mercoledì 6 luglio 2016

Di corpo in corpo


“… la sfera cognitiva si sviluppa per astrazione dal sensomotorio ed è illusorio pretendere di sviluppare le capacità mentali senza ancorarle solidamente al vissuto corporeo”
(V. Bellia)

 

Ho già più volte scritto criticando e sbugiardando apertamente l’impostazione ginnica, sportiva, che intende il corpo come una “macchina”; impostazione priva di ogni conoscenza e consapevolezza che, invece, il gesto, l’agire, investono identità e area fisicoemotiva di ciascuno.
Dunque, di questi “parvenu” che imperversano anche nel mondo delle Arti Marziali e dintorni, non intendo più occuparmi.
Qui voglio occuparmi di noi, del nostro fare ed agire corpo, scrivendo alcune righe su come noi intendiamo il corpo stesso.

by SparklingSlushie
Il primo elemento che incontriamo, che è “noi” nel contatto con noi stessi come con gli altri è la pelle.
Elemento fondamentale perché … senza il “confine” pelle non avremmo forma, la quale lascia la propria traccia quale elemento distintivo di confine di sé. Essa è il rapporto immediato tra il nostro dentro e ciò che vi è fuori. Ci basti riflettere sul fatto che tutti i vissuti dall’origine lo sono sulla pelle, che tutto accoglie senza cancellare, infatti la pelle in primis, noi ancora nel ventre materno, era un insieme intersensoriale con pori che si impregnavano di rumori chimico-emozionali e vibrazioni sonore: “memorie autoplastiche” secondo il pensiero della Globalità dei Linguaggi, vera e propria immersione sonoro vibrazionale che è stata il nostro primo sistema di comunicazione.
La pelle, proprio perché organo più ampio del corpo umano, entra in contatto ricevendo ed emanando sensazioni, dialogando tra accettazione e repulsione, così in essa si sedimentano tutte le emos-azioni vissute sin dalla vita intrauterina e per tutto il corso della nostra vita, in una danza senza sosta in cui ogni aderenza suscita memorie sinestetiche e sistemi simbolici.
Nella pratica marziale, fare i conti con la pelle è gradino fondante di ogni progresso, così come la capacità di stare nel contatto di pelle, che è contatto di emozioni, con l’altro.

Sotto la pelle, tra gli altri, troviamo il sistema muscolare, quello che alcuni (V. Bellia) chiamano  l’io posso”. Ovvero ciò che sostiene il manifestarsi, il protendersi verso o contro qualcuno o qualcosa.
Qui, la nostra pratica, si affida alla muscolatura profonda, in particolare alle concatenazioni mio-fasciali
(Struyf, Mezìeres e Busquet), le quali connettono l’intero organismo.
Chi ne sa di più, ha poi strutturato una rete in cui precise tipologie trovano corrispondenza nell’edificarsi di un certo tono posturale e dunque sono manifestazioni della nostra storia personale, oltreché essere collegate a fondamentali schemi di movimento che sono anche modalità di presenza. Questo, fino a costruire un rapporto diretto tra le principali cinque catene e la teoria cinese dei cinque elementi: Ma tale livello di sapere e pratica è troppo avanti per le mie di conoscenze !!
Noi ci accontentiamo di lavorare a partire dalla muscolatura profonda, ossia centrale al corpo umano, considerando quella superficiale il momento finale di ogni azione. Ovvero, non ci importa, anzi, consideriamo controproducente, la sola attenzione al fare del braccio quanto l’ispessimento dei muscoli flessori ed estensori del braccio, perché sollevare quel braccio comprende cercare dei punti di ancoraggio nel corpo, stabilizzare il torace e il bacino, prendere forza dal pavimento, come efficacemente ha mostrato il Maestro Aleksandar Trickovic ad uno dei suoi seminari Tai Chi Chuan. O, per dirla con il neurofisiologo Charles Scott Sherrington, quella “melodia cinetica” che affonda su una specifica e costante disposizione tonica, che del gesto è la tessitura di fondo, perché ogni azione si regge sulla postura.
D’altronde, già cinquant’anni fa Moshe Feldenrkrais scriveva “Più un muscolo è vicino al centro, più grande è la massa spostata dalla sua azione” (“Judo per cinture nere”, introduzione).
Dunque massima attenzione e “formazione” al “motore” centrale, anche se non visibile, piuttosto che dedicarsi all’ipertrofia così ambita ed amata dai nostrani espositori di carne !! (*)

Prima di affrontare la postura, due cenni al sistema articolare, a quello organico ed alle ossa.

Le articolazioni (nel corpo umano se ne contano circa 360) sono il legame tra le parti, l’inclusione di una parte in un insieme armonico. Nel loro insieme, il compito delle articolazioni è di tenere uniti i vari segmenti ossei, in modo tale che lo scheletro possa espletare la sua funzione di sostegno, mobilità e protezione.

Il sistema organico ha un rapporto funzionale prima di tutto con i bisogni di base - nutrirsi, evacuare, recuperare - e subito dopo con qualità come la passionalità, la consapevolezza dell’immediatezza, la sensualità in senso lato, la rotondità, il volume, l'energia. Con esso siamo presenti all’apparato energetico, non governabile anche se passibile di “formazione” (e non di ”allenamento” !!), fondamenta della vita emozionale. Dunque, un sistema essenziale, fondante la vitalità di ogni agire, figuriamo una pratica di lotta e scontro !!

Le ossa, sono ciò che è solido, su cui ci si può sostenere, che indica le direzioni al corpo, ovvero la sua spazializzazione, poi sono anche conduttori di vibrazioni, quindi “il supporto di una sensazione unificata di sé” (“Se la cura è una danza” di V. Bellia).
L’intelaiatura ossea è quella che consente l’incontro con il carapace muscolare. Particolarmente utile, per gestire il muoversi nello spazio, mi fu l’immagine suggerita dal Maestro Tokitsu, di “vedersi” scheletro agire.
by D-k-S

Sintetizzando al massimo, possiamo scrivere che postura è la posizione del corpo e delle sue parti in rapporto alla gravità e all’ambiente.
La postura è un concetto dinamico che si esplica sui tre assi dello spazio nei passaggi dalle varie stazioni: in piedi, seduta e distesa.
Varie sono le qualità che contribuiscono a formare una postura efficiente e funzionale: neurofisiologici, biomeccanici, psicologici, emotivi e relazionali.  L’atteggiamento posturale che una persona prende non è un fatto semplicemente meccanico, ma è anche un significante espressivo delle sue motivazioni e del suo modo di porsi di fronte agli altri e nell’ambiente.
Le relazioni tra personalità e postura chiedono quindi un approccio globale, in grado di amalgamare la componente biomeccanica con quella neuromotoria e psicomotoria.

Semplificando, possiamo elencare tre fattori interdipendenti che condizionano la postura:

 -  quello neuromuscolare: la struttura genetica, l’uso del corpo nella vita quotidiana e nell’attività professionale, l’efficienza muscolo-scheletrica, l’equilibrio;

-  quello emotivo: il grado di soddisfazione / insoddisfazione della propria vita personale;

-  quello biochimico e viscerale.

E qui, con la postura, si riapre un mondo, non fosse altro perché, come scritto più volte,

ogni individuo agisce secondo l’immagine che ha di sé.

Immagine corporea, ovvero contorni, rapporti spaziali tra gli arti, senso cinestetico, ma anche immagine che comprenda sentimenti e pensieri.
Un insieme indivisibile che conferma la necessità di una “formazione” complessa e complessiva. Non a caso, piccolo esempio nostrano, noi non insegniamo un movimento (una tecnica), ovvero a sostituire un’azione con un’altra, quanto miriamo a suscitare nel praticante (metodo maieutico) un efficace ed efficiente modo d’agire, cioè “operiamo sulla dinamica e sul processo dell’attività in generale” (“L’espressione corporea” M. Feldenkrais).

 

“Abbiamo bisogno di pensare con sensazioni nei nostri muscoli”
(Albert Einstein)

 
(*) Nooo, la “tartaruga”, gli addominali scolpiti noooooooooooo. Per chi volesse leggere di un approccio diverso, ancorché ancora soft, in un testo di facile lettura: “Addominali. Fermiamo il massacro” di B. de Gasquet, medico-chirurgo e insegnante di yoga.
Chi, invece, magari più che incuriosito da questa mia ormai quasi ventennale battaglia contro la superficialità ginnica, volesse leggere qualcosa di più “profondo”, può orientarsi sui datati ma sempre ottimi
Pensare col corpo” di Tolja e Speciani (ne è recentemente uscita una nuova edizione, arricchita ed ampliata)
Anatomia esperienziale” di A. Olsen
Il manuale del mezierista” vol. 1 e 2 di G.D. Struyf
O applicandosi alla lettura dei volumi di Moshe Feldenkrais.
Meglio ancora … praticare, cimentandosi col metodo Feldenkrais, la Danza Sensibile ecc ecc





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