giovedì 27 marzo 2025

Il fascino dell’invisibile






Da decenni msono fatto l’idea che quando è la tecnica, la ricerca tecnica, a prevalere, lì si infiacchisce fino a svanire ogni manifestazione artistica, financo ogni artigianato del vivere.

Fondare la pratica sulla ricerca tecnica, sulla perfezione tecnica, mi pare come scrivere parole sull’acqua.

Mi piace ricordare il motto di Herns Duplan: “Un minimo di struttura e molta sperimentazione”, dove struttura non è solo l’espressione tecnica, ma struttura è il sé corpo fisicoemotivo del praticante, non a caso Il minimo di struttura a cui Duplan si riferisce attiene alle leggi e ai nuclei fondamentali dell’esistenza umana (1).

Il movimento che si affida alla tecnica propaga in modo manifesto e sistematico una funzione di oggettivazione del corpo: Il corpo che si sforza di imparare il gesto tecnico, si pone nella condizione di  essere osservato, diretto, consapevolmente sorvegliato, dall’Io, qui inteso come razionalità pensante e giudicante.

Personalmente, da alcuni decenni, pratico e propongo allo Spirito Ribelle, un’attenzione maggiore, prioritaria, all’espressione degli impulsi interiori che precedono i movimenti del praticante, dando inizialmente un’attenzione relativa all’abilità necessaria per la gestualità nello spazio (2).

Per condurre davvero proficuamente l’allievo, occorre una didattica ed una pedagogia / andragogia apposita, adatta, fatta di domande che lo aiutino a guardare dentro di sé unitamente al “come” si sta muovendo.






A volte utilizzo quelli che sono veri e propri koan zen fisicoemotivi, altre a quelle che chiamo "informazione d'anticipo": "Al prossimo mio attacco, ti chiederò quale parte del movimento in cui intercetti e simultaneamente contrattacchi ti procura maggiore disagio". In questo modo, sto collegando la sensazione di fluidità nel movimento con l'efficienza biomeccanica, dal che consegue che qualsiasi inadeguatezza biomeccanica verrà sperimentata come una sensazione di disagio localizzata nel punto interessato dal movimento.

Altre volte ricorro alla saggezza guerriera di antichi testi cinesi e giapponesi, come “I 36 stratagemmi. L’arte cinese di vincere”, risalente all’epoca Ming (1368 – 1644) o “Il libro dei cinque anelli” attribuito allo spadaccino Myamoto Mysashi (1584 – 1645)

Lo faccio piegando le indicazioni strategiche e tattiche volte alla vittoria in uno scontro mortale per superare e vincere le eventuali difficoltà di apprendimento motorio, gestuale.

Ti pare impossibile?

  • EppureSolcare il mare all’insaputa del Cielo si presta benissimo a deviare quella eccessiva attenzione ad un gesto che ne può impedire l’apprendimento, smorzando l’ansia di prestazione, quello sforzarsi di fare che, ma guarda un po', cozza proprio con l’invito a Wu Wei, “non tirare troppo la corda”, “non sforzarsi” che regge il pensiero taoista: Accompagno l’allievo a prestare la massima attenzione ad aspetti secondari del movimento, fatti passare come fondamentali, mentre lo porto a fare del suo meglio ciò che davvero è fondamentale offrendolo come marginale.
  • EppureHeiho no michi daiku ni tatoetaru koto ( Paragonando Heiho alla Via del carpentiere) è un costante ammonimento perché io, in qualità di Sensei, offra ad ogni allievo la possibilità di imparare e impratichirsi di ogni movimento tenendo conto delle peculiarità motorie dell’allievo stesso: Le medesime catene cinetiche che portano a Gyakuzuki – Ushirogeri (controdiretto di braccia – calcio diretto all’indietro) e a Oshitaoshi (proiezione al suolo spingendo) saranno più facilmente capite da uno sperimentandole con le percussioni, da un altro con le proiezioni al suolo.

Ritengo che il privilegiare l’acquisizione tecnica porta il praticante a ridurre le variabili dei suoi movimenti, ad affidarsi a quelli che più si confanno alla sua abilità.



Privilegiare, invece, l’intelligenza motoria, quel processo noto come embodiment, ovvero un percorso di sperimentazione ed apprendimento in cui “la consapevolezza si radica profondamente nel corpo, fino a un livello cellulare e permea ciascun aspetto dell’essere: fisico, emozionale, mentale e spirituale” (B. Bainbridge Cohen ‘Sensazione, Emozione, Azione) spinge il praticante a non privilegiare la selezione e a rifiutare l’uso di ogni singola forma di movimento che sia per lui pura acrobazia, puro virtuosismo o chiusura nell’asfittico recinto della propria comfort zone (3). Nel tentativo di far fluire liberamente i suoi movimenti spontaneamente, chi patica con “Un minimo di struttura e molta sperimentazione” sarà spesso più irregolare e impulsivo del praticante “tecnico”.

In sintonia con la visione di diversi esperti del movimento che mi hanno preceduto in questa ricerca (4), mi permetto di affermare che questi due diversi approcci finalizzano in due modi diversi l’uso del movimento: Da un lato, alla rappresentazione dei tratti più esteriori, più imitativi della gestualità e dunque della vita stessa, dall’altro, al rispecchiamento dei processi nascosti nell’interiorità dell’essere umano. E questo sì che è davvero Neijia Kung Fu, lavoro interno. E questo sì che accompagna il praticante anche verso quelle qualità umane di conoscenza di sé, equilibrio, vitalità ed erotismo altrimenti inaccessibili.

 

 

1. Per saperne di più: E, Bellia ‘Danzare le origini’

2. Per saperne di più: R. Laban ‘L’arte del movimento’

3. La comfort zone è lo stato mentale della persona che opera con un livello di prestazioni costante e senza affrontare rischi. Quando andiamo oltre la zona di comfort, ci sentiamo vulnerabili e soggetti ad un alto grado di rischio, perché nella comfort zone siamo a nostro agio, siamo sicuri di noi, agiamo movimenti e gestualità a noi noti e dunque rassicuranti.

4. Come ripeto sovente, “Io sono un nano issatosi sulle spalle di giganti”. Probabilmente il mio pregio è non smettere mai di cercare, di sperimentare, accettando cadute ed avanzamenti, dedicando tanto alla pratica e ben poco all’accaparrarmi posti di rilievo in organizzazioni o al marketing. Così cresco, migliore ed offro questa mia crescita, queste mie scoperte ai praticanti che mi accompagnano. Con il rispetto sempre dovuto a chiunque mi abbia preceduto su questo cammino di ricerca e sperimentazione perché, ai suoi tempi, è stato “avanguardia” e come tale merita rispetto ed ammirazione.




domenica 23 marzo 2025

Come acqua


Sorta di danza flessibile e potente, fondata sul contatto fisicoemotivo,

che amalgama benessere e bellessere con il combattimento.




Come acqua… che, ovunque, tende ad assumere una forma sferica (1). Avvolge la terra tutta come corpo cosmico sferico e circonda ogni oggetto come un manto delicato. Precipita goccia oscillando intorno alla forma sferica; quando rugiada scompostasi in una notte trafitta di stelle, muta una semplice distesa di verde in un cielo stellato di brillanti minuscole sfere d’acqua.

Sono pratiche Tai Chi Chuan, Pa Kwa / Hakkeshou e Kenpo Taiki Ken, ad accentuare gravità, peso e flusso, tempo e spazio, consapevolezza interiore e senso cinestetico, avventurandosi nelle mille e mille possibilità del corpo e del teatro delle emozioni attraverso l’interazione istintuale e spontanea.

Come acqua … che tenderà sempre a formarsi intero organico congiungendo ciò che è separato e perfezionandosi in circolazioni. In ogni insieme circolatorio non esiste inizio e fine, tutto è combinato al suo interno e vive in relazione reciproca.

Sono pratiche Tai Chi Chuan, Pa Kwa / Hakkeshou e Kenpo Taiki Ken a condensarsi in cuore e respiro, adattabilità e collaborazione, con gestualità che agiscono Un minimo di struttura e molta sperimentazione”, per utilizzare un’espressione cara a Herns Duplan, il fondatore dell’Expression Primitive (2).



Come acqua …i cui movimenti ad onda mostrano la sua incredibilità sensibilità. A qualsivoglia stimolo, sia sasso nel torrente o soffio di vento sulla superficie del lago, l’acqua reagisce immediatamente con un movimento ritmico.

Sono pratiche Tai Chi Chuan, Pa Kwa / Hakkeshou e Kenpo Taiki Ken a fondere la flessibilità del corpo del praticante Spirito Ribelle con la consapevolezza del suo stato energetico di vitalità ed erotismo, agendo lo spazio, il ritmo e il nesso condiviso.

Sono pratiche preziose… come acqua.

“Le immagini dell'acqua sono sfuggenti

e scatenano emozioni lievi”

(G. Bachelard, in ‘Psicanalisi delle Acque’)

 





1. Per saperne di più: T. Schwenk ‘Il caos sensibile’.

2. Per saperne di più:

  • https://www.exprimereweb.it/2016/12/05/lexpression-primitive-mito-delle-origini-herns-duplan-fondatore/
  • V. Bellia ‘Danzare le origini’

 

 

 

 

 


 


 

 

giovedì 13 marzo 2025

“Su” che è l’attesa, il nutrimento ed il rapporto con il passaggio di grado

 Esagramma sopra Kkann, l’Abissale, Acqua, sotto Kkienn, il Creativo, Cielo.


LI King / I Ching, l’antico Libro dei Mutamenti,  in questo esagramma narra che tutti gli esseri necessitano di un nutrimento che viene dall’alto, ma il dono arriva solo in un certo momento ed allora tocca aspettare. Il segno si mostra come nuvole in cielo che portano la pioggia per rinfrescare ciò che di acqua abbisogna per crescere e per dare agli uomini cibo e bevande. Un aspettare necessario, fatto dentro di forza e davanti di pericolo.

Per Giovanni “Vanni” e Matteo, dopo oltre un anno di pratica, arriva la consegna di diploma di Quinto Kyu.

Perseveranza, entusiasmo e voglia di comprendere. Non è mai mancata la curiosità, le domande, durante il corso e prima e dopo, come nei piccoli momenti conviviali, gambe sotto un tavolo.




Giovani capaci nel loro vivere quotidiano e professionale. Giovani così diversi da quelli che si ubriacano di narcisismo, di like e cuoricini sui social, dove accampano pretese di dire sempre la loro e in modo sprezzante su qualsiasi cosa accada in prossimità o nel vasto mondo (1).

Gli stupidi sono sicurissimi e gli intelligenti pieni di dubbi” (B. Russell), espressione che io condivido appieno.

Ah, piccola digressione: Non credo sia altrettanto per i vari Maestri e Sifu che affollano il nostro piccolo mondo marziale. Propugnatori di verità assolute e certezze, non coltivano dubbi e dunque lungi da loro instillarne negli allievi. Posizione legittima, certo, non fosse altro perché in sintonia con questa società tracotante delle verità vere ed assolute, urlate ad alta voce.

Io però sto con lo scrittore Hans Magnus Enzesberger, secondo cui il monaco cistercense aveva trecento nozioni, sapeva collegarle tra di loro e dunque aveva cultura, mentre la parrucchiera di Hannover aveva tremila nozioni tra nomi di tinture e di cantanti, ma non aveva cultura.

Insomma, “Ogni alba ha i suoi dubbi” scriveva Alda Merini, e mi pare una buona compagnia.

Vanni e Matteo condividono il percorso Spirito Ribelle, quello intessuto di dubbi, di ricerche, di avanzamenti ed arretramenti. Condividono il lavoro sul corpo come Leib, corpo vissuto, abitato, dove l’intelligenza sensibile del corpo si misura con l’altro, dove dinamiche percettive e senso – motorie sono emozioni in azione.

Confido vivano ancora per tanto tempo il clima culturale, fisicoemotivo, dello Spirito Ribelle. Comunque andrà, un grazie di cuore per quanto ci stanno donando.

I shin den shin





1. “Sono una gran tifosa dei social come sfogatoio di disadattati che in loro assenza accoltellerebbero i parenti o i passanti, e invece possono cantargliele a gente che non hanno mai visto ma che, essendo appunto disadattati, percepiscono come parte delle loro vite”. Ed ancora  E’ la stessa generazione che pubblica i propri penzierini contro gli aerei privati sui social i cui server inquinano ben più degli aerei privati, e quando si sente sola parla con Chat Gpt, ogni risposta della quale consuma e inquina molto di più delle macchine diesel, con la differenza che quelle puoi discriminarle non facendole entrare in centro, ma ai ventenni mica puoi dare dei coppini ogni volta in cui chiedono a Chat Gpt come risolvere il fatto che la migliore amica non è empatica coi tuoi problemi di universitaria” (G. Soncini, dai suoi articoli in L’Inkiesta).

 

mercoledì 12 marzo 2025

Laban Movement Analysis

 


Quando danzo, come credo succeda a tutti, mi sento libero di corpo, libero di Leib: Corpo abitato, corpo vissuto. Io che vivo di emozioni e non mi trattengo nell’esplicitarle, danzando le esprimo di corpo tutto, non solo con le parole. Danzare consente di entrare in contatto con il mondo emozionale dell’altro e lo fa apertamente e profondamente.

 

Se, poi, il danzare scorre negli argini e nelle correnti di un metodo, quello creato da Rudolf Laban, che analizza il movimento umano dentro il contesto quotidiano definendo ciò che già è proprio nell’uomo: corpo, azioni, dinamica di un movimento, spazio utilizzato e creato dal movimento e relazioni che si vengono a creare con se stessi, con gli altri e con l’ambiente, il danzare diviene importante strumento di conoscenza e trasformazione del “come” agisco di corpo nello spazio e nell’interazione con l’altro da me.

 

(omissis)

Scegliere di entrare nella guardia dell’avversario (quella che Laban chiama chinesfera) secondo percorsi centrali, diagonali, periferici; amalgamare nella forma Tai Chi Chuan flusso libero e flusso controllato; Giocare di peso forte e peso leggero negli scontri corpo a corpo; meditare attraverso uno “stato calmo”, sono solo una minuscola parte del tesoro che il Laban Movement Analysis mette a disposizione di un praticante Arti Marziali che voglia migliorarsi e perfezionare la sua gestualità e la sua resa in termini di salute ed efficacia / efficienza.

 

 (omissis)

                                                           Vuoi saperne di più su questo metodo

                                                    particolarmente affascinante ed utile

                                                  ad ogni praticante di corpo e movimento,

                                                     ad ogni praticante di Arti Marziali?

A fine mese, torna sul mio blog e tieni d’occhio l’uscita di SHIRO Febbraio - Marzo, la rivista del clan Spirito Ribelle.

 

 

sabato 8 marzo 2025

Il mio pensiero di Marzo

 

Sono flussi diversi: esterocettivi, propriocettivi, vestibolari, visivi, uditivi, palatali, olfattivi, sessuali. Il loro amalgama consente una vita equilibrata e serena. (1)

Quali sono i modi per affinare gli stimoli particolarmente deputati al movimento?

E’ sufficiente cimentarsi in esercizi ginnici, sollevare pesi, fare cardio?

E’ sufficiente applicarsi nell’esecuzione di esercizi e tecniche di Arti Marziali, qualunque essi siano?

Quanto importante è, con il “cosa” fare, il “come”? Un come che comprenda il corpo fisicoemotivo (2).

Investiti come siamo da stimoli che attivano parti e funzioni evolutivamente più recenti del nostro cervello (le aree corticali), come possiamo non perdere, di più, riattivare quelle aree più antiche, quelle che sanno di gestione del movimento, dell’equilibrio?

Come farlo attivando la rete emozionale, perché nessuno di noi è un automa?

Il corpo di ogni individuo, a prescindere ed ancor prima che pratichi calistenia, ginnastica in acqua, yoga o qualsiasi sport, come pure Karate, Judo, Sambo, Kali, Tai Chi Chuan o qualsiasi arte marziale, è sempre il corpo vivente (Leib), la persona stessa. E’ dunque un corpo intersoggetivo, sempre in relazione con le diverse parti di sé che lo compongono come pure dell’ambiente in cui opera.

“Se passiamo un certo tempo all’interno di un determinato assetto motorio, questo determinerà le sfumature (o il tono di base!) del nostro sentire, pensare, interagire” Scrive Vincenzo Bellia, (psichiatra e psicoterapeuta, fondatore della DanzaMovimentoTerapia nella sua corrente Espressivo Relazionale che ho il piacere di praticare da un quinquennio circa) in ‘Dove danzavano gli sciamani.

Significa essere consapevoli che muoversi, agire di corpo nello spazio, modifica sempre pensieri ed emozioni, così come lo scorrere delle emozioni, le modulazioni dell’attività psichica, i diversi processi relazionali, si esprimono attraverso eventi psicomotori: aprirsi e chiudersi, tendere a ed allontanarsi da.

Da oltre un paio di decenni ho modificato la mia impostazione di corpo e movimento 

da quella delle origini, 

nel lontano 1976, prendendo la direzione succitata.

Così, coinvolgendo gli allievi che mi accompagnano, mi preme, in me ed in loro, stimolare l’impiego soggettivo fisicoemotivo degli stili motori abituali confrontandolo con nuove esplorazioni motorie. Questo percorso diviene così esperienza, perché uno corpo non “abitato” (Korper) e una pratica di movimento non interiorizzata non vanno oltre una dimensione meccanica della pratica motoria, che sia “calistenia, ginnastica in acqua, yoga o qualsiasi sport, come pure Karate, Judo, Sambo, Kali, Tai Chi Chuan o qualsiasi arte marziale” non fa alcuna differenza. Restano pratiche alienate per attori manichini.

Va beh, “la vera camera ha l’entrata occultata, l’altra (la prima) resta vuota per deludere coloro che la visitassero” (Alessandro Ceni). E tu, stai cercando la ‘vera camera’ o sei appisolato sulle secche dell’abitudinario?

 

1.         Per saperne di più: ‘Sensazione Emozione Azione’ e ‘Pattern neurocellulari di base’ di B. Bainbridge Cohen, fondatrice del metodo Body Mind Centering che io pratico da circa sei anni; ‘Ghepardi da salotto’ di D. Riva, laureto in Medicina e Chirurgia, specialista in Pediatria e Medicina dello Sport, esperto di propriocezione ed entropia del movimento.

2.         Per saperne di più: ‘ Il corpo matrice di segni’ di G. Stefani e S. Guerra Lisi, fondatrice, quest’ultima, del metodo della Globalità dei Linguaggi.

 

 

lunedì 3 marzo 2025

Pa Kwa / Hakkeshou. Primo vortice e animale Il Drago.

 


“Ogni anima è terra di draghi, 

ogni fiore trema alla loro ombra”

(C. Parisi)


Il primo vortice, a disegnare con una mano il numero otto perpendicolare al suolo e con l’altra una percossa. A volte l’avvitamento e la spirale si avviano dal dito mignolo, il cuore, altre dal dito pollice, il polmone.

L’otto è il numero fortunato cinese per eccellenza perché la sua pronuncia “Ba” (Pa) suona molto simile alla parola “fa” che significa “fare fortuna”.

Anche nella nostra cultura il numero otto ha un posto di rilievo. Nella lingua italiana è palindromo: Da qualunque parte si inizia a leggerlo, è sempre uguale. È il numero atomico dell’ossigeno, l’elemento che rende possibile la vita. Otto sono i pianeti del nostro sistema solare e otto sono le direzioni della Rosa dei Venti. il suo segno grafico, ruotato di 90 gradi, diventa il simbolo dell’infinito.

Ci sono otto trigrammi (Ba Gua / Pa Kwa), cioè combinazioni di gruppi di tre linee continue e spezzate, alla base dei 64 esagrammi utilizzati in Cina per la divinazione fin dai tempi più remoti e descritti nell’antico testo noto come Yijing (trascritto a volte I Ching / I King), il Libro dei Mutamenti.

Ad esso fa riferimento l’Arte della salute e del combattimento che va sotto il nome di Ba Gua o Pa Kwa in Cina (in Giappone è Hakkeshou).

Arte di eterno movimento e di traiettorie circolari, ellittiche, spiraleggianti. Una volta iniziata, ci si ferma solo quando si è finita la pratica, ovvero ogni cambio di direzione, ogni passaggio da un animale all’altro, non contempla MAI il fermarsi sul posto. Se ti fermi, interrompi il ciclo Pa Kwa, non stai praticando Pa Kwa!!

Questo vale sia per i movimenti a vuoto nello spazio che per i push hands, le combinazioni e i cambi di direzione come il passaggio da un animale all’altro, le “applicazioni” di base e il combattimento libero.





Il primo vortice 

si accompagna all’animale Drago del Pa Kwa

Il Drago è animale imprevedibile; salta, si torce e ondeggia. Il suo organo è l'intero centro dell'addome e gli organi associati. Il suo membro della famiglia è il figlio maggiore e il suo attributo è Tuono. Poiché rappresenta il "centro", il drago rappresenta anche l'intero corpo che unisce lo spirituale (shen) con la terra.

Tradizionalmente è il custode della Perla della Saggezza ed è di sostegno alle persone coraggiose, che hanno visione e desiderio di portare cambiamento nel mondo.

Zhen / Cenn, l’Eccitante che è mobile e tuono: Una linea Yang cresce sotto due linee Yin e si erge forte verso l’alto. Movimento così prepotente da suscitare terrore. E’ il tuono che erompe dalla terra sconvolgendo tutt’intorno.

Il Pa Kwa è un’Arte di combattimento potente e collaudata nel tempo, le cui origini si fanno risalire all’addestramento delle guardie imperiali della dinastia Ch'ing. Comprende percosse a mani nude, calci, leve articolari, proiezioni al suolo ed uso di diverse armi, corte e lunghe.

La formazione marziale, proprio perché incentrata sul movimento continuo, porta abilità nello scontro non solo contro un avversario ma contro più avversari che attaccano da tutte le otto direzioni che ti circondano.






Allo Spirito Ribelle, in abbinamento alla pratica circolare del “Drago” Pa Kwa, pratichiamo anche diversi movimenti di salute ed energia (Chi Kung / Qi Gong in cinese, Kiko in giapponese) a lui ispirati, come “Le spire del Drago” e “Il Drago sinuoso”.

Sono movimenti atti a conservare forza e vitalità, agiscono sulla colonna vertebrale, riuscendo a migliorare l’efficienza dei muscoli spinali (i rotatori, i flessori e gli estensori), e più nel profondo, del tessuto connettivo e delle trentatré vertebre spinali.

Quando sostenuti da un attento lavoro sulla “Respirazione Testicolare”, influenzano positivamente la salute sessuale sia negli uomini che nelle donne. I movimenti sinuosi favoriscono l’energia sessuale e la circolazione del sangue e dell’energia interna.

“Le scaglie del drago più non risplendono;

Le ali della fenice qui sono state tagliate.

Nel passato com'era tutto elegante;

In quest'epoca com'è tutto così tortuoso!”

(Jiang Ge)

 









lunedì 24 febbraio 2025

Arti Marziali, nel solco della Tradizione

Eccomi ad usare, liberamente manipolandola, una frase dello scrittore austriaco Franz Grillparzer: “Se il mio tempo mi vuole avversare, lo lascio fare tranquillamente. Io sono venuto da altri tempi, sono uomo del secolo scorso, della metà del secolo scorso, e, se mai ci sarà un futuro dopo la morte, in altri tempi spero di andare”.

Pratico Kenpo Taiki Ken (1) e il respiro si muove nitido dentro il petto. Riscoprire ciò che mi è noto, come se fosse una sorpresa. Lo spazio tra il piede che si solleva appena in Mokabu e il piede che tiene.


La danza libera, Tanshu, nel creare frasi di corpo, tra accenti e sospensioni; tempo, che è intuizione, dilatato o accelerato; flusso, che è sensazione, fluente o controllato (2)… così scivolano una dentro l’altra metafore dal sapore oscuro, a volte abbaglio improvviso sono gli occhi penetranti di un lupo grigio, furtivo, dentro uno spazio che vibra di vita.

Praticare Arti Marziali dove esse sono ridotte a disperati tentativi di copiare e ripetere, vantandosene, certezze e fondamenta il cui perdersi nella notte dei tempi (3) dovrebbe già essere sufficiente a non crederle tali ma solo approssimazioni. Oppure dove esse sono campo per un’accozzaglia di tecniche, più ce n’è più se ne mena vanto, fino a crearne una propria dando un nome, (ovviamente asiatico altrimenti non si buca il mercato), ad una approssimativa tarsia “marziale” inevitabilmente priva di alcun riscontro realmente “marziale”, cioé di combattimento che è “vita o morte” e, in genere, priva anche di un’andragogia e didattica che sia tanto sperimentata quanto originata e proposta da un autentico e qualificato professionista dell’insegnamento e dell’aiuto: un coach, un counselor, un pedagogista, ovvero uno specialista dei processi educativi e formativi. Dunque al passo con i tempi nostri che non sono la Cina dei boxer e degli imperatori né quella pre - maoista, il Giappone dei samurai e neppure quello dell’immediato post seconda guerra mondiale (4)

Per me non è così.

Per me è praticare Arti Marziali asiatiche nel solco della Tradizione, issandomi, io nano, sulle spalle dei giganti che mi hanno preceduto e ben consapevole di essere italiano del terzo millennio.

Perché questi sono anni in cui invece si basa e si vanta la propria competenza su diplomi e certificati, rilasciati al canto di tanti soldoni da Maestri asiatici (a volte anche italiani!!) che solo così ti concedono di essere loro eredi, oppure ci si pone come contemporanei senza antenati, piccandosi di proporre un nuovo senza precedenti, che scarta ogni antefatto.

Io, invece, sto in quel margine, nascosto e fragile, abitato da pochi, in cui coltivo quanto so del passato marziale asiatico, Bujutsu e Budo, integrandolo con quanto scopro del contemporaneo, del praticare di corpo e movimento che marziale non è ma il marziale bene corrobora e col marziale bene si integra.


Body Mind Centering. Seminario "Equilibrio sistema nervoso e fluidi"

 22.02. 2025 

Io, Sensei come “nato prima” e non Maestro “che possiede la maestria”, Sensei come colui che accompagna lungo il percorso, che lascia il segno, nel solco del detto “Quando l’allievo è pronto, il Maestro arriva”. Convinto che chi è autenticamente capace di accompagnarti lungo la Via “Budo” non ti cerca né ti vende un prodotto, ma sei tu a cercarlo, tu a scegliere di pagare la formazione che ti offre.

Io, noi Spirito Ribelle, abbracciamo la Tradizione e la concezione tradizionale della Storia come ripetizione e insieme progresso, sorta di spirale che nei suoi tornanti rincontra somiglianze, analogie con la curva precedente, rinnovandola ed ulteriormente arricchendola. Dunque siamo lontani da chi intende Tradizione e Storia come immutabile perché sempre si ripete uguale quanto da chi la intende una linea retta che procede sempre e solo avanti.

No, i cerchi, con la spirale, sì tornano ma muta il centro che origina nuovi circoli, che approfondisce il sapere pregresso perché questi sia sempre più profondo, Neijia, nel corpo fisicoemotivo, nel sé del praticante. Questo era il sapere taoista o, nel solco della cultura a noi più vicina, è l’interpretazione che Francesco De Sanctis, critico letterario, saggista e politico, dava del pensiero di Giambattista Vico.

Allora sfilo lungo la piccola stanza che ospita il mio danzare guerriero, simulando, per quanto ne sono capace, l’incontro con l’antico spirito guerriero, specie di culo nudo della vita sfiancato dai morsi della morte, in immaginari duelli che mi azzannano la gola e la paura affonda nel buio più nero giocando a rimpiattino con la gioia di me corpo vivo che ancora sa muoversi, e lo fa, tenta di farlo, sempre meglio, sempre meglio, sempre meglio. Cercatore di domande, coltivatore di dubbi.

 

“Non ci sono più maestri, né discepoli. Manca lo stupore e la voglia di imparare. Prevale l’opinione sulle domande da porre. Tutti hanno persuasioni da mettere in campo. Chi ascolta? Nessuno. Il sapere di non sapere sembra sparito dal mondo”

(R. Panikkar, filosofo, teologo, scrittore e guida spirituale)

 

1https://taikiken.org/

2. Effort- Qualità di Energia Tempo (Intuiting) : decisione, intuizione, timing

Dilatato

Dilatato normale: tranquillità, impegno prolungato, dare il tempo ad un evento di compiersi,

aspettare il momento migliore

Dilatato estremo: andatura da lumaca, pigrizia, esitazione, essere titubante

Accelerato

Accelerato normale: animato, vivace, eccitante, urgente, pronto a cogliere l'attimo

Accelerato estremo: precipitoso, tendente all'isteria

Effort- Qualità di Energia Flusso (Feeling): sensazione emotiva, relazioni personali

Libero

Libero normale: essere cedevole, fluente, appassionato, semplice

Libero estremo: sfogo incontrollato, abbandono totale

Contenuto

Contenuto normale: attento, cauto, controllato, moderato

Contenuto estremo: costretto, limitato, inibito, represso

(in: ‘Piccola formazione in Analisi del Movimento Laban – Bartenieff” dispensa a cura di M. Sapienza consegnataci durante i seminari di formazione)

3. Scrissi già in altri post precedenti:

  • dell’oggettiva impossibilità di avere documentazione certa su cosa e come si praticasse in terre lontane migliaia di chilometri e secoli or sono, quando nemmeno potevi contare su foto e video.
  • così come più volte scrissi, attingendo all’antropologia, che ogni modello è culturalmente circoscritto. Dunque ha senso solo all’interno delle condizioni antropologiche, culturali, sociologiche, ecc. in cui si è originato, in riferimento ai bisogni ed alle aspettative della comunità che lo ha costruito; riproporlo uguale, immodificato, sarebbe assurdo.

O, come scrive il Maestro Tokitsu, documentandolo accuratamente, “C’è uno scarto notevole tra una narrazione e la realtà” (Arti marziali: trappole e illusioni)

4. Ogni volta che affronto quest’argomento, il mio pensiero va alla pellicola “Un americano a Roma”, con Alberto Sordi. Andrebbe fatta vedere a tanti presunti e rigidi fedeli “marzialisti” d’oggi, in particolare questa scena: https://youtu.be/aaZZxHiidNk