venerdì 1 febbraio 2013

Le braccia mie e le braccia tue; le emozioni mie insieme alle emozioni tue


“Perciò un buon maestro, o, più precisamente, una guida, considera ogni studente individualmente e aiuta a risvegliare in lui la voglia di scoprire se stesso, dentro e fuori, e fondamentalmente a integrare le diverse parti di se stesso”
by Omeg
(B. Lee)

Il Chi Sao è un’area della pratica del Wing Chun
Chiamato in altri modi, è terreno di pratica anche in altre Arti Marziali, tutte attente al lavoro di contatto a corta / media distanza.
Due caratteristiche della pratica Chi Sao, qui voglio brevemente affrontare.
La prima è capire cosa accada nello “scambio di braccia incollate” ascoltando con tutti i sensi come  la cosa stia accadendo.
by Krenx
Questo significa, nell’agire, avere la consapevolezza di quel che io sto facendo insieme alla capacità di capire cosa sta intanto facendo l’altro, unita alla capacità di intuire cosa l’altro sta capendo di me.
Tre “voci” indissolubilmente legate e contemporanee. Per le quali occorre sviluppare empatia ( capacità di ascolto ) ed anche simpatia. Simpatia come coinvolgimento totale nello scambio, emozionandosi con l’emozionarsi del partner.
Questo toglie spazio al pensiero unilaterale, quello che agisce un’unica conclusione possibile., aprendosi invece ad un pensare ( ed agire) multifattoriale. Quest’ultimo, nel reciproco ascoltarsi, accede ad una varietà di scelte, in termini di vantaggi / svantaggi, prontamente offrendosi al mutare della situazione.
Poiché il tutto avviene in un contesto fortemente emotivo e temporalmente rapido, il praticante ha da affidarsi a tutte le potenzialità del cervello:
il tronco encefalitico ( cervello rettile), cui spetta, tra l’altro, presiedere il livello generale di attenzione e notare le informazioni sensoriali in entrata;
il cervelletto, che sovraintende al movimento nello spazio;
il sistema limbico (cervello mammifero), che è coinvolto in tutte le emozioni primordiali, quali, per esempio, l’autodifesa, o, per dirla all’inglese: “feeding, fighting, fleeing and fucking” (mangiare, combattere, scappare e copulare) come ebbe a definirle lo psicologo statunitense Robert Ornstein.
Una pratica che, certamente, non si sviluppa ripetendo sequenze di movimenti da memorizzare o risposte univoche a domande “chiuse”, come avviene nelle “sezioni” così in auge presso diverse correnti di Wing Tsun / Wing Chun: “tu spingi così, io reagisco cosà”. (1)
Una pratica che, invece, si sviluppa attraverso l’attenzione a quel che faccio e come lo faccio; dove mi muovo e come valuto il mio ed altrui spazio vitale;  quali emozioni attraverso e come influenzano il mio agire; qual è la mia attitudine interna mentre cambio la mia forma / struttura corporea. Il tutto, in una frazione di secondo che … piovono cazzotti !!
La seconda è la distanza spaziale da prendere nel Chi Sao. Scritto così pare una sciocchezza, ma vedo spesso praticanti che duettano a braccia tese o praticanti che si allacciano rapidamente in un grappling forsennato.
La distanza equilibrata, in realtà, è figlia di criteri legati all’area emotiva ed alla capacità di non subire l’evento (reagisco), quanto  di interpretarlo per modificarlo (agisco). Questa capacità si realizza nel saper gestire ansia da prestazione, voglia di fuga o, al contrario, voglia di uno sfogo immediato, permettendo, invece,  di costruire uno spazio – tempo adeguato a capire cosa sta succedendo e ad intervenire.
Il conflitto presente in ogni relazione, dunque anche nel Chi Sao, che si svolge così …. a contatto !!, presenta sia aspetti evidenti, presenti in superficie, sia aspetti  sotterranei, profondi, interni …
L’incapacità di mettersi ad una distanza adeguata al conflitto Chi Sao, ostacola l’accesso a questa  parte nascosta, sotterranea, per cui risulta ben arduo non sbattercisi contro.
Che si tratti di braccia iper tese o di braccia che subito si avvinghiano,  esse mostrano l’incapacità di saper stare nel conflitto, volendosene estraniare che sia tenendosene alla larga o che sia  volendolo risolvere in fretta. 
by darkuitar 3000
La tentata soluzione ad ogni costo, che sia reagendo all’azione altrui o prendendo “di petto” la prima soluzione che si vede, non solo depotenzia gli aspetti formativi del Chi Sao: coniugare le reciproche risorse e scarsità per costruire possibili soluzioni, ovvero la spinta al dialogo, alla cooperazione, ma pure quelli immediatamente più palpabili “ne prendo meno di quelle che ti do”.  Perché solo se so quello che faccio e come lo faccio, sarò regista del film che è lo scontro fisico. Altrimenti agirò alla cieca, sperando nel “colpo della domenica” (2), sperando che nel caos della zuffa, i miei cazzotti centrino l’altro prima che lui centri me.
Allora, buon scambio, buona relazione Chi Sao a tutti !!

“… solo chi sa combattere può non combattere e chi non sa
combattere può solo farsela addosso (…) Le masse irresponsabili sono
invitate a “non uccidere” perché il potere abbia vita facile (…)  ma
nella realtà bisogna saper uccidere per cercare di non uccidere
più. Si, nel Judo io insegno a combattere e simbolicamente ad
uccidere, ma intanto insegno anche un principio morale”
(C. Barioli)

1.     La domanda chiusa ( “Ci vediamo alle 15.00 o alle 17.00 ?”)  richiede in linea di massima un sì o un no, essa  non dà molta libertà di scelta e quindi offre  poche opportunità di intervento.
La domanda aperta (“Quando ci vediamo ?”), invece, permette al praticante non solo di rispondere in base ai propri tempi quanto di lasciar emergere una vasto arco di azioni / emozioni. Questo, a livello strettamente combattivo, consente di vagliare e scegliere tra strategie e tattiche, di volta in volta, le più appropriate. Inoltre ( ed è quello che più mi interessa in ambito di formazione al confliggere quotidiano)  “… prendiamo coscienza delle emozioni attraverso il corpo, perché è attraverso le sensazioni del corpo che le registriamo e le rievochiamo. Ne consegue che, parallela a una semiotica del corpo rivolta verso l’esterno, c’è una semiotica rivolta verso l’interno che struttura l’Immagine di sé” (S. Guerra Lisi & G. Stefani: Il corpo matrice di segni”)
2.     Si intende per “colpo della domenica”, il gesto che arriva allo scopo del tutto casualmente, privo di consapevolezza o strategia. Certo … fa comunque male e, a volte, è risolutivo !!




2 commenti:

  1. quando iniziai col Wing Chun era proprio questo porsi dentro il conflitto,corpo ed emozioni danzanti nel Chi Sao che mi attraeva e mi faceva desistere. Quanto è difficile stare nel fuoco emotivo di uno scontro?ancora oggi sento e vivo ciò di cui parli, la voglia di fuggire, di entrare a tutti i costi, dell'ego che a volte prevale (che fai entri?) e porta a reagire ( e non agire).
    Prendiamo coscenza delle emozioni attraverso il corpo, ma le emozioni non sono in formato standard e ogni volta sono diverse,e così il corpo,pur essendo sempre quello, si muove di conseguenza.
    Non solo nello scontro fisico (che è anche emotivo) ma pure nell'affrontare le relazioni, da un incontro sul treno o sul bus, a un colloquio di lavoro (io lo affrontavo emotivamente come il Chi Sao).
    Ma in una società dove siamo spronati a vincere ad ogni costo, quanto è difficile accettare l'altro (quindi morire come direbbe B.Lee)? quanto siamo consapevoli(e li accettiamo) i nostri limiti, fisico emotivi?
    Io in primis mi metto in discussione,quanto è difficile danzare assieme a qualcuno?Eppure spesso seguiamo il metodo migliore per raggiungere l'infelicità, ossia metterci nella posizione di "io ho ragione,ed è come dico io" (Watzlasky. Illusione up!!
    io ho un pensiero,lo metto in discussione, mi metto in discussione quindi ed entro nel conflitto. Scopro che il mio pensiero è una cagata immane che ci sono altri punti di vista e altre verità.Il pensiero si trasforma e di conseguenza anche io.Ma questo pensiero non è mai una certezza assoluta e può sempre essere rimesso in discussione quindi? quindi la vita è un Chi Sao?
    a prescindere che ci si metta in gioco o meno...

    "siamo scultori di noi stessi, una scultura dinamica, impermanente..sbozzi da un lato e dall'altro ricresce del nuovo (o del vecchio che viene fuori?) per quanto ci modelliamo e plasmiamo tendiamo sempre al caos, e per fortuna,perchè siamo vivi" - Gio

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  2. Il Chi Sao è: ascolto intimo con me stessa e con chi "scambio il mio con-tatto".

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