lunedì 24 ottobre 2016

Bishamonten. Ottobre 2016


“In un momento storico in cui il linguaggio verbale è tutto convenzionale e sterilizzato (tecnicizzato) il linguaggio del comportamento (fisico e mimico) assume una decisiva importanza.”
(PP. Pasolini)

 

I piedi scuotono il pavimento, saldamente ancorati a terra. Gli arti inferiori, nell’esplorare lo spazio tutt’intorno, scoprono nuovi modi di radicarsi al suolo. Tocca al bacino, percorso da potenti fremiti interni, condurre e contenere il torace che, simile a gigantesca onda selvaggia, esplode nella frustata sinuosa della colonna vertebrale. Filogenesi e ontogenesi, dalla sirena, dai primi animali acquatici ai primi anfibi, agli incerti quadrupedi, poi, la stazione eretta.
Sono braccia e mani, ali di un enorme rapace, ad aprirsi tutt’intorno per poi rinchiudersi rapide.

Esperienze di Danza Sensibile, Danzaterapia, Expression Primitive, Tai Chi Chuan e Kenpo Taiki Ken mischiate, armonizzate e offerte ai partecipanti lungo le tre ore del nostro percorso.
Ognuno attraversato dal battito del cuore, il respiro che scava in gola, le pulsioni profonde che salgono ad affacciarsi alla mente razionale, come a chiedere, a pretendere ascolto, udienza, fino ad impossessarsi, per un fulminante attimo o per un tempo lungo interminabili secondi, di te che danzi e che lotti.

Il pomeriggio, pomeriggio di Bishamonten, oggi ha portato con sé un racconto di incontro e di lotta che parla di te. Di te che sai, passo dopo passo in una vita che si snoda come un romanzo che non ha numeri di pagine né capitoli a darne se non il senso almeno il riposo, la pausa, come partire per un lungo viaggio. Quel viaggio di tutti i giorni in cui la voglia di non tornare più dà la mano alla nostalgia del ritorno.

E sono pesi, corpi, abbandonati al suolo raccolti da mani altre. Sono pesi, corpi, affidati consapevolmente a mani altre.
Dimensione emozionale intrecciata ad un contatto fisico che sa di accoglienza ed estraneità, dominio e sottomissione, erotismo ed anaffettività.
Pesi corporei che si incontrano fino a sovrapporsi, a sostenersi l’uno con l’altro, tesi verso la stazione eretta.
E’ il peso a dare il parametro della dimensione energetica che fa viva la forma posturale, in un percorso che nello spazio della verticalizzazione impersona simbolicamente il tempo evolutivo.

Allora scopriamo dentro, nel corpo che è respiro e contatto, la verità del rilassamento; il rilassamento autentico, condizione essenziale per praticare Tai Chi Chuan.

Sale, si espande la spirale. Forse, sinuosa e vigorosa.
 La vulnerabilità si fa energia dirompente, masse muscolari nascoste, profonde, in combutta con articolazioni precise e dinamiche, formano cerchi sempre più piccoli, fino a nasconderli in una scia densa e leggera insieme: “l’autentico, meraviglioso mistero del Taiji” scriveva Chen Pinsan, maestro dell’arte, vissuto a cavallo tra il 1800 e il 1900.
La catena miofasciale profonda frontale sta a supportare postura e movimento. Semplice ancorché non facile ma, davvero, è tutto qui. Sta a noi scoprirne nessi e congiunzioni.
Lavorare sulla massa, richiede il minimo sforzo e la minima usura rispetto al lavoro sull'accelerazione, e in più, il lavoro sulla massa non diminuisce col passare degli anni...Poi, questo non vuol dire che non si possa accelerare...”, scriveva il Maestro Daniele Zanni.

Il gesto, l’agire, si fa vieppiù rapido, brutale.
Il contatto assume le dinamiche di uno scontro vero e proprio.

L’uso della forza è una forma mascherata di resistenza, derivante dalla paura di un attacco del nemico”, sono le parole di uno dei padri dello I Chuan, quello che in Giappone divenne il Kenpo Taiki Ken.
Allora spazio a quella chi io chiamo la “forza assente”: “Assente” non perché non ci sia, ma perché essa non si mostra, non si manifesta attraverso muscoli ipertrofici, non si allena attraverso ginnastica e pesi.
Specie di magia, essa richiede ascolto e audacia, anche autentico candore e un profondo lavoro su se stessi. Come un mistero, essa è un orizzonte infinito, non è negazione del razionale, ma spazio immenso.
O, più prosaicamente, è ascoltare ciò che si sente nel proprio fisico per imparare ad andare "oltre", sorta di connessione profonda, di accordo tra la qualità del movimento e il partecipare e risuonare delle articolazioni e delle membra – anche quelle apparentemente più lontane e “assenti” dal cuore dell’azione.
E’ la crescente capacità di interpretare le differenze anche minime tra una modalità ed un’altra, la loro economicità, semplicità, armonia, reversibilità piuttosto che sforzo, difficoltà, disequilibrio, non reversibilità, a segnare il progredire dell’individuo nell’apprendimento di un nuovo modo di agire.

Allora l’occupazione dello spazio e l’esplodere delle percosse acquista una vigoria ed una penetrazione inaudita.
La danza selvaggia del nostro Kenpo Taiki Ken è caccia spietata che non dà alcuna tregua all’avversario.

Non importa il movimento giusto, semmai esistesse il movimento giusto, ci interessa il movimento migliore, quello che tende sempre a … migliorarsi e dunque è sfida al gigante del limite, è ricerca eretica che non avrà mai fine.

Come è il nostro praticare, sempre e dovunque, anche in questo primo degli incontri Bishamonten, dove il sapere antico del Tai Chi Chuan e del Chi Kung si fonda con le contemporanee pratiche motorie di fini ricercatori come Claude Coldy e Vincenzo Bellia, dove il sapere taoista incontra l’asciutto sapere gestaltico; dove tutto si trasforma, con semplicità e naturalezza, nel combattere.

 
“Se è certamente vero che la preparazione culturale resta importante, così come la continua curiosità di ricercare, informarsi e studiare è altresì necessario agire su di sé, essere autocritici, evitare l’autoreferenzialità. Essere duri verso se stessi, implacabili ed inumani. Mettere ordine e gerarchia all’interno di se stessi. Ognuno di noi deve essere lo “stato ideale” che rappresenta un microcosmo ferreo e ordinato, il tempio dove celebrare principi tremendi, inumani e metastorici. Al contrario della continua indulgenza verso di sé, della pigrizia e della sterile polemica è la lotta senza quartiere alle proprie debolezze, lo spirito “agonale” necessario alla preparazione di un uomo adatto ai tempi attuali, dove la brutalità è sempre più forte e davanti alla quale non è possibile opporre gessetti, forum o pornodipendenza: nei prossimi decenni assisteremo ad una degenerazione sempre più tragica alla quale è necessario opporre personalità più risolute e meno schiave delle comodità e del lassismo”
(Alberto Anselmo)

 



Il prossimo appuntamento
Bishamonten
Sabato 14 Gennaio 2017







 

     

 

Nessun commento:

Posta un commento