“Polemòs
pater omnia”
(Eraclito)
Un praticare intessuto di segreti, porte nascoste alla
luce ottusa, ai piedi ed alle mani della moltitudine vociante che si accalca
nel gran circo del Wing Chun / Wing Tsun.
Sotterranei e cunicoli per attraversare di soppiatto le piazze del mercato,
dove venditori di ogni tipo reclamizzano a gran voce la loro merce. Un mercato
sgargiante di omaccioni corpulenti quanto di rachitici figurini, sgargiante di
gesti macchinosi e pressioni grossolane, sgargiante di furti meschini ad altre
Arti, altri sport per tenere loro testa o di improvvisazioni per stare alla
moda che chiede ninnoli e giochi per tutte le età, sgargiante di spalle
contratte e volti truci. Altresì povero di valore guerriero.
Segreti sporchi, nel loro volere la distruzione,
l’annientamento del nemico. “Chiodo fisso” di sgretolamento, di prevaricazione.
“Cuneo” armato di ferocia animalesca che si fa acqua densa e impetuosa.
Gomiti a cui si chiede la sensibilità e l’intelligenza
che, nel quotidiano, sono invero le mani a gestire, a cui si chiede il taglio
lacerante e l’affondo dilaniante che invero sono propri del coltello. Corpo,
stato fisicoemotivo, che imprigiona l’avversario, tenendolo a disposizione,
costringendolo sottomesso.
E sono colpi e squilibri, sono pura devastazione, sono
spostamenti rapidi e invisibili, fumo leggero contro cui nessun osso o muscolo,
nessun vento, potrà mai nulla, se non andare a morire. Pretesa machista contro
arte della guerra.
Pratica dura, sofferta, perché tinge di un nero cupo e
mortifero ogni colore dentro, perché sbocca di viola carico di pulsioni
profonde, perché dialoga col rosso del sangue.
Pratica di formazione al confliggere, al relazionarsi,
quando la ragnatela di sporchi piccoli segreti mostra la tana della verità, la
trama delle collusioni e delle diaspore. Mostra l’arte del combattere, ghigno
di sangue in movimento, come metafora e metonimia dell’arte del relazionarsi,
del negoziare.
Sporchi piccoli segreti, ogni giorno più “segreti” per
chi ami e condivida il Wing Chun Boxing.
Agli altri, ai mercanti della piazza, quelli della piazza “virtuale” come della
piazza “palestra”, la soddisfazione del loro ego ingrossato.
(J.R.R.
Tolkien)
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