martedì 24 luglio 2012

Cena Sociale 2012




“Tu vedi un blocco, pensa all’immagine: l’immagine è dentro. Basta solo spogliarla”
(M. Buonarroti)


La vita di ogni individuo è scandita, sin dall’infanzia, da una serie di scelte . Scelte volontarie o no, autodecise o subite.  Scegliere, nel contempo, significa necessariamente rinunciare. Rinunciare a qualcosa d’altro o, nel caso di scelte “non scelte”, ovvero imposte da altri, rinunciare a confliggere per opporsi alle scelte “imposte”.
Scegliere è anche, nel momento della scelta, ricomporre le diverse parti che concorrono a  formare l’individuo per prendere una decisione condivisa da tutte queste “micro” parti o, in alternativa, accettare che una parte si assuma la responsabilità della decisione, consapevole che le altre “micro” parti, prima o poi, avranno da ridire su quella scelta.
Sappiamo poi che non solo siamo una miscela  di elementi disparati, ma tutti gli altri individui, nel rapportarsi a noi, proiettano su di noi una serie di immagini, ci vedono e ci sentono in modi diversi da quelli che siamo e che contrastano con noi e tra loro.
Quindi, diventa fondamentale per l’individuo il “qui ed ora”: l’attenzione vigile verso quel che fa e come lo fa.
La consapevolezza di ciò che accade intorno a noi prevede necessariamente un buon grado di consapevolezza di noi stessi, soprattutto nel saper riconoscere rapidamente quando e come le nostre emozioni e i nostri desideri compongano  le nostre facoltà percettive. Da Freud alle attuali ricerche in ambito neuroscientifico, ormai è consolidata l’importanza del registro emozionale ,dell’inconscio, nel nostro scegliere ed agire.
Da ciò discende, per un individuo che voglia dirsi adulto autodiretto, non solo sapere quel che non fa facendo una cosa e non l’altra, ma anche agire, in quel che fa,  con un’attenzione ed una partecipazione convinta e non per abitudine. Ovvero porsi sempre delle domande.

Come già scritto più volte, le quattro domande fondanti un qualsiasi agire consapevole e autodiretto, sono:
“Cosa sto facendo ? “
 “Cosa provo nel fare ?”
“Cosa sto  evitando?”
“Cosa mi aspetto da quel che sto facendo?”

Tutto questo, sempre più spesso, non da solo ma in un gruppo; gruppo che … si è liberamente scelto oppure no !!.
Per quanto concerne la nostra Scuola, il nostro praticare “formazione marziale”, voglio pensarla così: “Ci sono cinque qualità fondamentali che fanno grande una squadra: comunicazione, fiducia, responsabilità collettiva, attenzione e orgoglio. Mi piace pensare ad ognuna di esse come ad un singolo dito di un pugno. Ognuno singolarmente è importante. Ma tutti insieme sono imbattibili”. (A. Krzyewski: “Le stategie di coach K.”)

Questo, una volta lasciata passare l’onda forte delle mozioni, del cuore pulsante e dei sorrisi larghi, dello star bene e del condividere tra amici e ricercatori di sé, è quanto ho pensato dopo la nostra cena sociale.


“Per poter essere un vincente, devi trovare il modo di riuscire a fare le cose e non una scusa per non farle. La gente che campa di scuse ha sempre cose in sospeso che non possono essere terminate”. (A. Krzyewski: “Le strategie di coach K.”)

















2 commenti:

  1. In quella foto, ti leggo sorridente, dolcemente indifesa ed un "tocco" maliziosa. Una gran bella Gilda.
    Tiziano

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