniziai col Wing Chun era proprio questo porsi dentro il conflitto,corpo ed emozioni danzanti nel Chi Sao che mi attraeva e mi faceva desistere. Quanto è difficile stare nel fuoco emotivo di uno scontro?ancora oggi sento e vivo ciò di cui parli, la voglia di fuggire, di entrare a tutti i costi, dell'ego che a volte prevale (che fai entri?) e porta a reagire ( e non agire).
RispondiEliminaPrendiamo coscenza delle emozioni attraverso il corpo, ma le emozioni non sono in formato standard e ogni volta sono diverse,e così il corpo,pur essendo sempre quello, si muove di conseguenza.
Non solo nello scontro fisico (che è anche emotivo) ma pure nell'affrontare le relazioni, da un incontro sul treno o sul bus, a un colloquio di lavoro (io lo affrontavo emotivamente come il Chi Sao).
Ma in una società dove siamo spronati a vincere ad ogni costo, quanto è difficile accettare l'altro (quindi morire come direbbe B.Lee)? quanto siamo consapevoli(e li accettiamo) i nostri limiti, fisico emotivi?
Io in primis mi metto in discussione,quanto è difficile danzare assieme a qualcuno?Eppure spesso seguiamo il metodo migliore per raggiungere l'infelicità, ossia metterci nella posizione di "io ho ragione,ed è come dico io" (Watzlasky. Illusione up!!
io ho un pensiero,lo metto in discussione, mi metto in discussione quindi ed entro nel conflitto. Scopro che il mio pensiero è una cagata immane che ci sono altri punti di vista e altre verità.Il pensiero si trasforma e di conseguenza anche io.Ma questo pensiero non è mai una certezza assoluta e può sempre essere rimesso in discussione quindi? quindi la vita è un Chi Sao?
a prescindere che ci si metta in gioco o meno...
"siamo scultori di noi stessi, una scultura dinamica, impermanente..sbozzi da un lato e dall'altro ricresce del nuovo (o del vecchio che viene fuori?) per quanto ci modelliamo e plasmiamo tendiamo sempre al caos, e per fortuna,perchè siamo vivi" - Gio
Il Chi Sao è: ascolto intimo con me stessa e con chi "scambio il mio con-tatto".
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