lunedì 2 luglio 2012

Piccolo cuore


“L’uomo antico parlava ad un universo che gli rispondeva. La scienza pretende oggi che l’universo sia vuoto e muto”
(Hubert Reeves, direttore delle ricerche al CNRS e all’Istituto di Astrofisica)

Nella vetrina, spiccava. Forte, bello. A Tratti, inquietante.
Lupo, mio figlio, col naso incollato al vetro, gesticolava, mi diceva che sì, era proprio quello il negozio, ed intanto indicava un enorme T rex. Dietro di lui, si stagliava una mantide religiosa bellissima ,affascinante.
Ma io avevo occhi solo per lui: quel bellissimo pitone dagli occhi verdi.
Giorni dopo, nella pausa pranzo di un convegno, sono tornato al negozio e l’ho acquistato.
Il pitone arrotolato nel sacchetto, Monica che non mostrava di gradirlo un gran che, complice anche la mia capacità di sporcami quando mangio il gelato, anche se poi un sorriso le è apparso sulle labbra.
Sì, a volte ( spesso ?) sono proprio un bambino. Forse un idiota, con i miei sessant’anni, la macchia di gelato ad insozzare una maglietta rock – fantasy ( toh, pure lì, ritratti dei serpenti ad incorniciare un ambiguo volto di donna) certamente adatta per un teen ager ma fuori luogo su un panzutello sessantenne. Un idiota che, per casa e non solo, “stona” vecchi pezzi rock, si incanta ad ammirare le rotondità femminili che la calda stagione offre generosamente, ricalca e reitera lallazioni ed ecolalie incurante dello sguardo dei passanti, tiene sul comodino un brutale coltello “fighter”, si emoziona, fino alle lacrime, per una luna rossastra che buca la notte come per un cartone animato nei momenti più epici. Un idiota sessantenne bambino, che si compera un pitone in lattice.
Sarà così, ma che soddisfazione portare “Piccolo Cuore” ( il nome glielo dato così, all’improvviso) in Dojo. Nel luogo del mio percorso, del mio cercare ed offrire la mia ricerca a tutti quelli che, per un anno o per decenni, vogliono condividerla.
L’Arte dell’essere presente “qui ed ora”, unica in grado di espandere la sensibilità cinestetica perché senta e registri come il corpo agisce e si muove.
L’Arte della sorpresa e dell’imprevedibilità, che richiede l’allontanamento paradossale dalla comprensione. Ciò che io capisco mi conduce inevitabilmente ad una successiva comprensione, ad un futuro immaginato prevedibile; invece, per come io intendo l'Arte Marziale, essa accetta volentieri la conduzione senza comprensione razionale: la pratica del paradosso, del koan zen fisicoemotivo, del “prestige”.
L’Arte del chiedersi sempre chi sono, cosa faccio e come mi relazione con gli altri.
L’arte sinuosa, forte, evocatrice di archetipi oscuri, tutta “reni”, del colore nero e dell’emozione della paura, del richiamo alle origini dell’uomo, allo stadio di rettile, evocatrice della  profondità, del male oscuro, di ciò che è torbido, del mistero e della notte: come un serpente, appunto.
Ed è con gioia che lascio a Lupo e ad Angelica la scelta di dove e come posizionare “Piccolo cuore” in Dojo. Ora è là, a strisciare e mostrarsi sulle scale rosse della pedana.
Benvenuto tra noi, animale potente.


Ormai siamo anziani, è un dato di fatto.

Nonostante ci ostiniamo a indossare felpe consunte al posto di folgoranti golfini col collo a V sopra improbabili camice a righe, ci sono diversi, inconfutabili segni che ci ricordano con solenne severità che ormai siamo entrati a far parte degli anziani.

Alcuni di questi segni, sono:

• Sempre più spesso, dopo abbuffate clamorose, degne d’un condannato a morte, passiamo sudate e insonni nottate a ruttare contro la Regina Coeli, che non ha saputo trattenerci dall’indugiare nei piaceri della gola.
• A primavera, le prime canottiere e le prime minigonne ci provocano più o meno gli stessi effetti delle abbuffate di cui sopra.
• La musica ad alto volume ci dà fastidio, soprattutto se musica del cazzo… non come quella che sentivamo noi, ai nostri tempi. Col risultato che ascoltiamo da anni sempre gli stessi gruppi, a rotazione.
• Non siamo su Facebook. E non per snobismo, ma semplicemente perché non ce ne importa una sega e, cosa non secondaria, non ci capiamo un cazzo. Lo stesso dicasi per I-Phone e derivati.
• Siamo diventati insofferenti e intransigenti. Se una cosa non ci piace, deve andare in culo. Abbiamo concesso abbastanza tempo, energie ed attenzione a minchiate inutili. Ora che il tempo, le energie e l’attenzione cominciano a scarseggiare, pretendiamo di sfruttarle al meglio.
• Siamo cinicamente disillusi. Questo non vuol dire che non crediamo più a niente, vuol dire che mal sopportiamo tante di quelle cose che solo qualche anno fa, al contrario, apprezzavamo.
( da “donzauker.it" )

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