mercoledì 11 luglio 2012

Il cuneo lungo / corto


by maxdesenhista

La forza nel gomito deve essere grande, allora non temerai alcun attacco
Jahng Dai Lick Yiu Hoang But Pa Yum Yan Goang


una breve clip dimostrativa del nostro Wing Chun Boxing.
In particolare, alcuni aspetti del cuneo (lungo e corto).

Come ogni Arte Marziale Tradizionale, ovvero votata all’efficacia ed efficienza in combattimento, il Wing Chun si ispira all’area istintiva ed istintuale, a ciò che immediatamente scatta in chi subisca un’aggressione. Per come intendiamo noi l’Arte ( e con tutto il rispetto,  ma anche i distinguo, da chi la interpreti diversamente) si tratta di lavorare sui sintomi del malessere e sulle tentate soluzioni ( lo spavento di fronte ad un aggressore ,l’alzare le spalle, il fermare il respiro, il distendere rigidamente gli arti superiori o il fletterli in una posizione fetale, ecc.)  per superarlo. Ovvero, lo scopo del praticare è consentire di riavere accesso alle proprie risorse inconsce. Questo presuppone che nell’inconscio degli individui esista la capacità di far fronte ai problemi che essi hanno e che il compito del ”conduttore”, attraverso la pratica marziale, sia riportare alla luce queste risorse.
Tutto ciò, come scritto da me più volte, in un’ottica in cui lo scontro fisicoemotivo sia solo un’area di formazione per imparare ad affrontare gli scontri / le conflittualità quotidiane nelle relazioni con i figli, con il / la partner, al lavoro, con gli amici e … con se stesso ! Dunque il “fare a pugni” come metafora e metonimia di quel che viviamo fuori dal Dojo.
Non credo assolutamente a questa isterica propaganda per cui ad ogni angolo ci sarebbe un bruto pronto ad assalirci. 
Non credo che le paure di ognuno si possano affrontare e risolvere “insegnando” a menare le mani.
Il praticare AM, per me, è terapia per affrontare  le proprie zone buie, le parti Ombra; per conoscere e gestire le pulsioni più profonde; per divenire adulto consapevole ed autodiretto in ogni ambito del proprio vivere, per scrollarsi di dosso copioni imposti, ruoli imposti.
Percorso arduo, doloroso, ma vero percorso guerriero ( colui che sa stare nei conflitti), di conoscenza.
Ad altri, il praticare AM o simili
-       come sfogatoio, dunque come fuga, come allontanamento da sé e da quel che di sé non si vuole ammettere o riconoscere: mi sfogo, tra sudate e cazzotti, poi … ritorno al mio spiacevole  e modesto ( altrimenti non avrei bisogno di sfogarmi), tran tran quotidiano.
-       come ginnastica, per farsi un fisico simil modello gay di Dolce & Gabbana ( lubrico estetico) o simil forzuto pompato ( una “corazza” che impressioni l’altro, scoraggiandolo dall’aggredirmi e, nel contempo, una “corazza” per coprire le mie debolezze ?)
-       come memorizzazione di tecniche e sequenze, per ciò stesso convinto di diventare saggi e semi invincibili.

Come ogni Arte Marziale Tradizionale, il Wing Chun ha influenzato ed è stato influenzato, da altre Arti votate al combattere: ogni individuo, giapponese, cinese, filippino, italiano, ha due gambe e due braccia !!
Dunque, personalmente credo che il cuneo, in tutti suoi aspetti, sia presente, variamente interpretato, in diverse Arti Marziali. Come già detto, prendete un praticante di kenjutsu, toglietegli il katana, e … avrete la stessa impostazione “classica” di braccia di un Wing Chun man.

In particolare, per quanto concerne il cuneo corto, parente stretto è il Silat. Secondo alcuni, anzi, fu il Silat, data l’anzianità a lui attribuita, ad avere per primo “codificato” il lavoro di “cuneo corto”.


Proprio perché il “cuneo corto” nasce da un gesto istintivo di protezione ( su cui intervenire perché si trasformi da reazione di paura / difesa in azione, ovvero porti il praticante da una situazione down ad una up), esso è variamente interpretato in molte pratiche contemporanee di difesa personale / scontro fisico.

Urban combatives, la creatura di Lee Morrison. Morrison è stato praticante di diverse Arti, compreso arti del sud est dell’Asia e deve molto del suo background a Geoff Thompson, un esperto di scontri da strada ( ex buttafuori di locali notturni, nonché, 6° dan di Karate)

Boxe de rue, la creatura di Robert Paturel. Questi è un ex praticante di Savate ( 103 combattimenti all’attivo), la boxe diffusasi tra i porti ed i quartieri malfamati della Francia, agli inizi dell’800, lì importata da marinai che avevano conosciuto le Arti Marziali d’Oriente.

Keysi, la creatura di Justo Dieguez  ed Andy Norman. Entrambi allievi del mitico Dan Inosanto ( già allievo di Bruce Lee, esperto di diverse arti del sud est asiatico e, tra queste ,proprio il silat), ed istruttori da lui certificati, hanno dato vita a questa espressione di combattimento da strada.

Ah, ovviamente, esso è presente in diverse espressioni del Wing Chun e delle su evoluzioni.
Per es. qui, dove assume i connotati di un tan sao alto


by Misa - Chan
Questa, che potete vedere cliccando sul “televisore”, è la nostra interpretazione by Wing Chun, l’antica arte di combattimento che, fonti autorevoli, dicono sia nata all’interno del tempio di Shaolin. Da lì, prendendo strade e forme diverse per tutto il mondo.




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