Per me, praticare Arti Marziali è costruire un percorso di individui che si muovono dentro l'incertezza inebriante della conoscenza di sé e della conseguente possibilità di cambiare. Percorso dai tratti incoerenti, anche ribelli, ma certamente segnale della facoltà di incontrare vitalità ed erotismo: le caratteristiche di un uomo vivo.
È costruire un autentico senso di potere personale.
È investire nel
gusto sano del corpo.
Ogni corpo vivente, ogni modo di
stare in piedi e muoversi nello spazio, ogni prossemica e ogni stile di
relazione con l’altro, si formano e modellano nel tempo sotto l’egemonia di
specifici dettami culturali: praticare Arti Marziali è investire nel
cambiamento di sé e del rapportarsi all’altro. Là dove ci sono espressioni timide,
impacciate, autosvilenti quanto espressioni narcisiste e prepotenti, la pratica
delle Arti Marziali invita a interagire con gli altri ed i loro stili di
espressione costruendo nuove abilità motorie, nuove qualità espressive e nuove
ed equilibrate connessioni nei corpi quanto nel corpo gruppale, nel “corpo” del
gruppo.
Giochi di coppia quali push hands, chi sao, sujin te, richiedono che il praticante ascolti e sia consapevole di sé, di quel e come agisce, ma contemporaneamente di cosa e come agisce il compagno, unitamente all’intuire cosa il compagno abbia capito di lui. Così facendo scoprirà che solo la collaborazione, l’incontro delle reciproche scarsità e risorse, porterà soluzioni vantaggiose. E là dove questo sia realisticamente impossibile, saprà tranciare di netto, senza tentennamenti, annientando la fonte del problema.
Un approccio ludico profondo, di gioia
nel faticare, nell’incontrarsi e scontrarsi, è quanto io propongo nella pratica
delle Arti Marziali. Perché faticare sia una occasione di divertimento che
conduca al sapere di sé e degli altri, perché solo sorridendo si impara,
si impara veramente.
Credo sia chiaro, il gioco non esiste senza divertimento e senza il
piacere che porta con sé. Il gioco è il modo più avvincente per imparare,
purché siano giochi divertenti e sfidanti.
Già per Donald Winnicott, pediatra e psicoanalista, giocare
in maniera creativa permette al soggetto di esprimere l’intero potenziale della
propria personalità. Sono Carl Rogers (counselor e psicologo), David Ausubel
(psicologo) e Joseph D. Novak (biologo) a definire “apprendimento
significativo” il tipo di apprendimento più efficace e duraturo che le persone
possono sperimentare, ovvero quel processo attraverso il quale le nuove
informazioni entrano in relazione con dei concetti preesistenti nella struttura
cognitiva dell’individuo, la quale sceglie di avviare tale processo e
attribuire un significato. Giocare è il modo più semplice e al contempo più
profondo per farlo; giocare di corpo, con il corpo, è investire tutto di sé.
Allora, tu, mentre fatichi tra una schivata ed un pugno,
una leva articolare e una proiezione al suolo, giochi e ti diverti? Tu te la
godi nel praticare Arti Marziali?
Nessun commento:
Posta un commento