domenica 7 luglio 2024

Mondiali di Kendo


A Milano si tiene il

19° Campionato Mondiale 

di Kendo,

 ed eccomi spettatore interessato.

Il Kendo, cosa è?

E’ la tipica scherma giapponese in cui i contendenti si affrontano utilizzando un completo di protezioni ed una “spada”, lo shinai, fatta unendo tra di loro quattro di stecche di bambù. Bersagli consentiti: Men (il capo), Do (il tronco), Kote (i polsi), Nodo (la gola).

In Giappone la sua pratica è incoraggiata sin dalla tenera età tanto da essere diventata materia obbligatoria all’interno del sistema di istruzione scolastico

Il Kendo è uno sport?

Nato con finalità ben diverse, tra cui la fedeltà allo spirito samurai e la formazione ad alcuni valori tra i quali il saper affrontare coraggiosamente la morte e il coltivare lo spirito di sacrificio, con i decenni è diventato uno sport, tanto capace di diffondersi oltre la ristretta cerchia degli appassionati quanto perdendo molto (tutto?) della parte spirituale.

Ricordo, qui in Italia negli anni ‘80, le diatribe su queste diverse interpretazioni tra Mario Bottoni, fervente tradizionalista disposto a mantenere il Kendo in una nicchia con eventuali gare aperte solo ad un pubblico di praticanti ed arbitrate da Maestri di alto livello pur di non perderne i valori Tradizionali, ed i sostenitori di una versione sportiva, per ciò stessa capace di attirare attenzioni di pubblico e commerciali altrimenti negate. Vinsero i secondi, ovviamente.

Il praticante di Kendo sa usare il katana?

Quando, per esigenze belliche, in Giappone arruolarono nell’esercito i kendoka di ogni livello, si accorsero subito che non sapevano affatto “tagliare” (1). Sì perché il katana richiede il tagliare, non il colpire. Lo sa bene chi pratichi Tameshigiri, il taglio di stuoie o canne di bambù. Tagliare significa tranciare di netto, senza sbavature, il bersaglio che, nei casi migliori, addirittura resta un attimo immobile prima di cadere al suolo. Colpire significa spaccare in due il bersaglio lasciando margini scomposti e residui di materiale quando non trovarsi con la lama affondata nel bersaglio e lì bloccata senza che questi si divida in due.

Dunque, il kendoka, per saper davvero tagliare, dovrà affiancare alla pratica dello sport con lo shinai, una efficace ed efficiente pratica col katana e le Arti ad esso connesse. “Efficace ed efficiente” che per me è tale solo se completata dalla pratica del Tameshigiri, il che, almeno qui in Italia, non è affatto scontato. Anzi!! (2)

Ed eccoci ai Mondiali!!

Atmosfera elettrizzante, atleti di tutto il mondo, pubblico eccitato nel commentare i colpi dati e non dati.

Non è che il Kendo mi faccia … impazzire… Se la preparazione non è cambiata, la base dell’allenamento consta del colpire a vuoto ripetutamente e poi ancora ed ancora: Domina l’impostazione tipicamente meccanica che crede, con la ripetizione, di riuscire a rendere spontaneo il gesto. Poi i contendenti si muovono sempre in linea retta, avanti ed indietro: Banditi gli spostamenti diagonali, laterali, circolari. Infine, la limitazione dei bersagli consentiti impoverisce il bagaglio strategico e tecnico.

Eppure … resto affascinato dai combattimenti, dai Kiai delle contendenti (sono alla giornata dedicata agli individuali femminili), dalle movenze feline che cercano uno spiraglio per entrare nella guardia altrui. Nonostante sia stato ridotto a gioco sportivo, resta ancora valido l’imperativo di” colpire quando si è già entrati”, ovvero di lanciare lo shinai quando si sa, si sente, che il bersaglio è stato colpito e l’affondo resta una pura formalità.

Ci si muove dentro sakki, che è sentire la volontà di attacco rivolta contro se stessi, e hara – gei, intuirsi a vicenda. Questi formidabili principi, nella competizione sportiva vengono applicati premiando solo i colpi che arrivano precisi e potenti sul bersaglio, e lo fanno impegnando la parte terminale dello shinai, quella che in un katana sarebbe il tagliente più affilato che va dal kissaki (la punta) a circa una spanna lungo la lama.

Insomma, sarà ormai solo uno sport, un gioco, ma personalmente ne sento il fascino che sa di lontano ed antico, di duelli vita o morte. Encomiabile, poi, l’atteggiamento delle duellanti e dei loro coach: mai una voce o un gesto fuori posto, sempre rispettose dell’avversaria come delle decisioni arbitrali.

Mi vengono in mente le gare di Karate anni ’70. Sicuramente meno dinamiche e varie della versione sportiva del Karate (3) ma… quelle emozioni, quelle tensioni dei praticanti e tra il pubblico, quel senso di terribile ed irreparabile “qui ed ora”, risultano ormai perse, per non parlare del rispetto tra i combattenti e del silenzio glaciale del pubblico.

Ecco, io che, nel mio piccolo, sono passato attraverso la pratica e le gare di ambedue, riconosco che nella seconda c’è più libertà e divertimento, ci sono atleti preparati di fiato e fisico, ma nella prima si respirava davvero il clima samurai, l’esplodere improvviso di un atto che sarebbe stato letale, la paura di essere fortemente danneggiati, la tensione del coraggio e della paura.

Forse, una volta intrapresa la china dello sport, che porta lo sport inevitabilmente ad essere lo specchio fedele della società, il declino valoriale e di rispetto sono inevitabili. Guardate il tennis oggi, tra gesti plateali e volgari degli atleti, roboanti richieste di sostegno al pubblico e pubblico stesso vociante e maleducato.

Ecco, guarda un po', il Kendo sportivo è ancora un’isola felice di rispetto e marzialità, di cuore guerriero, o, almeno, io così ho vissuto questo bellissimo pomeriggio all’Unipol Forum di Assago, al 

19° Campionato mondiale di Kendo.

 

1. La lacuna nell’uso realistico del katana fu colmata attraverso gli insegnamenti della Scuola Toyama Ryu; in particolare furono scelte alcune essenziali sequenze di Tameshigiri per formare i praticanti al taglio efficace ed efficiente. Queste sequenze sono le stesse adottate nel nostro Kenshindo.

2. Come scritto più volte, personalmente sono distante anche dalla pratica “sportiva” del Tameshigiri, cioé dalle gare su chi lo taglia più grosso (sì, abbiamo pure questo!!), come dal taglio praticato su oggetti vari quali frutta e cartone. In questo sono e resto un tradizionalista.

3. https://youtu.be/gAYIaiM2xgs

https://youtu.be/e0Wn7T-TMCI

https://youtu.be/iy5IixR7X7c

 





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