martedì 31 marzo 2015

Delirio Gender


“L’antitesi Oriente-Occidente non ha più alcun senso, ma senso ha invece e soltanto la nuova antitesi fra coloro che in ogni terra tornano a riconoscere il diritto di una superiore visione spirituale come principio di civiltà e coloro che tutt’ora appartengono al mondo crepuscolare, decomposto, barbarico, disanimato dell’“età oscura”
(J. Evola)

 Non dovrà più essere considerato “normale” riprodurre le immagini preconfezionate e stereotipate dei ruoli tra donne e uomini. E questo è un cambiamento che investe soprattutto l’identità maschile: gli stereotipi di genere sono una ‘gabbia’ per gli uomini, per la loro capacità di leggere i propri desideri e aspirazioni e perché li rende incapaci di rispettare e accettare la libertà femminile”, queste le testuali parole con cui l’onorevole Valeria Fedeli presenta sul suo sito  il DDL 168,di cui è prima firmataria, teso a qualificare l’educazione di genere come insegnamento di Stato.

Ma cosa è, per la signora e chi la sostiene, l’educazione di genere ?
La teoria del gender, distinguendo il genere dal sesso, afferma  che il sesso sia interamente “natura” e il genere interamente “cultura”.
Questo di contro a chi, esistendo il genere femminile e quello maschile, sostiene che questi in primis sono determinati soprattutto da una componente biologica che, in gran parte, definisce le condotte, i comportamenti, l’approccio alla realtà e la visione che si ha del mondo. Le differenze tra uomo e donna non sono originate da fattori culturali, ma anzi spesso sono le convenzioni a essere direttamente determinate dalle necessità dell’ambiente. E “queste necessità si manifestano in modo diverso nei due sessi”  (E. Marino)
A ribaltare  quest’ordine immanente è proprio la teoria del gender, che va di pari passo all’ambizione di affrancarsi da qualsiasi tipo di limite e di predeterminazione in nome dell’individualistica pretesa di libera disposizione di sé, ovunque e comunque.
La Fedeli, e tutta la corrente di pensiero “politically correct” che imperversa sui media, sui social network e nei salotti “buoni”, inneggia ad un anti-naturalismo per cui non esiste una natura umana e questa non gioca nessun ruolo nella costruzione dell’identità sessuale, pervasi  dall’idea di stampo illuminista secondo cui l’umanità sarà tanto più sviluppata e civile quanto più sarà in grado di affrancarsi dal contesto biologico e naturale.
Questo processo si attua mediante una retorica sui “diritti”, con cui si afferma che la “decostruzione” dei ruoli sociali che attribuiamo a ciascuno dei sessi è fondamentale  per edificare una società di uguaglianza reale.

La differenza di genere è vissuta come una gerarchia imposta, l’uguaglianza vuole arrivare all’indifferenziazione e creare un mondo in cui l’eterosessualità non sia più normale.

La nuova normativa introdotta con il DDL168  decide che l’istruzione in materia di famiglia e sessualità sia data in appalto a enti  extrascolastici i quali  intervengono sulle scelte inerenti materiali didattici, corsi di formazione per docenti, alunni e genitori, modifiche dei programmi scolastici stessi  e organizzazione di conferenze ad hoc.
by ptunink
Questo tipo di insegnamento, dunque,  si fonda sulla distinzione tra sesso e genere: il sesso è visto  solo come un corredo genetico, un semplice insieme  di tratti biologici che nutrono la distinzione maschio/femmina, il genere è invece quell’insieme di fattori culturali e convenzionali che strutturano il bagaglio biologico, dando origine alla diversità dei ruoli e degli status dell’uomo e della donna. Insomma, per costoro, se il genere è un costrutto socioculturale, sono fattori non biologici a condizionare il nostro crescere come uomini e donne e a incasellarci in determinati ruoli (di genere) ritenuti consoni all’essere femminile e maschile.
Perciò se si è maschi, ciò non significa  che sia naturale e dovuto comportarsi da uomini. Viene detto, di conseguenza, “stereotipo di genere” il semplice fatto che un bambino giochi con dei soldatini piuttosto che con delle bambole o che una donna porti una gonna piuttosto che dei pantaloni.
Ovviamente, la Fedeli e tutti queste pecorelle del gregge,  non ha mai sentito parlare dell’esperimento, condotto in un kibbuz israeliano in anni non sospetti, in cui bambini e bambine vennero allevati / educati dalla comunità senza distinzione alcuna né nei ruoli, né nei giochi. Furono spontaneamente gli stessi bimbi, nel corso della fanciullezza, a prendere orientamenti diversi, atteggiamenti diversi e giochi diversi: Natura docet !!
Secondo i sostenitori della supremazia del gender, l’identità di genere si forma lungo la fanciullezza, grazie a fattori socio-culturali quali la famiglia e la scuola, ed è perciò proprio in quell’arco di tempo che occorre intervenire per superare i ruoli e gli stereotipi.
Un simile approccio, si badi bene va oltre il riconoscimento della parità dei sessi, ma interviene a manipolare  le identità dell’uomo e della donna. Poi, fino a che punto è legittimo non dare dei riferimenti a un bambino? E soprattutto, eliminare ( sempre che sia possibile !!) le differenze in nome di un ibrido modello unisex, valido per entrambi i sessi, non sfocia in un “cul de sac” in cui  nessuno dei due sessi troverà  un compimento naturale?

Particolarmente idiote mi suonano poi le parole  con cui la Fedeli bolla il maschile.
Avete presente quell’orchestra monocorde che, da un decennio circa, suona la stessa melodia della supremazia della donna in ogni campo del fare e del sapere umano ? Quella  che passa attraverso convegni scientifici (!?) quanto reiterate gags da avanspettacolo, dichiarazioni di uomini pubblici quanto inchieste sui giornali “rosa”? Del tipo “Se la politica fosse in mano alle donne sì che andremmo meglio”, ed io penso a Margaret Tachter, Condoleeza Rice, Sarah Palin, o, in casa nostra, a Irene Pivetti, Maristella Gelmini, Alessandra Mussolini, Marianna Madia, Mara Carfagna, Elsa Fornero, Renata Polverini, Rosa Russo Iervolino, Dorina Bianchi, Maruska Piredda, Marylin Fusco, Eleonora Cimbro, Michela Vittoria Brambilla, Sandra Lonardo. Devo continuare ?

by eugene - kukulka
No, signora Fedeli, noi  maschi non abbiamo bisogno di un “aiutino” per essere migliori e per “rispettare e accettare la libertà femminile”.
Ci basta lottare contro le idee su sessualità e genere e la prepotenza subdola di gente come lei. Contro  la cacciata dell’uomo dal suo habitat culturale maschile di riferimento: “sobrietà, ricerca del senso, addestramento delle proprie forze, rapporto con la natura incontaminata, elevazione verso l’alto” (C. Risè)
Quell’habitat che proprio grazie a lei, rampante moglie del potente senatore Passoni, vero ?, e a chi come lei vive ed esercita il potere godendo di una società di consumismo sfrenato ed irresponsabilità dilagante foraggiati economicamente e intellettualmente da potentati finanziari di ogni sordida risma, è oggi ridotto una sorta di discarica di oggetti artificiali. Un habitat divenuto becero culto dell’immagine, sciocca piazza virtuale per amicizie e valori di cartapesta, scarti d’idee mal consumate atte all’arricchimento di promotori d’interessi economici in combutta con la politica, amministrate da organizzazioni burocratiche e statali sempre più antidemocratiche e lontane, addirittura ostili, alla gente.
Anche contro di lei, onorevole (?!?) Fedeli, anche contro di lei, per ciò che lei rappresenta e per come lei offende i valori di coraggio, autodeterminazione e il senso profondo dell’identità maschile, la sua relazione con il femminile, il significato simbolico del sesso biologico, l’importanza della presenza paterna nell’educazione dei figli; il maschile come custode  e leale donatore del sapere naturale e della forza dell’istinto, mi onoro di battermi ogni giorno, in famiglia come al lavoro,

 “Il maschio selvatico è l’uomo che vuole essere se stesso, assumendosi ogni responsabilità derivante dal suo essere creatura, di genere maschile”.(C. Risè)

  


Nessun commento:

Posta un commento